Capitolo 5

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Dopo esserci allontanati abbastanza da lì avemmo bisogno di una sosta.  Chiesi a Robert se conoscesse la zona in cui ci trovammo, ma purtroppo non la riconobbe e di conseguenza ci perdemmo.

Dispersi nel bosco, cercammo di ricordarci da quale zona partimmo e sopratutto come arrivammo in questo punto, circondati dall' immensa presenza di alberi spettrali.

Nonostante svenimmo entrambi per arrivare in quella cantina, riuscimmo a ricordare varie parti della strada su cui ci trascinarono, per cui tornammo indietro ma questa volta svoltando verso sinistra.

Durante il cammino, arrivata sera, calò la nebbia con una lieve brezza. Robert aveva molta paura, tremò e mi si avvinchiava addosso come una pulce.

Cercai di calmarlo. Ci sedemmo sotto un albero cercando di riposarci per l' inutile sforzo fatto per cercare una via di fuga. 

Dopo svariati minuti i miei occhi cedettero alla stanchezza trasportandomi in un mondo surreale...risiedente nella mia mente.

Mi risvegliai all'improvviso nel cuore della notte a causa di un terribile incubo.

Ero in un bosco. C'era una donna, più che una donna adulta mi pareva una fanciulla.Aveva lo sguardo fisso su di me, i suoi occhi non interrompevano per neanche un singolo istante il contatto visivo nei miei. Continuava a sorridermi scherzosa, quasi come se la mia presenza le provocasse, in qualche modo, il suo bizzarro divertimento. Il che dal mio punto di vista lo ritenevo davvero inquietante...

Mi fece cenno di seguirla....

Ella presentava lunghi capelli biondi, luminosi occhi azzurri posizionati su di un viso roseo, quasi angelico pieno di lucentezza. Il suo abito bianco favoriva il suo aspetto candido mettendo in maggior risalto quel  viso perfetto. Mi limitai a fidarmi delle apparenze e decisi di seguirla...

Passo dopo passo, seguendo la graziosa figura, avevo notato che il luogo si faceva sempre più tetro e lucubre. Iniziavo a terrorrizzarmi, ma la cosa più insolita è che la fanciulla aveva iniziato a cambiare aspetto. I suoi capelli avevano iniziato ad assumere lo stesso colore della nebbia che ci avvolgeva nella sua oscurità, quasi si confondevano in essa, l'abito si scuriva, di conseguenza, arrivando a toccare un colore che a me ormai mi era famigliare.

Il suo fine tessuto era ormai dipinto di viola...

Ella si era fermata, e con aria preoccupata mi aveva indicato il grande cespuglio alla sua destra.

Mi ero avvicinato curioso di cosa ci poteva essere dietro, così avevo scostato in fretta le sue foglie ambrate e in questo modo avevo fatto scoperta di un tunnel sotterraneo. Mi ero girato su me stesso, notando che la donna cambiò totalmente forma dando vita all'essere delle mie peggiori paure: la "donna dal volto coperto" .

Mi aveva spinto dentro quell'oscuro tunnel cadapultandomi nella paurosa profondità che lo caratterizza.

La mio guancia poggiava dolante su di una superficie ruvida, umida, quella che dovrebbe essere in base alle conoscenze del mio tatto una roccia. L'ambiente era illuminato lievemente da una luce improvvisa, proveniente da una porta. Da essa avevo sentito delle voci provenire dalla sua profondità.

Mi recai lì, ad un angoletto vicino la porta, avevo notato che era la stessa cantina di quando ci  avevano rapito. Avevo visto due ragazzi mascherati (i due rapinatori), discutere per delle chiavi, io, ero molto curioso a cosa potevano servire loro.

Si sentivano dei rumori provenienti da fuori, erano usciti per controllare, e nel frattempo cercavo di incuriosare, tentando di prendere le chiavi, ma erano rientrati subito e non ero riuscito a prenderle, per cui ero tornato alla mia posizione attuale.

Mi sentivo respirare alle spalle, era la donna dal volto coperto che mi aveva bloccato, io mi agitavo cercando di scappare, ma lei con un fil di ferro mi aveva strozzato, uccidendomi.

Mi svegliai di colpo da questo terribile incubo!

Essendo troppo agitato, feci fatica a respirare, tanto che svegliai anche Robert.

《Che diavolo è successo?!》

《Ho avuto un terribile incubo. Ho sognato la mia morte!》

《La tua morte?! Cosa hai sognato?! Dai racconta...》

Li raccontai il sogno, lui mi abbracciò e non riuscimmo più ad addormentarci, dopo la forte paura.

Fu ancora notte ed io decisi di indagare quell'incubo, insieme a Robert,  cercando di ricordare il percorso per arrivare a quel tunnel sotteraneo.

Andammo verso nord, e proprio come il sogno, il luogo fu sempre più lucubre, arrivammo a un sentiero alberato. Ci furono alberi spinati e pini ovunque, il percorso iniziò ad essere sempre più stresso e difficile da percorrere.

Il ripetuto bubolare dei gufi e il gracchiare delle cornacchie iniziarono a farci entrare nel terrore.

Usciti da quel sentiero terrificante, una cosa inaspettata ci fece spaventare, come nei film, in ogni bosco bisogna stare attenti a ciò che si incontra, bhe noi incontrammo il terrore.. il colore del suo pelo si confuse con l' aria oscura che ci circondò, fu scuro come il carbone, molto arruffato. I suoi occhi si incrociarono con i nostri, vidi gli occhi del diavolo! Con un solo sguardo mi intimorì. Robert mi strinse forte la mano, si nascose alle mie spalle, proteggendosi ma io, cambiai direzione.

Indietreggando con garbo, voltammo verso destra oltrepassando quell'area.

Prendemmo la giusta via.. Dinanzi a noi trovammo grandi alberi, le piante terrene  furono ricoperte da foglie ambrose, quell' aria umida, ci annebbiò la vista.

Ma io, riuscii a notarlo tra la tanta nebbia, e quei grandi alberi spogli.

Vidi ciò che diede vita a quel bosco tenebroso, il grande cespuglio, alto quasi 2m, da un lato  riempito da rose bianche, dall' altro da fiori di ambrose.

Io e Robert scostammo le foglie, cercando quel misterioso tunnel sotterraneo.

Dopo svariati tentativi lo trovammo. Quasi si confuse tra le foglie e la numerosa erbaccia. Alla superficie notammo del muschio su quelle umide roccie.

《Alfredo, Alfredo! Guarda lì!》

《Lì dove?》

Mi indicò ciò che lui, tra i piccoli spazi di quel grande cespuglio, vide. Vide una casa, o meglio quel che pareva ai nostri occhi.

Per cui  scansammo foglie, rami e ramuscelli, e finalmente uscimmo da quel labirinto cespuglioso.

Ciò che apparve una casa però, non fu una casa, ma fu la parte retrostante della scuola che frequentammo.

E dopo lunghe ore perse per recarci in un posto sicuro, lo trovammo..anche se non fu poi così tanto sicuro.

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