La strada verso la tana del lupo fu un incubo. I miei genitori
e quelli di Alice erano in fondo alla fila, spaventati e
impotenti. Dietro a loro si trovavano i lupi, pronti a scattare
al minimo movimento. Al centro della fila c'erano stretti l'una
all'altra Lice e il tipo che avevo scoperto chiamarsi Gabriel.
La verità è che in quel momento le avrei tirato volentieri
qualcosa, in testa magari. Come poteva comportarsi così,
guardare con quegli occhi innamorati quel Gabriel che aveva
conosciuto una decina di minuti prima e che non aveva fatto
niente quando i lupi minacciavano i nostri genitori.
Sinceramente non mi importava un accidente che lui fosse il
suo compagno o qualsiasi altra diavoleria, in teoria anche
quella bestia che adesso mi stava tenendo per un braccio
era il mio compagno ma di certo io non mi stavo comportando in quel modo penoso. Pensavo a tutto questo
non staccando gli occhi da loro.
-Vuoi smetterla di fissarli?- mi rimproverò a bassa voce
l'essere di cui ancora non sapevo il nome.
Dopo aver rivolto loro un ultimo sguardo tornai a guardare
avanti.
In quanto ad altezza mi superava alla grande nonostante io
non fossi bassa, probabilmente la sua altezza sfiorava i due
metri.
-Perchè diavolo fa così?!- dissi più a me stessa che a
qualcuno.Tuttavia lui rispose.
-Alice ha tutto il diritto di comportarsi così. Ha incontrato
Gabriel, il suo compagno, è normale tutto quello che sta
facendo. Sei tu quella in difetto...- fece una pausa
rendendosi probabilmente conto di non sapere il mio nome
-non mi hai ancora detto il tuo nome. -Concluse quel suo
discorso assolutamente senza senso più duramente.
-Non ho intenzione di dirtelo, non ti servirebbe a niente
comunque. Hai visto per trascinarci a casa tua non ti è
servito sapere il mio nome. In ogni caso nemmeno io so il
tuo, ed io non ho sicuramente voglia di chiedertelo. Quindi
rimarremo così. -
Mi guardò e poi rise, una risata sarcastica.
-Devo ricordarti forse che io ho il potere di togliere la vita ai
tuoi genitori in ogni momento? -
Lo guardai sconvolta.
-Sei un essere immondo. - feci una pausa.- Mi chiamo
Victoria.- Conclusi.Lui mi studiò a lungo e intanto lo sentii pronunciare il mio
nome più volte, come a voler adattare a quel nome la mia
immagine.
-Mi chiamo Carter. - Lo guardai ma non dissi niente.Quel
nome gli si addiceva maledettamente bene.
Il percorso verso l'inferno continuò in sillenzio, in sottofondo
si sentivano di tanto in tanto soltanto i bassi latrati dei
tirapiedi del diavolo e dei mormorii di Alice e Gabriel,
veramente penosi.
Stavo pensando a qualche idea per liberare perlomeno i miei
genitori cosicchè lui non avrebbe avuto più niente da usare
per ricattarmi, quando mi ritrovai davanti agli occhi una villa
enorme.
-Sono lieto di darvi il benvenuto nella mia umile dimora. -
disse il Re con una sorta di sorrisetto di scherno.
Ero disgustata.In vita mia non avevo mai conosciuto
nessuno di così viscido e subdolo, alla fine non aveva avuto
problemi ad usare delle persone come semplici pedine pur di
raggiungere i suoi scopi.
Distolsi lo sguardo da quel buffone e prestai attenzione per
la prima volta alla villa, lo stile spartano senza decori o
abbellimenti la faceva sembrare più una fortezza che una
casa.
Aperto il portone d'ingresso ci ritrovammo in un ampio
salone, che tuttavia aveva solo il compito di essere una
stanza di passaggio.Svoltammo qualche angolo e alla fine ci
fermammo davanti ad una porta enorme a doppia anta.
Carter la aprì di colpo rivelando al suo interno una sala da
pranzo enorme formata da lunghe tavolate di legno alle quali faceva capo un tavolo più raccolto, dalla parte opposta alla
porta.Chissà per quale strano motivo io non avevo nessun
dubbio su chi avrebbe preso posto a quel tavolo.
Appena visto il capobranco ogni persona all'interno della
stanza smise immediatamente di fare quel che stava
facendo e ben presto la sala da pranzo piombò in un silenzio
quasi surreale.I lupi tuttavia non ci fecero neanche caso,
probabilmenti abitutati a quella di forma di rispetto e ci
condussero, guarda caso in quel tavolo più piccolo, nel
tavolo del re.
-Siediti. - mi disse freddamente indicando il posto alla sua
sinistra.
Io per non creare ulteriore scompiglio lo assecondai e gettai
uno sguardo preoccupato ai miei genitori che avevano preso
posto accanto a me.
Durante il pranzo quel mostro non mi rivolse neanche mezza
parola così realizzai in poco tempo che "quell' invito" ci era
stato cortesemente rivolto solamente come prova del suo
potere e per farmi capire che lui muovendo le corde giuste
poteva ottenere qualsiasi cosa.
Finite le portate guardai distrattamente il mio orologio e
vedendo che era quasi l'ora di partire dissi freddamente
-Dobbiamo andare - più rivolto ai miei genitori che a lui.
Il Re non disse niente, continuava a sorseggiare il suo vino
rosso con un sorrisino divertito. Sapevo che c'era qualcosa
sotto, me lo sentivo ma in quel momento l'unica cosa che mi
importava davvero era uscire da lì, possibilmente tutti vivi.
I miei genitori e quelli di Alice si alzarono di scatto, mentre
quest'ultima sembrava quasi dispiaciuta.Pazza.
Arrivai sotto gli occhi di tutti i presenti circa a metà stanza
quando sentii il latrato della bestia.
-Non mi sembra di averti dato il permesso. - mi disse con
uno sguardo glaciale.
Feci avviare i miei genitori e quelli di Alice verso la porta, poi
mi girai verso di lui.
-Non mi sembra di aver bisogno del tuo permesso. -
Questa frase non la gradì particolarmente perchè si alzò
come una furia e in poco tempo mi raggiunse.
-Non credo tu sia nelle condizioni di poterti rivolgere a me in
questo modo, l' ultimo che ha avuto il fegato o la pazzia di farlo non
cammina più su questa terra da un po'. - mi guardò un
attimo quasi per assicurarsi che avessi capito, poi continuò
rivolgendosi ai presenti.
-Oggi ho trovato la mia compagna e quest'ultima è qui
davanti ai vostri occhi che cerca di scappare da me come
una preda ferita e spaventata. È qui, in casa mia, del vostro
re, che mi manca di rispetto davanti a tutto il mio branco.
Tuttavia una promessa che lei conosce molto bene è stata
fatta, ed io non ho intenzione di infrangerla ma mi chiedo:
come potrò ricordarle a chi appartiene essendo lontana da
me? Come potrò assicurarmi che nessuno cerchi di prendere
ciò che è mio di diritto? - disse platealmente ai suoi sudditi.
La sala iniziò a riempirsi di mormorii e lui fissava tutto con un
sorrisetto sghembo e le braccia aperte.
Mi si avvicinò, lentamente, studiando ogni movimento.
Fu a circa un
palmo da me quando disse
-La marchierò.-
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The King
WerewolfUna vacanza in Canada si trasformerà in poco tempo in un incubo, Victoria ben presto si troverà catapultata in un mondo che non le appartiene. Una promessa. Un solo destino. Un solo Re.