prologo

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Moscov, Russia
Ore 23.15

Dan Lebedev, correva a fatica e con il respiro affannato, mentre cercava un nascondiglio nei quartieri isolati di Mosca, il sessantacinquenne era stanco e sentiva che le gambe stavano per cedergli mentre rallentava di passo in passo lungo l'asfalto ruvido.
Ormai sfinito, si fermò un momento, infilandosi sotto il balcone di una vecchia casa abbandonata.
"Ormai dovrei averlo seminato" pensò; Fece un grande respiro e l'aria gelida di quella notte gli invase le narici, sentiva il cuore battere all'impazzata a causa della tensione e della paura che provava in quel momento.
Sapeva di non poter rimanere a lungo lì sotto, ma non aveva più la forza di correre, il peso dei sessantacinque anni si faceva sentire e le sue gambe non erano più quelle di una volta.

Dopo circa quattro minuti passati sotto al balcone, prese coraggio e si sporse in avanti con la testa, non vide nessuno;
Lentamente inzio a scivolare in avanti in modo da poter uscire dal balcone, una volta fuori con il cuore a mille, decise di riprendere a correre, ma qualcosa glielo impedì.

Lebedev si fermò di colpo e sgranò gli occhi, mentre una strana sensazione si impossessò del suo corpo.
In un frammento di secondo provò paura, agitazione, disperazione, rabbia che infine si trasformò in dolore e rassegnazione.
Lentamente inzio a scivolare a terra con gli occhi che ormai fissavano un punto indefinito della notte.
Mentre cadeva a terra pensò ai suoi figli, a quanto li amava, perché mentre moriva, da solo, in quella fredda notte, voleva almeno avere un bel ricordo.

Dan Lebedev era appena stato sparato.

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