Sento uno strano brivido percorrermi la schiena, mentre la fisso senza dire una parola, sono bloccata, tutte le mie fantasie, proprio tutte, sono state completamente distrutte. Sono confusa, perché è esattamente l'opposto di come pensavo potesse essere, non c'è neanche un punto in comune. Aaren, dato che è questo il suo nome, è totalmente diversa.
I suoi capelli sono del nero più scuro che si possa trovare, non hanno un taglio definito ed arrivano più o meno alle spalle, alla faccia dei capelli biondo platino, per non parlare dei suoi occhi, non azzurri, bensì nocciola. Non ha un palloso chihuahua in una borsa firmata, e non è vestita in modo elegante, neanche lontanamente. Ha una strana t-shirt nera, con dei piccoli buchi decorativi, degli shorts rossi con delle righe bianche, e delle scarpe adidas nere, sul braccio destro ha un bracciale con il simbolo dello ying e dello yang. Appena ci vede sorride, il suo sorriso è leggermente sbilenco, e corre verso di noi, senza togliere le mani dalle tasche dei pantaloni. -Aaren, lei è Sierra.- Noto il suo piercing nero sul labbro inferiore, le sue labbra mi attraggono, se così posso dire.
Lei mi analizza coi suoi occhi marroni, per poi porgermi la sua mano destra. -Aaren.- mi dice presentandosi. Resto un attimo a guardarla incantata, che cavolo mi prende? Mi sa che farò qualche figuraccia, ne sono sicura. -S-Sierra.- balbetto ad un tono di voce leggermente basso rispetto alla norma, stringendo la sua mano, la sua stretta è forte e decisa. -Dove andiamo, Asia?- le chiese, voltandosi verso di lei, non sentivo più il suo sguardo su di me, non che fosse stato fastidioso il momento nel quale mi fissava, ma semplicemente mi ero sentita strana, non so neanche come spiegare. -Al Luna Park! Gli altri miei amici verranno direttamente alla cena di stasera.-
"Perché mi hai invitato?" penso tra me e me mentre Aaren afferra la sua mountain bike -Andiamo in bici, giusto?- chiede, Asia annuisce senza aggiungere nulla, oggi è più silenziosa de solito. Aaren si volta verso di me, e mi ritrovo di nuovo i suoi occhi nocciola a fissarmi in uno strano modo. -Hai la bici?- chiede.
-Eh?-
-Hai la bici?-
-No...-
Sono seduta sul portapacchi, dietro Asia, che pedala piuttosto lentamente. Il parco divertimenti grazie al cielo è abbastanza vicino. -Che te ne pare di Aaren?- chiede ridendo mentre guarda la strada, io non rispondo, perché sinceramente non so cosa penso di lei, la conosco da poco, no? Mi fa un effetto strano.
È sicura di sé, su questo ne sono certa, e ha un che di strano, non riesco a staccare gli occhi da lei. Pedala rapidamente con le sue gambe allenate, incurante del fatto che a quella velocità potrebbe cadere facilmente e sbattere la faccia sul cemento. Va veloce, ma ogni tanto si gira e ci guarda, più che altro guarda Asia, che mi copre quasi totalmente, le interessa sapere se comunque riusciamo a starle dietro senza troppi problemi. Ha i capelli al vento ed uno sguardo deciso. È diversa da Asia, completamente oserei dire. Asia è così calma e fine, lei sembra l'esatto contrario, non so neanche come dirlo, è come se la conoscessi già, è come se ci conoscessimo da una vita.
Impenna per qualche secondo, per poi poggiare di nuovo la ruota anteriore sul cemento, non rallentando neanche un minimo. Mi sento il vento andarmi in faccia, ho i capelli scompigliati, non so cosa aspettarmi da questa giornata. -Sarà divertente.- mi dice Asia, come se in qualche strano modo mi avesse letto nel pensiero. -Sì.- le dico, mentre guardo Aaren pedalare rapida e sicura.
-Eccoci! Sarà bellissimo!- esclama Asia, legando la sua city bike per evitare che gliela rubino, per poi esporci i suoi piani. Aaren non sembra particolarmente interessata, guarda il cielo azzurro come se cercasse qualcosa lassù, mentre io rimango attenta, come se Asia mi stesse comunicando una notizia che avrebbe scombussolato la mia intera esistenza. -Divertiamoci!- urla alzando un braccio in alto, mentre Aaren inizia a fischiettare, mi chiedo a cosa stia pensando, di sicuro non stava ascoltando. -Da dove iniziamo?- chiedo, senza ottenere nessun genere di risposta. -Non so, ma io vado a comprare del cibo!- ci dice la festeggiata, correndo velocemente via. -Ah... è sempre esaltata come al solito.- mormora Aaren, come se stesse parlando da sola. Mi sento insignificante vicino a a lei, non so, è da quando l'ho vista che mi sento strana, scombussolata, sottosopra. -Ti chiami Sierra, giusto?-
Mi giro verso di lei, noto che mi sta guardando, accenna un sorriso, mentre accelera leggermente il passo. -Sì.- Lei annuisce. -Bel nome, davvero.- replica sfoderando un sorriso a trentadue denti, è luminoso.
Le sorrido timidamente, raddrizzandomi gli occhiali con l'indice, da quanto tempo non sentivo un complimento? Troppo tempo. -Da quanto tempo conosci Asia?- mi chiede, mentre una ciocca di capelli le finisce davanti ad un occhio. -Dai tempi delle elementari, in realtà, ma poi ci siamo... come dire, perse di vista.-
-Chiaro.- dice Aaren senza aggiungere altro. -Io... dalle medie.-
-Ah.- dico.
-Già.-
La guardo, ha ricominciato ha fischiettare un motivetto a me sconosciuto, con le mani in tasca, la schiena leggermente incurvata ma la testa alta. -Scusa se te lo dico...ma...- inizio a dire, le si volta verso di me, leccandosi le labbra screpolate. -Mh? Vai avanti.- mi dice curiosa. Mi sento un nodo alla gola, provo a spiccicar parola ma proprio non ce la faccio; che sia la timidezza? No, Aaren ha già rotto il ghiaccio, non può essere. E allora, cos'è? -...Ti immaginavo in modo totalmente diverso, ecco.- concludo, abbassando lo sguardo rapidamente, proprio come facevo all'inizio con Manuel, prima che ci conoscessimo per bene, prima che ci mettessimo insieme, prima che diventassimo qualcosa. -E come mi immaginavi?- mi chiede avvicinandosi.
-Beh io...- mormoro. -Eccomi qua!- esclama Asia, con dei sacchetti pieni di dolciumi vari, è rimasta la solita golosa. Ci porge con la mano destra due gomme da masticare, sia io che Aaren ne prendiamo una, le nostre dita, anche se per un istante si sono sfiorate. Mi guarda e mi sorride, sempre col suo sorriso sbilenco, cavolo però ha proprio un bel sorriso. -Andiamo sulle montagne russe, che dite? Sono davvero pazzesche!- dice Asia. -Va bene.- risponde Aaren, per poi mettersi la gomma in bocca e masticarla.
Mi ricordo l'ultima volta che sono andata su delle montagne russe, con Manuel, alla fine gli avevo vomitato sui jeans e mi girava la testa, ma lui non sembrava essersela presa e rideva insieme a me, è sempre stato così. Spero di non sboccare sui pantaloncini di Aaren, oggi. Ci incamminiamo, la fila non sembra essere molto lunga, almeno una gioia! -Pago io.- ci rassicura Asia sorridendoci raggiante. -È il tuo compleanno! Pago io!- replica Aaren, dandole una leggera gomitata. -Almeno le montagne russe le pago io!- continua. -Va bene, dato che le ami così tanto!- ride Asia, per poi mettersi vicino a me. -Lei le adora.- mi dice indicando con un cenno della testa Aaren, mentre lei fa tutto quello che si deve fare per accedere alle montagne russe. -Ah sì?- dico. -Sì.-
-Ragazze, venite!-ci chiama lei una volta finito, per poi incamminarsi a passo rapido, certo che cammina veloce. Saliamo sul carrello e ci sediamo, infilo gli occhiali in tasca per evitare che possano volare via durante il percorso, ed infine sistemiamo le imbracature di sicurezza. Tamburello le dita nervosamente, mi sale sempre un po' di ansia, sono fatta così. Aaren mette la sua mano sopra la mia, sorridendomi. -Paura?- mi chiede gentilmente. -Può darsi.- ridacchio nervosa, arricciandomi una ciocca dei miei capelli ricci con l'indice. -Stai bene senza occhiali, non che tu stia male con, anzi, però... vabbè hai capito.- ridacchia, senza togliere la sua mano dalla mia. Mormoro un timido "grazie", per poi sorriderle, è davvero simpatica. -Sai Sierra, non ha senso aver paura, capisci? La vita è una, goditela, okay?-
Annuisco, mentre viene annunciato l'inizio del giro. Mi sorride, guardandomi dritto negli occhi.
-Divertiamoci.-
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Love is all you need?
Romance"Sono strana, vero?" "No, non dire scemenze!" "E tu non mentire!" "E perché?! Sentiamo! Perché saresti strana?! Eh?!" Non risposi, abbassai lo sguardo, fissandomi le converse, ormai fradice. Il mio cuore andava a mille, avevo paura che mi potesse u...