Capitolo 26

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Jack sentiva nella propria testa i pensieri di quei tre umani dal primo istante che avevano messo piede in casa e doveva trattenersi dal rispondere come sempre amava fare.
Il fratello pensava a quanto fosse bella Camila.
Il padre stava analizzando tutti i suoi parenti, cercando di indovinare il legame di parentela.
La madre sperava che la torta che aveva comprato al supermercato fosse buona, lamentandosi del fatto che si era dimenticata di prepararla con le sue mani perché era andata a correre.
Ah, gli umani.
Almeno sapeva che nessuno di loro aveva sospetti o aveva notato qualcosa di strano.
Vide il padre sporgersi verso di lui, probabilmente dubbioso su qualche suo parente.
"E vostro padre?"
Paulo ha detto che ha i suoi genitori...
Jack pensó ad una scusa e gli fu abbastanza facile trovarla, si fece triste, anche se ormai non gli faceva più male, quella perdita, ma doveva fingere.
"Vede... Nostro padre é morto qualche anno fa, ma é stato un duro colpo per Paulo e fa ancora fatica ad accettare la realtà.. Non ama parlarne", gli sussurrò, mentendo, rigirandosi fra le mani lo stecchino su cui, fino a poco prima, era stata infilata l'oliva.
Provó a leggere i suoi pensieri, ma non sentiva nulla.
Poteva un umano smettere di pensare?
Di certo poteva smettere di parlare, e lo guardò mentre lo osservava in silenzio con un espressione impassibile, forse cercando le parole con cui esprimere il suo dispiacere.
Finalmente gli tornò la parola.
"Non posso capire.. Ma deve essere stato orribile..", Jack annuì solamente.

"Quando siamo arrivati ho sentito dei cavalli nitrire, o sbaglio?", chiese mia madre rivolgendosi alle tre donne davanti a noi.
La madre di Paulo, Camila e una donna apparentemente sulla mezz'etá.
Nessuna di loro aveva rughe, e sembravano donne di quasi 30 anni anche se qui si poteva arrivare fino agli antichi egizi, se si sommavano gli anni, fra tutti questi vampiri intorno a noi.
"Non sbaglia, abbiamo un maneggio. Quella che la gestisce sono io e la cara Camila é una dei miei cavalieri migliori. É davvero in gamba!", rispose la donna, posando una mano sulla spalla della mia amica, che sorrise.
"Wow, anche Isabel andava a cavallo.. Purtroppo interruppe quando cadde in gara.. Non potete immaginare che paura mi fece", disse lei, ed ero pronta a sentire mia madre che raccontava la mia caduta dal suo punto di vista.
Io mi ricordavo quello che sapevo perché avevo visto dei video, avevo battuto la testa sul terreno, e il mio corpo si era piegato innaturalmente su se stesso.
Ogni volta che mi vedevo in quel modo, sdraiata per terra come un cadavere, un brivido mi percorreva la schiena.
Paulo non commentò e mi stupii: doveva essere sicuramente immerso dei suoi pensieri.
"Deve essere stata davvero una brutta caduta", esclamò quella, guardando prima me e poi mia madre con una faccia stupita e risentita.
Confermai annuendo e sentii che Paulo mi lasciava un bacio dietro il mio orecchio.
Che gli prendeva?
"Posso sentirla?", io annuii, tornando a guardare Paulo, l'unica persona che mi interessava davvero, lì dentro.
Lasciai che a raccontarla fosse mia madre, tanto io la sapevo a memoria.

"Isabel praticava salto a ostacoli e stava gareggiando a Palermo, qui a Buenos Aires. Aveva ancora 15 anni, e la gara stava andando più che bene. Al penultimo ostacolo, il cavallo scivolò, e lei volò via. Il casco le si slacció.. Era difettoso.. e batté forte la testa per terra. Restó lì, sdraiata per terra, mentre il suo cavallo si alzava. Lui stava bene, ma lei no. La portammo in ospedale che non aveva ancora ripreso i sensi..decisero di ricoverarla, perché non migliorava. Alla fine rimase due settimane lì. Aveva subito un trauma cranico abbastanza grave..e oltre a quello si era rotta un braccio. Lo superò piano piano, ma di montare di nuovo a cavallo non se ne parlò più", dopo quel racconto, mi guardarono tutte con una nota di compassione nello sguardo, forse realmente dispiaciute per quello che mi era successo.
"Però", partì Camila, alzando un po' troppo la voce.
"Siccome sono un amica fantastica... L'ho convinta a salire di nuovo su un cavallo. Abbiamo fatto solo un giro nel paddock, ma é già tanto", mia madre la guardò grata e un po' stupita, forse dal fatto che una ragazza che avevo conosciuto da poco era stata capace di farmi tornare su un cavallo.
Mia madre mi guardò, forse chiedendo com'era stato.
"É stato stupendo... Mi é mancato.. Infondo", dissi, mentre Paulo, al mio fianco, continuava a giocherellare con le dita della mia mano.
Non faceva altro che toccarmi in un modo o nell'altro.
"Noi ci saremmo.. Se tu volessi ricominciare", esclamò la prozia, accertandosi di prendere subito un'altra quota ed un altro cavaliere per sé, ovviamente.
Non sapevo se ricominciare, ma era anche vero che non c'era il pericolo di farmi male.
"Ci penserò", le dissi.
"Potresti venire a vedermi in gara... Venerdì, sabato e domenica ho le gare proprio a Buenos Aires", disse Camila, indicandomi per poi mangiare una fetta di prosciutto.
Le sorrisi, aveva avuto una buona idea.
Verso metà cena servirono la carne, cotta al sangue, ovviamente, e mentre cercavo di tagliarla con il coltello decisamente troppo poco affilato, successe un classico della storia vampiresca: mi ferii un dito e il sangue iniziò a sgorgare dal polpastrello ferito.
Detestavo essere così imbranata.
Paulo al mio fianco scattò sull'attenti, guardando il mio dito e si coprì immediatamente la bocca.
Guardai Camila terrorizzata, cercando aiuto, ma anche lei era nella stessa situazione di Paulo.
La madre del mio vampiro si alzó, più tranquilla.
"Vieni, cara, ti aiuto a medicarti", mi alzai rapidamente, uscendo fuori altrettanto velocemente, portandomi il dito alla bocca in un disperato tentativo di non far sentire l'odore e far smettere di sanguinare il taglietto che mi ero fatta con quel fottutissimo coltello.
"Dovevi tagliare la carne, non te stessa. Vieni", Jack, uscendo dalla stanza, mi afferrò per un braccio strattonandomi, decisamente arrabbiato e mi trascinò su per le scale fino al bagno principale, nonostante sapessi perfettamente dove si trovasse, e mi lasciò solo quando fummo dentro.
La donna, Diana, tirò fuori da un mobile il cotone e il disinfettante, porgendomi poi un pezzetto bagnato con cui tamponare la ferita.
Osservai Jack, che appoggiato al lavandino, respirava profondamente. I suoi occhi erano chiusi al contrario della bocca che era socchiusa.
Ero sicura che stesse cercando di calmare il suo istinto.
Non commentò i miei pensieri, forse non stava ad ascoltarli.
Buttai via il cotone e Diana mi porse un cerotto che misi sul mio povero dito.
Il timore che di là fosse scoppiato un massacro mi prese lo stomaco, e guardai Diana terrorizzata.
Lei era calma e il suo volto non si era trasformato.
"Non ti preoccupare, siamo quasi tutti oltre i mille anni, abbiamo imparato a controllarci, ma per i più giovani come Jack, Paulo, Camila, Markus.. per loro é più difficile e impiegano un po' di tempo", la donna davanti a me aveva più di mille anni, eppure ne dimostrava poco più di 30.
Mi sarebbe piaciuto ascoltare quello che la donna aveva da raccontare della sua vita, e sicuramente gliel'avrei chiesto.
"Quando vuoi", disse lei.
"Ora hai scoperto da chi ho preso il potere di leggere nella mente", disse Jack, ripretosi.
"Ora dobbiamo tornare in sala", concluse, uscendo dal bagno.
Lo seguii, e appena rimettemmo piede nella sala vidi che era tutto ok, e non era scoppiato il delirio.
Tornai seduta accanto a Paulo, anche lui calmo.
"Sono davvero orgoglioso di te, se volevi seminare il panico ci sei riuscita", commentó al mio orecchio, divertito.

Il venerdì, dopo i corsi, raggiunsi Camila al centro dove si sarebbe disputato il concorso.
Con me c'era Markus, e andammo a sistemarci in tribuna, mentre aspettavamo Camila.
"Che bei ricordi", dissi guardandomi intorno, ricordando bellissimi momenti.
Non era quello il posto in cui avevo rischiato le penne e questo andava più che bene.
Markus mi sorrise, i suoi capelli ricci erano mossi leggermente dal vento e gli finivano sulla fronte.
"Camila ha vinto parecchi concorsi qui.. É una delle migliori, per me, e questo sport le piace davvero tanto. Chissà, forse potrebbe fare di questo un lavoro. É sicuramente il suo sogno" Disse, spostando lo sguardo sul campo dove stavano già saltando.

Dopo dieci minuti annunciarono Camila, che entró nel campo in sella ad un cavallo stupendo di tanti colori:bianco, nero, grigio.
Non capii nulla di quello che disse lo speaker, mi limitai ad osservare Camila che, dopo aver fatto il saluto, partì.

Saltò tutti gli ostacoli alla perfezione, ed osservarla era una gioia per gli occhi.
Alimentó ancora di più i miei dubbi.
Paulo mi aveva dato carta bianca, quindi stava a me decidere, anche se forse i miei genitori avrebbero dovuto sborsare un po' di soldoni.

Buongiorno carissimi, come state?
Fra un po' si torna a scuola.. Chi viene a gettarsi da un ponte assieme a me?
Vi aspetto 😒

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