Sasha continuò a fissare la macabra festa con tensione crescente. Il suo sguardo si era fissato ad osservare uno dei corpi appesi, che le sembrava familiare. Un lieve tocco sulla spalla la fece sobbalzare. Era Giovanni.
G: Allora? Come vi sembra?
S: Beh..... è senza dubbio singolare. Posso sapere come mai hai realizzato questa opera così......particolare?
Sasha faceva fatica a parlare, ma non voleva essere scortese.
L: Ho deciso di trasformare il giardino sul retro in una location per feste private. Non avete idea delle richieste, ho già una lista d'attesa di tre mesi!
Loredana sembrava al settimo cielo, ma Sasha non si capacitava del fatto che qualcuno volesse trascorrere più di pochi secondi in quel posto. Notò che c'erano anche dei tavolini deliziosamente scolpiti in osso e delle posate del medesimo materiale.
L: Non trovate che sia stupendo? Cosa c'è di meglio di sorseggiare un Bloody Mary interamente immersi nell'arte? Oh, ovviamente non è finito. Mancano ancora gli acquari, i camerieri e bisogna pensare alla musica, alle luci....
Loredana aveva cominciato a viaggiare con la mente, come spesso le capitava. Fu Giovanni a riscuoterla gentilmente, dandole un'affettuosa carezza sulla spalla.
G: Tutto questo è stupendo, mon amour, ma forse ora dovresti andare a prepararti. Non penso che tu voglia venire a pranzo vestita così.
Loredana indossava dei vecchi pantaloni, un grembiule da macellaio ed una cuffietta. Sorrise imbarazzata.
L: Hai ragione, cherry.
Disse, schioccando un bacio sulla bocca del marito, per poi entrare in casa dalla porta sul retro.
A: Però, un bel lavoretto.....
Commentò Andrew guardandosi intorno.
G: Già. Quando Loredana fa qualcosa se non ci mette il 300 per cento non è contenta.
Disse fieramente Giovanni.
S: Allora..... voi non avete mai visto mio fratello, vero?
Domandò Sasha. Era imbarazzata nel cominciare quel discorso.
G: No, non ho mai avuto il piacere.
S: Beh, dovete sapere che lui è molto .......conservatore......quindi.....se magari....potreste....
G: Evitare di dire al tuo fratellino che babbo natale non esiste?
Disse Giovanni, ironicamente.
S: Ecco, questi sono proprio i discorsi che ti pregherei di evitare.
Rispose Sasha, stizzita.
S: Ti prego, fallo per me.
G: Lo sai come la penso, ma va bene. Basta che non si metta a chiedermi di branzini moltiplicati e tutto andrà liscio come l'olio. Anzi, come la mirra.
Sasha si mise una mano davanti agli occhi. Perchè doveva sempre finire così? Già quando Andrew aveva detto di essere induista a Yuri era quasi finita a pugni, quindi non osava immaginare cosa sarebbe potuto succedere se Giovanni fosse partito con uno dei suoi sermoni su come Lucifero fosse in realtà un simbolo positivo e su come il Dio della bibbia fosse un pazzo geloso e possessivo. Andarono davanti alla casa ad aspettare Loredana. Giovanni aveva già il suo stupendo completo sotto il grembiule. La donna uscì dopo nemmeno 20 minuti, fasciata in un delizioso prendisole bianco e con in testa un cappello a tesa larga del medesimo colore. Presero la macchina di Andrew: una toyota ibrida nuova di pacca. La casa del fratello distava circa 40 minuti di macchina, ma la zona era molto simile.
Bussarono e Yuri venne alla porta.
Y: Oh, ben venuti. Accomodatevi preg....
Yuri smise di parlare tutto d'un tratto e
Sasha sentì una strana sensazione, come se dietro di lei ci fosse una bestia feroce pronta a balzare sulla preda. Si girò e vide Giovanni, sorridente, che fissava suo fratello negli occhi. Per un attimo le sembrò di intravedere delle zanne nella bocca dell'amico e di sentire un basso ringhio provenire dalla sua gola.
G: Molto piacere, io sono Giovanni Orth, ma penso che tu abbia già sentito parlare di me.
Disse tendendo la mano verso Yuri, che si riscosse e strinse la mano dell'alto omone.
Y: M...molto piacere.
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La vita dopo il processo: Il mostro che amo
ParanormalSono passati tre mesi dall'assoluzione di Giovanni Orth. lui e sua moglie, Loredana, si sono trasferiti vicino a Sasha ed Andrew. Dopo la litigata Sasha e Giovanni si sono rappacificati e la vita sembra un sogno pacifico e spensierato. Ma quanto san...