Capitolo Uno - Una ragazzina tutto pepe.

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Migliaia di bambini erano riuniti in un grande cerchio. Sotto un cielo stellato e l'aria calda che li avvolgeva, alzavano le braccia e divertiti dicevano all'unisono di essere piccoli terrestri del futuro. Ridevano e scherzavano in pace. Sana partecipava al cerchio con grande entusiasmo e si univa ai cori beata e sorridente.

«Il futuro è nelle mani dei bambini!», urlavano spensierati.

«Non scherzate!». Akito interruppe quella gioia festosa apparendo dal nulla e l'aria da calda divenne fredda.

«Ma chi lo vuole un pianeta tanto disastrato? Perché si dovrebbe rimettere ai bambini un mondo sporcato dagli adulti?», continuò con il suo solito ghigno.

«Hayama!», lo chiamò Sana. «È proprio di quel tuo carattere distorto che si dovrebbe dire non scherzate! Razza di stupido buffone!», gridò infastidita e con il volto corrucciato.

Tokyo, casa Kurata

«BUFFONEEE!»

L'urlo di Sana venne fermato all'istante, colpita alla testa con il martello di plastica. La ragazza, confusa e assonnata, aprì gli occhi e cercò di mettere a fuoco la stanza e il viso della madre. La signora Kurata guardava la figlia con il volto sereno e stringeva tra le mani il colorato martello. Fuori in giardino, i cani abbaiavano guardando il primo piano della grande casa, dov'era posta la finestra della camera di Sana.

«Sana, potresti evitare di urlare tanto da provocare i latrati dei cani, di prima mattina?», canzonò la madre.

«Mmh.. Buonsciorno, mammina», biascicò Sana portandosi una mano sulla fronte. Era ancora confusa, si stropicciava gli occhi tentando di svegliarsi. «Acconciatura grandiosa anche oggi eh..?», continuò guardando la folta capigliatura della madre legata in maniera stramba. Il piccolo scoiattolo Maro sempre sulla testa completava il tutto.

«Cavolo, ho fatto un sogno che sembrava in qualche modo globale ma insignificante.» Sana completamente sveglia alzò la testa dal cuscino e si mise a sedere. Sembrava preoccupata, il viso leggermente corrucciato e una mano sotto il mento. "Pareva essere dinteresse mondiale!", pensò.

«I sogni sono sempre siffatti per loro natura. Piuttosto, sbrigati, che sono già le otto e mezzo.»

Sana perse la sveglia tra le mani e guardò il quadrante sgranando gli occhi.

«MA PERCHÉ NON RIESCI MAI A SVEGLIARMI?», urlò.

«Cerca di non lasciarti viziare! Mammina ha un lavoro prossimo alla scadenza!», la derise la madre.

Sana si precipitò giù dal letto e cercò di vestirsi nel minor tempo possibile: una gonna, una semplice maglietta a maniche lunghe e un giacchettino. Scese in fretta le scale con i capelli ancora spettinati e lo zaino in spalla. Alla fine della rampa, il suo adorato manager Rei l'aspettava.

«Rei-kun, accompagnami a scuola!», disse con un ampio sorriso. Sana era piena di gioia di vivere e portava con sé il divertimento.

Rei portava i suoi soliti occhiali da soli, non li toglieva mai. Sana voleva proteggere il suo sguardo, era gelosa di chiunque lo incrociasse. Rei cercava sempre di compiacerla e accettava questo suo desiderio portando ovunque andasse la montatura dalle lenti nere.

«Buongiorno, la tua colazione è già pronta in auto», la voce dolce del manager e la sua quotidiana premura fecero allargare il sorriso di Sana.

«Uao! Sei sempre fantastico, Rei!», disse, gli occhi che le brillavano.

Saliti in auto, Rei mise in moto e guidò verso la scuola.

«Uffa, non ne posso più!», sbuffò Sana. «Quell'idiota adesso mi appare persino in sogno!»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 12, 2019 ⏰

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Kodomo no omocha - La vera storia d'amore di Sana e AkitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora