«Soomin!» La porta della camera si aprì di colpo e comparve una donna di mezza età con un'aria austera e severa. «Vuoi smettere di tenere quella dannata finestra aperta?» la sgridò, mentre a passo deciso si dirigeva verso l'infisso per chiuderlo.
Soomin odiava essere svegliata in quel modo brusco eppure, nonostante le innumerevoli volte in cui glielo aveva fatto presente, sua madre continuava a ripeterlo producendo la medesima reazione: farla imbestialire. Aveva persino tentato di coprirsi le orecchie con il cuscino, ma le urla erano rimaste perfettamente udibili.
«Mamma, ti prego» borbottò, rilasciando un suono ovattato a causa del morbido oggetto che teneva premuto sul volto. Stava malamente contenendo la sua rabbia perché la voglia di urlare cresceva man mano che sua madre attraversava la stanza.
«Oh no, niente ti prego. Devi alzarti!» rispose con tono perentorio. «Perché non mi ascolti? Se tieni la finestra aperta anche d'inverno rischi di ammalarti!» I rimproveri tuttavia non sembravano essere compresi da Soomin, data la facilità con cui li stava ignorando; per questo la donna, solo per far indispettire maggiormente la figlia, strattonò di colpo le tende.
La luce, senza più filtri, entrò e neanche il cuscino fu più in grado di proteggerla; così Soomin, dopo diverse esclamazioni, spostò l'oggetto sulle sue gambe e sollevò il busto, guardando il genitore in modo contrariato. «Questa è l'educazione che mi stai impartendo? Facessi così in un hotel verrei subito licenziata!» protestò, sbattendo i pugni sul letto.
«Questa casa però non è un hotel e qui l'unica che può essere cacciata sei tu, non io» affermò l'altra con un sorriso vittorioso. Soomin rimase in silenzio non trovando le parole adatte per risponderle; la sua attenzione si concentrò quindi sulle azioni del genitore e le fu impossibile non porsi una domanda: perché stava sistemando la sua già ordinata scrivania? Insomma, stava solo spostando gli oggetti di qualche centimetro, che senso aveva tutto ciò?
«Dovresti andare a prepararti» parlò la donna con più calma spostandosi poi per riordinare le mensole della libreria, anch'esse linde e composte. Quei gesti, pregni di un mal celato nervosismo, agli occhi della ragazza rappresentavano un problema di una gravità non indifferente. Una situazione come quella si era verificata così poche volte che potevano essere contate sulle dita di una mano e troppo spesso aveva preannunciato una cattiva quanto inaspettata notizia.
«Mamma, stai bene? È tutto a posto?» chiese la moretta ancora in pigiama.
«Io? Certo» disse l'altra, ma l'occhiata che ricevette in risposta fu abbastanza per farla sospirare. Si sedette ai piedi del letto, dando le spalle alla figlia. «Non preoccuparti...» tentò di rassicurarla, rivolgendole anche un sorriso smagliante. Ciò nonostante, Soomin sentiva ancora ci fosse qualcosa di diverso però non poteva obbligarla a parlarne.
«Dai, vai a lavarti» continuò ancor prima che la figlia potesse insistere. Le fece un cenno con la testa verso il bagno, chiudendo così quel loro discorso.
Soomin scese allora dal letto, spostando le coperte di fretta, e a grandi falcate arrivò di fronte alla porta del bagno. Diede un ultimo sguardo di sfuggita al genitore, poi con uno strattone entrò nell'altra stanza.
La sua preoccupazione non era certo sparita, ora però sapeva di dover fingere anche lei che tutto stesse andando bene.
Tra loro due era sempre così: avevano un bel rapporto, tuttavia entrambe non parlavano molto dei loro problemi, soprattutto sua madre. Capiva che quel suo impuntarsi fosse fatto solo a fin di bene, ma spesso avrebbe voluto essere più di consolazione per lei.
Sospirò leggermente affranta e si guardò allo specchio; la sua mano si mosse pigra verso il suo volto per allontanare un ciuffo di capelli neri. Si vedeva fosse stanca anche se le sue occhiaie non erano troppo evidenti.
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La finestra
Fanfiction[IN PAUSA] Lee Soomin, studentessa del primo anno di superiore e amante dello studio, si ritrova seduta all'ultimo banco con una perfetta visione della finestra. Non saprà che quel posto sarà la causa della sua tortura: di fatto, ogni giorno, osserv...