3

29 2 0
                                    


La fronte è imperlata di sudore.
Butto le coperte a terra.
Un po' troppo caldo per essere settembre, Medellín non è così tanto calda in questo periodo.

Scendo le scale silenziosamente andando in cucina, bevo un sorso d'acqua o meglio ho il brutto vizio di bere dalla bottiglia, mio fratello mi odia per questo.

Decido di farmi un bagno caldo per rilassarmi un po', mi vesto e lascio i capelli bagnati in modo che si asciugano da soli.

Ormai orario di colazione. "Buongiorno" Mi siedo a tavola, mi rivolgono uno sguardo e poi mamma torna a bere il suo caffè latte e papà al suo solito giornale. "Come mai così presto stamattina?" Mi domanda mia sorella sedendosi di fianco a me.

"Non riuscivo a prendere sonno" Dico facendo spallucce.

"Posso accompagnarti io" Dice. "Prenderò l'auto di papà" Sussurra.

Entriamo in macchina, abbassa il volume di una canzone araba troppo alto. "Allora, non mi racconti più niente?"

"Magari ci fosse qualcosa da raccontare"

"Beh, devo darti ragione!" Cambia la marcia e mi guarda. "Ma è così, Yas, dobbiamo accettarlo"

Si ferma in un officina qui vicino. "Che succede?" Chiedo vedendo un ragazzo avvicinarsi alla macchina. "Ciao hermosa" Manda un bacio volante a mia sorella. "E tu devi essere la neña di casa?" Mi guarda con occhi serrati e piccoli di color marrone, una bocca sorridente ricoperta di barba nera e dei capelli dello stesso colore.
Sembra che il suo viso sia incorniciato da un pelo di qualche gorilla.

"Si, lei è Yasmín" Risponde mia sorella e lui sorride.

Mentre i due chiacchierano ed io mi sento un perfetto terzo incomodo, noto lo stesso ragazzo che ieri era seduto affianco a me mentre parla con una ragazza che forse avrà l'età di mia sorella e altri ragazzi.

"Buona scuola" Mi dice lui sorridendo ed io annuisco sorridendo.

"Karima" la chiamo e lei si volta verso di me. "Quel tipo biondino, chi è?"

"Heeeey" Sorride lei. "Hai adocchiato un bel pezzettino di ragazzo"

"Dai, Karima!" Esclamo abbassando il capo. "Viene solo a scuola con me e ieri eravamo vicini di banco"

"Siete già vicini di banco" Ride animatamente mentre io le do una pacca sulla spalla. "Comunque è il figlio di una delle amiche di nostra madre, non so altro" Fa spallucce mentre ordiniamo la colazione nella caffetteria della scuola. "Anzi, so che la madre viene da un paese italiano, ma non so più niente"

"E invece dimmi, quel ragazzo di stamattina?" Chiedo prendendola in giro.

"Chi? El chapo?" Ride. "É solo il mio meccanico"

"Sì Certo, e dimmi, parlate sempre di macchine anche nel bel mezzo della notte mentre io non riesco a dormire?"

Resta immobile. "Beh, se l'auto ha qualche problema, perché no?"

"Sei un caso perso!" Esclamo prendendo le mie cose per la scuola. "Io vado a lezione,  sono contenta per te, ci vediamo dopo"

Mi fa l'occhiolino ed io svolto l'angolo per entrare a scuola.

Mentre io facevo colazione, il ragazzo dall'officina deve essersi teletrasportato qui visto che è già seduto nel suo banco impegnato a digitare qualcosa sul cellulare alla velocità della luce che se l'avessi fatto io forse avrei scritto parole che neanche esistono.

"Buen Día hermanita dell' egipcio" mi sorride. "Sei la sorella dell'egiziano?"

Sorrido supponendo che sia così. "Ibra?" Chiedo.

Lui annuisce. "Non sapevo avesse due sorelle"

"Io sono la sorella zanzara, quella che non vedi mai"

"Però la senti" Sorride. "Sai, le zanzare fanno quel rumore fastidioso strano"

"Stai dicendo che sono fastidiosa?"

Ride scuotendo la testa. "Potrei dirlo, ma no"

Inizia la lezione e consegnamo i temi che abbiamo fatto ieri, il professore cerca di correggerli e poi mi chiama. "Se c'è qualche problema con l'adattamento o con i compagni, io sono qua per voi" Sussurra il professore.

Suona la campanella e vado a lezione di lingue.
Entra la ragazza bionda con le treccine del pullman abbracciata ad un altro ragazzo biondo, con gli occhi azzurri e una canottiera bianca.

"Ah bene! Si è fatto vivo signor Jiménez" Sorride la professoressa, la ragazza viene a sedersi affianco a me.
"Hola" Fa leí scuotendo la mano.

"Hola" ricambio il saluto facendo un cenno. "Lui è tuo fratello?" Chiedo indicando il ragazzo di prima, bella domanda da fare ad una persona che neanche conosci.
Forse era meglio chiederle la sua materia preferita.

Lei lo guarda, poi guarda me. "Si, lui è Adrián. È' il più piccolo" sorride. "Tu invece, come ti chiami?"

"Io sono Yasmin" Sorrido.

"E io sono la professoressa di lingue che vorrebbe fare lezione, un po' di silenzio perfavore" Ci rimprovera guardandoci dai suoi occhiali minuscoli e inutili.

Sole mi guarda nascondendo una risata ed io faccio lo stesso.
Dopo la lezione andiamo nel giardino della scuola, ci sediamo su una delle  tante panchine.

"È un po' complicata la vita qua" Sbuffa lei. "Bisogna sopravvivere sempre e comunque"

"Arabina!" Esclama il solito coglione di turno, lo stesso ragazzo di sempre. "Mi vuoi uccidere con una bomba?"

"Che cazzo vuoi, pendejo?" Sole si alza in piedi andando contro di lui. "Forza, vatti a fare un giro" Sbuffa venendo verso di me. "Ecco, bisogna sopravvivere" Ride. "Un giorno la smetteranno, Yas"

Al sentir pronunciare il mio nome da qualcuno che non sia della mia famiglia mi fa salire i brividi lungo la schiena, mi piace.

"Mi cielo, andiamo" Suo fratello Adrián prende sua sorella Sole abbracciandola, a loro si affianca anche il ragazzo che ho visto all'officina e che è seduto affianco a me, ma non abbraccia nessuno o non dice una parola, cammina a testa bassa immerso nei suoi pensieri o in qualsiasi cosa che al momento non è di mio interesse.

"A domani" Urla Sole.

Squilla il cellulare e rispondo. "Sorellina, sono fuori scuola, dai corri"

Entro in auto trovando anche mío fratello. "Riunione di famiglia?" Chiedo ridendo.

"Direi" Fa lui. "Non sentite un po' di fame voi? A me lo stomaco non la smette di brontolare e brontolare e ancora brontolare"

"Abbiamo capito, andiamo verso il centro" Sorride lei. "Oggi si mangia e si fa shopping"

"Bella la vita da sceicchi, eh?" Scherza mio fratello.

"Ma sta zitto" Gli scompiglio i capelli.

Da tanto non passavano una giornata insieme, forse da quando nostra madre ci portava al parco.

Abbiamo trovato stabilità, insieme.

"LA REINA "Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora