2. Sei il confine della mia pelle

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Penelope

Sento un leggero brivido lungo la schiena, mi drizzo un po' ma la mia pelle tradisce il tutto.

"Hai freddo amore?"
Mi chiede Piero con i suoi denti di perla.

E pensare che quando l'ho conosciuto era un ragazzino, ora è un uomo, impostato, ha tolto il suo apparecchio e gli occhiali rossi.
I suoi occhi scuri e grandi mi fissano, aspettano una risposta, come al solito, preciso, domanda vuole risposta.

"No, era solo un brivido. Ma dove stiamo andando?"
Gli chiedo curiosa, mentre la mia mano è stretta nella sua, sono mezzo passo dietro lui.

"Hai vissuto tanto a Roma e non lo sai?"
Mi chiede lui ironico.

"Si, so che siamo al giardino degli aranci, ma la cena non è qui."
Dico ridendo.

Finalmente dopo anni siamo riusciti a tornare a Roma, una cena di beneficenza per una raccolta fondi dedicata alle donne abusate. Abbiamo colto la palla al balzo, Gaetano e Eleonora passavano da Milano e si sono fermati qualche giorno in più per permetterci questa vacanza.
Abbiamo i vestiti da sera, sono le sette e dovremmo essere già in auto per raggiungere la sala, ma stranamente Piero ha fatto questa deviazione.
Arriviamo al muretto, c'è poca gente, è Settembre e stranamente c'è poca gente, qualcuno indica Piero che sta sudando in modo esagerato.

"Amore..."
Lo richiamo sorridendogli.

"Toglie il fiato la vista da qui."
Mi dice lui guardando il cupolone dritto a noi.

"Si, e col tramonto è anche meglio."
Gli dico baciandolo piano sotto il collo.

Restiamo lì abbracciati, cerco di stare attenta alla sua camicia bianca, non voglio macchiargliela.
Lui ha lo sguardo perso.

"A cosa pensi?"
Gli chiedo.

Col lavoro che fa non si ferma mai a rilassarsi come fa ora, devo prendermi dei momenti per portarlo in giro a fare dei break.

"Ricordi lo scorso anno? Mi hai chiesto di sposarti."
Mi dice lui.

Si lo ricordo, eccome se lo ricordo. L'atto di coraggio più grande mai compiuto, un respiro e quattro parole.

"Si amore."
Rispondo sorridendogli.

Nonostante tutto è passato un anno o poco più e non ci siamo ancora sposati, anzi non ne abbiamo proprio parlato, eravamo occupati e preoccupati per Irene e Ignazio.
Questi ragazzi sono stati educati a fare macelli.

"Ma mi vuoi sposare ancora?"
Mi chiede lui con il fiato corto.
Diventa bianco. La sua solita paura.
Gli faccio una carezza.

"Si amore, voglio sposarti sempre."
Gli dico con un sorriso e lui prende a respirare di nuovo in maniera regolare.

"Perché questa domanda?"
Chiedo.

Ho voglia di sedermi sul muretto, ma con questo vestito non è il caso, mi poso soltanto.
Piero si smuove mentre io mi poso. Mi pare vada a terra e mi fiondo a dargli una mano.
Lui la prende di colpo e mi fissa dritto negli occhi, lo vedo poi meglio è inginocchiato a terra.
Mi sorride sghembo, mi guarda. Lascia la mia mano piano e toglie dalla giacca una scatolina di velluto azzurro polvere.
Sento il cuore che va a mille nel petto, mi si tappano le orecchie e iniziano a prudermi, le mani iniziano a sudarmi e le gambe a tremarmi. Sento i dotti lacrimali che si preparano a sgorgare tutte le lacrime che riescono a racimolare in giro per il mio corpo.
Apre la scatolina piano, lentamente.

"Lo so che me l'hai chiesto prima tu, ma, te lo chiedo davanti alla tua città, davanti al cupolone, vuoi essere mia moglie?"
Mi dice alzando l'anello verso di me, ma non capisco nulla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 30, 2019 ⏰

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