Amaterasu.

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Yoongi, incontrarti è stato
come fiorire di nuovo.

La prima volta che lo incontrai fu durante una giornata di Primavera.
Era solo l'inizio di questa dolce stagione; e stava nevicando come se un domani non eistesse nemmeno. Una dolce, mozzafiato, giornata di Aprile; con i suoi ciliegi rosa zucchero filato ricoperti di bianca neve e le mani rosse per via del freddo.
Un capolavoro che ti lasciava col fiato corto, i polmoni a fuoco come la gola e la bocca secca.
Il suo nome si contocerva in una maniera estremamente strana sulla mia linugua, e lasciava un sapore dolce come il miele. Un sapore tutto suo, che mi faceva rabbrividire più del freddo.
Dolce Amore Primavirile, come lo chiamavo, era di una bellezza unica. Capelli di uno strano colore, il quale era verde menta, labbra color ciliegia che se le bacio sanno di vaniglia e menta, pelle bianca come la neve di Aprile.
Era soffice e dolce, cosi tanto da farmi fremere.
Ero alla stazione, aspettando il mio treno per andare a lavoro perché la mia macchina era dal meccanico, mentre tremavo visibilmente. Avevo le mani nelle tasche del mio cappotto nero e lungo, pieno di oggetti inutili come il mio cellulare e cartacce di caramelle o scontrini che mi ero dimenticato di buttare; e non avevo nemmeno la mia sciarpa con me.
Mi maledii sottovoce, e in seguito mi guardai in giro, i miei occhi vagarono per l'intera stazione ma non incontrai lo sguardo di nessuno. Non c'era anima viva.
"Sono le dannatissime sei del mattino, e fa freddo. Cosa mi aspettavo?" pensai, ma mi rimangiai tutto appena notai una figura avvicinarsi a me, e ne rimasi sorpreso in tutta onestà. La figura era quella di un giovane, i capelli verde menta
dinanzi i suoi occhi, una giacca di pelle nera con sotto una misera maglietta a righe, jeans strappati e delle scarpe nere. Un giovane, in stazione alle sei del mattino. Che fremeva dal freddo e sembrava esausto: le guance rosse e il fiato pesante.
Sembrava avesse corso.
Portai una sigaretta tra le mie labbra, per potermi riscaldare un po' anche se sentivo i miei polmoni a fuoco e lo stomaco sottosopra; e quando il giovane-dolce, dolcissimo Amore Primavirile-mi fu accanto, gli chiesi stupidamente
"Stai andando a scuola?"
E lui mi guardò sorpreso, coi capelli davanti agli occhi di un dolce marrone. Miele che mi scivolava sulla lingua, il sapore della sua pelle ancora sulla punta di essa.
"No. Non so dove sono diretto, in tutta onestà." Disse, con la sua voce impastata dal sonno, e notai come i suoi occhi fossero stanchi, esausti, di come le sue occhiaie sarebbero state capaci di raggiungere il pavimento.
"Che gioventù bruciata." mormorai abbastanza forte da farmi sentire. Lui rise deliziosamente.
"La vita va vissuta, sai. Io vado ovunque, prendo un treno e vado ovunque. Quando mi pare. Faccio le cose piu' folli e immaginabili. Rimango in miseri motel. Ma sono terribilmente felice."
Mi raccontò di come fosse stato beccato a fare graffiti su un muro, di come avesse poi corso per raggiungere la stazione del treno e seminare la polizia. Di quanto fosse stanco ma euforico con qualche spicciolo in tasca.
"La tua, è una gioventù bruciata." Mi disse e sentii l'amaro in bocca. Ma non negai nulla.
"È cosi'." Dissi con le labbra occupate dalla sigaretta tra di esse; fumo bianco, un bianco sporco, uscì da esse.
"E dove sei diretto?"
"Lavoro." dissi con la gola secca, quasi con fare strozzato.
Scoppiò a ridere di nuovo, e io mi voltai verso di lui con uno sguardo confuso.
"Che gioventù bruciata! Sei giovane, bello, e te ne vai a lavoro? Scherzi? Sai quante cose ti perdi?" Mi chiese come se il bambino fossi io, e sentii lo stomaco stringersi. Infilai le mani nelle tasche dei miei jeans, giocando con la cartaccia di qualche mentina gia mangiata per distrarmi dal rossore sul mio collo.
"E cosa mi perdo? Ho ventiquattro anni, ragazzino." Dissi prendendo coraggio.
"Hai ventiquattro anni e osi chiamarmi ragazzino, con quale coraggio?"
Mi sentii improvvisamente piccolo, minuscolo in un mondo estremamente sgradevole e rivoltante. Con gli occhi di questo giovane accanto, affianco a me la sua figura minuta e fragile con la mente forte. Vaniglia sulla punta
della mia lingua e menta sulle mie labbra.
"Ti perdi di tutto.."
"Jeongguk."
"Ti perdi di tutto, Jeongguk. Un paradiso terrestre, emozioni forti e disperazione. Amore, desiderio. Sei giovane. Siamo giovani, i giovani non conoscono limiti. Smettila di inventarteli."
Il giovane accanto a me mi stava parlando con fare serio, nella sua voce una sottile linea di pieta' e gli occhi fissi sul mio viso.
"E cosa dovrei fare?" chiesi, disperazione palpabile nella mia voce, gli occhi esausti.
"Scapperesti via con me?"

Menta [j.jk x m.yg].Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora