Capitolo uno -Una felicità incondizionata

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E' difficile ricordare gli avvenimenti in modo chiaro e semplice. Ognuno a modo suo storpia la realtà e la personalizza e automaticamente anche i ricordi diventano qualcosa di soggettivo, pertanto una memoria collettiva è quasi impossibile. Ma qui non si tratta di raccontare la storia di un popolo, non si tratta di fare storiografia, ma di raccontare la storia di un gruppo di persone, una storia che non sempre avrà esiti felici.

Oramai è estate, gli esami sono terminati. Nonostante le diversi pressione durante il quinto anno al liceo scientifico l'esame si è rivelato di una semplicità unica tanto che non è servito alcuno sforzo per giungere il massimo dei risultati. Siamo nel pieno delle vacanze e mi ritrovo spaesata e con la necessità di chiarire i miei pensieri. Non avrei mai pensato che una decisione presa a settembre, all'inizio dell'anno scolastico, mi avrebbe segnata in questo modo.

Iniziata l'ultimo anno delle superiori avevo paura... Per la prima volta in vita mia avevo paura di affrontare le persone e la società. Io, proprio io, che ero una persona espansiva, piena di energie che socializzava con ogni genere di persona senza alcun problema, mi sono ritrovata ad avere paura di ritornare in un contesto sociale e non sapevo più come si faceva ad interagire con le persone.

Un passato turbolento è spesso causa di cambiamenti radicali nelle persone, infatti, quest'evoluzione non era iniziata da un momento all'altro bensì l'anno precedente. Quale causa migliore per rinchiudersi in se stessi se non un ragazzo. Vorrei sottolineare che non è questo il ragazzo protagonista della storia, questo ragazzo presente il pseudonimo di Nunzio. Un ragazzo che mi ha fatto più male che bene, un ragazzo che ha portato nella mia vita dolore incondizionato. Fra dolore fisico e mentale mi sono ritrovata distrutta emotivamente, quel muro che prima celava le emozioni nascoste è scomparso facendo spazio ad una persona instabile che non riesce a trattenere le lacrime. Fortunatamente sono riuscita ad uscirne, forse troppo tardi, quando ormai ero sola al mondo... Nessuno voleva comprendere il perché dei miei silenzi, perché allontanavo le  persone... NESSUNO. Così passai un'estate in casa, nonostante abiti a 2 km dal mare... in attesa di un nuovo inizio che mi spaventava da morire.

"Vicino a chi mi posso sedere?" Non ero mai giunta a preoccuparmi del mio vicino di banco in tutti questi anni di scuola ma questa volta avevo perso tutto e mi sarei dovuta sedere vicino a qualcuno che non mi desiderava.  In questo modo andai a scuola con un'apparente sicurezza e non seppi cosa fare una volta giunta in classe. Un banco libero fra due ragazze che non sembravano infastidite da me  scorgeva in fondo alla classe. Non mi piacevano molto quelle due ragazze, non sono cattive, ma per esperienza so che persone false e che sparlano troppo non mi vanno molto a genio ma piuttosto che stare sola... Cosi alla fine decisi che sarebbero state loro a starmi accanto durante quei 9 mesi. 

Tempo neanche una settimana e mi ero già stufata. Non erano loro il problema ma io . Non sono mai stata un tipo diligente che seguiva tutte le lezioni parola per parola, sono abituata a parlare molto ed avere persone accanto con lui condividere i miei pensieri. Ritrovarmi davanti alle due ragazze più studiose della classe non fu semplice da gestire e proprio per questo quando una giorno Filippo mi chiese di attaccarmi col banca a lui e Alessandro riuscì a vedere una nuova prospettiva.

*Non so se mai qualcuno si interesserà a questa storia ma se mai dovesse succedere ditemi se ave

Sentimenti repressiWhere stories live. Discover now