La cravatta slacciata sul collo. La camicia bianca sbottonata quasi per intero. Lembi di stoffa indolente lungo i suoi fianchi. Il torace brunito, scoperto. Glabro. Magistralmente disegnato dalle curvature dei muscoli allenati. Una bottiglia di birra ghiacciata in una mano. La sigaretta nell'altra.
Un piede poggiato contro la sedia di fronte a lui, contro la sedia dove lui è seduto di dirimpetto.
L'altro, a terra. Entrambi nudi a sbucare fuori dai jeans.
Risate, a voce bassa, discrete. Lui deve aver fatto una battuta, lui le fa sempre ed è impossibile che non gli strappi almeno un sorriso.
Silenzio. Rinnovato. E sprofondare un po' di più sulla sedia, allungare ancora, soltanto un poco, il piede nella sua, proprio lì, scivolando tra le sue gambe aperte in totale rilassatezza e confidenza.
Solleva una mano e si porta la birra alle labbra, saggiandone un sorso. Un mormorio, sommesso. Di piacevolezza, mentre giocherella con la bottiglia tra le dita. Un sospiro, che lascia andare ogni tensione.
Reclina appena la testa all'indietro e si arresta a fissare il cielo sopra di sé. Cupola nera puntellata di stelle. I grilli non cessano di cantare neppure per un istante. Il vento è ridotto ad una lieve brezza che avvolge i corpi accaldati con la sua frescura. L'odore di cloro che emerge dalla piscina poco distante si confonde con quello pungente dell'erba tagliata e del calore che la vegetazione attorno ancora preserva dalle ore diurne di sole.
"Allora? Che cosa vuoi fare?"
Si protrae verso di lui, annullando ogni residuo di distanza. Inclina la testa da un lato, in quel gesto curioso e indagatore così tipico suo che prelude ad una successiva richiesta, se non ad un vero e proprio assalto."Dipende..." si rilassa Tom, poggiando la bottiglia a terra e portandosi le mani intrecciate dietro la nuca.
Si sente squadrato. Una radiografia. Dall'alto in basso, da destra a sinistra, ovunque occhio umano possa arrivare, o quanto meno il suo occhio."Dipende?" Gli fa eco l'altro "E da cosa, sentiamo."
Un sorriso, appena accennato sulle sue labbra sottili.
"Da cosa sarai in grado di inventarti questa volta."
Gli si fa ancora più vicino, appoggiandogli un braccio dall'altro lato del bracciolo della sedia come a volergli bloccare il passaggio, una qualsiasi reazione.
"Ti ho mai deluso?" Gli sussurra, vagando sul suo volto, solo per attirare la sua attenzione.
Nuovamente un sospiro. Rassegnazione. Voglia di giocare. Voglia di restare.
L'accontenta e ritorna su di lui, intercettando i suoi occhi.
Si guardano, il tempo non esiste, sondandosi come a conoscersi per la prima volta.
E dopotutto, al solito, è come sempre così.
"Baciami."
E' un sussurro. Una richiesta che si fa subito impellenza.
"Quanta fretta..."
La sua fronte si corruga, mentre alcuni filamenti dei suoi capelli biondi la separano in due parti perfettamente uguali.
"Baciami alla tua maniera."
E' perentorio. E lo sa. E non può fare diversamente. Deve andare così, evidentemente, quella notte.
L'altro si avvicina, all'inizio con leggera titubanza, come a volersi accertare che non si tratti di uno scherzo, come a volersi accertare della sua convinzione prima che gli ormeggi vengano mollati del tutto. Cosa per cui ci vuole ben poco.
E quando avverte le sue labbra poggiarsi sul suo collo in maniera gentile, il restare su quella sedia diviene autentico sprofondare.Le labbra morbide iniziano un peregrinare estatico lungo la sua pelle che già vibra, i denti mordono piano pur lasciando il colore di quell'imprimersi, la lingua ne rimarca il passaggio e le suzioni ne rapiscono il sapore.
Comincia a farsi faticoso mantenere gli occhi aperti. Al contrario della bocca che non può rimanere chiusa, non fosse altro per poter respirare ed esprimere tutto il piacere che gli viene provocato in piccoli sospiri ritmati.
"Sei sicuro che tutti stiano dormendo?"
Non ottiene risposta, se non un morso più audace che lo fa sussultare e rispalancare gli occhi su di lui.
Se lo vede davanti, Chris, che lo guarda con quelle dannatissime pozze blu oceano e un sorriso beffardo."Ti stai divertendo?" Domanda l'altro, vagamente stranito.
Il sorriso si espande sulle sue labbra. Nei suoi occhi una scintilla.
"Non sai quanto."
Poi riprende a baciarlo lungo quei punti che sa quanto possano essere sensibili e, senza chiedergli niente, come un grosso gatto sinuoso, si muove e scivola in ginocchio tra le sue gambe.
Poggia le mani sui suoi fianchi e il bastardo alza la testa, naso all'insù, seguitando a guardarlo, solo per provocargli ancora tormento.
L'aria si fa rarefatta. Sembra non essere più sufficiente a colmare i polmoni. L'ossigeno viene meno, eppure è strano... intorno è pieno di piante!
Il sorriso scompare dalle sue labbra e improvvisamente si fa serio. Entrambi, di colpo, lo diventano. E i loro occhi si macchiano di quel velo di lacrime che prelude ad un piacere difficile da gestire.
Inizia a carezzarlo, poi. Lenti movimenti delle dita al di sopra dei jeans. I pollici si spingono oltre, poco più su e, scaltri, ne sfiorano la pelle nuda. Quindi si piegano e, agganciando la cintura in una piccola presa d'acciaio, Chris lo strattona un po' più contro di sé.
"Hai ancora paura che ci sentano?" Gli dice, rapace.
"Soltanto un po'."
"E questo ti eccita?"
"Sì, devo ammetterlo, sì..."
Un soffio, spezzato, alla sola idea.
"Bene," conclude, chinandosi su di lui e iniziando a saggiare il suo torace "perché a me eccita da impazzire."
Cessa di colpo il tempo per le parole.
Tom muore in un sospiro profondo, la sigaretta, quasi del tutto consumata, scivola via fra le sue dita, schiantandosi a terra, la testa gli si fa pesante e non può che lasciarla cadere all'indietro.
E' soltanto dopo alcuni interminabili secondi, mentre l'altro percorre il suo corpo a ritroso con baci e lente lappate, che viene obbligato dalla sua mano, infilatasi dietro la sua nuca, a ritirarsi su e cedere senza difese nella bocca di Chris.
"Hai fame stanotte..." mormora, nel breve istante in cui lo lascia respirare, per zittire ogni altro commento in un secondo bacio ancora più vorace.
E' un perdersi, quella lingua calda che si muove contro la sua, incapace di dargli tregua, in continua ricerca di quella morbidezza e di quel sapore, del modo in cui lui e lui soltanto è in grado di accoglierlo, come nessun altro.
"Mi sei mancato tutto questo tempo, troppo."
Nuovamente un bacio. Le dita a stringersi ai suoi capelli, presa ferrea sulla sua nuca, impedendogli ogni possibilità, anche remota, di fuga. Il suo corpo a sollevarsi e sospingersi contro, con un braccio ad avvinghiarlo per la vita, il suo petto a sfregare impaziente sul cavallo già gonfio dei jeans, divenuti ormai già troppo stretti.
Poi lo lascia, di botto, strappandogli con quel vuoto improvviso anche un residuo di respiro e, senza dargli il tempo di riprendersi, torna a scivolare giù, assaggiando e ghermendo tutto ciò a cui è in grado di arrivare, obbligandolo a portarsi una mano alla bocca per soffocare un grido dentro, quando con i denti raggiunge e tormenta i suoi capezzoli già tesi.
Con la mano libera gli slaccia rapidamente i jeans, quel tanto che basta per insinuarsi al suo interno e raggiungere finalmente quella zona bollente e proibita.
Stavolta Tom geme e geme forte, preso in contropiede, forse troppo presto.
"Non puoi... non puoi fare così ogni volta!" Ansima, in una debole resistenza, non potendo evitare di guardare giù.
"Shhtt... zitto... zitto... devi solo stare zitto..." replica l'altro con quel tono perentorio rotto di desiderio.
Decide di arrendersi. Cosa potrebbe fare di diverso? Apre un poco più le gambe, maledicendo quei jeans che vorrebbe togliersi di dosso, ma che non osa farlo, perché sa quanto a lui possa piacergli privarlo solo dell'essenziale e vederlo ingabbiato in quella sorta di piccola costrizione.
Sente la sua mano frugargli dentro la stoffa dei boxer e quando questa si chiude sfacciata sul suo sesso bollente, gli resta impossibile anche continuare a respirare.
Si lascia andare in un lungo, debole rantolo, abbandonando le braccia ai lati della sedia. Chiude gli occhi, umetta le labbra divenute di colpo aride e si prepara a quell'orgasmo che come ogni volta, che solo Chirs sa fare, lo assalirà nel giro di pochi, rapidi, furiosi minuti.
Il suo respiro è già lì a lambirgli il glande. Sente l'altro respirargli ogni grammo rimasto della sua essenza e si chiede, come sempre, se possa ancora piacergli.
Paranoico del cazzo!
Poi la sua bocca lo accoglie, inghiottendolo in un graduale, estenuante, unico affondo. Corruga la fronte, serra la mascella, contrae le natiche, le dita dei piedi graffiano il marmo sotto di sé, nel vano tentativo di arginare quella prima scarica di piacere che è solo all'inizio.
Chris lo lascia andare, solo per riprenderlo mezzo secondo dopo, avvolgendolo con la lingua per tutta la lunghezza della sua asta e soffermandosi sulla punta in sadiche suzioni. Con una mano lo trae per quanto possibile a sé, con l'altra inizia a massaggiargli i testicoli, rendendo quel contatto brutalmente totale.
Sembra che i grilli abbiano smesso di cantare e per un istante la natura tutta sembra aver sospeso il suo respiro, soltanto per proteggere o forse per spiare la danza scabrosa e clandestina che stanno compiendo.
Gli ansiti aumentano d'intensità e si fanno più ravvicinati. Tom solleva istintivamente il bacino solo per sentire meglio, sentire tutto, sentire ancora, solo per averne di più.
Ma l'altro lo blocca contro la sedia decidendo, anche questa volta, lui le regole del gioco. E alla sola idea le prime gocce di quel seme caldo e salato scivolano nella sua gola.
Chris mormora qualcosa d'incomprensibile e il suo mormorare va a confondersi col dolce suono delle suzioni ritmate in un perfetto e sintonico assecondarsi.
Riaprono gli occhi all'unisono, i due uomini, come di consueto poco prima dell'orgasmo, in un sincronizzato tempo biologico che sa come renderli complici in quell'intimità senza ritorno.
Si guardano. Entrambi persi nelle delizie di quel sesso rubato.
Le labbra carnose si muovono volutamente piano, solo per accelerare subito dopo e tornare a rallentare quel ritmo, volutamente visibili allo sguardo dell'altro.
Tom non resiste e lascia scivolare una mano sul suo volto, in un accenno di carezza o forse, nel tentativo discreto di trattenerlo lì, su di sé, per un po', solo per un po', per un tempo se possibile che non conosca mai più fine.
Gli occhi color dell'oceano sono nei suoi.
No, non lo lascerà, non ora, probabilmente mai, per nessun motivo al mondo, in una promessa che sempre si ripete e sempre si tradisce, per poi venire sigillata ancora.
"Continua..."
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Sweet Disposition
FanfictionUna notte d'estate. Una festa in piscina. Il potere dell'attrazione e chiedersi se si tratta di sogno o di realtà.