Ormai Meggie viveva da sola. Appena tredici anni. Era una bambina. Lei era affidata a sua madre, ma non era praticamente mai a casa, sempre a lavoro nel negozio. Lei era abituata a tornare a casa e trovare un bigliettino al posto di sua figlia.
"ⓣⓞⓡⓝⓞ ⓓⓞⓟⓞ"
Quando dopo, solo Meg lo sapeva.Ormai non lo uso più il suggerimento, non guardo più i simboli da tanto tempo, ormai la strada la so a memoria. Si ritrovò a pensare Meg
Destra. Buio. Lampada. Muro. Sinistra. Dritto. E si arriva alla casa diroccata infestata dall'edera.
Era il loro nido da qualche mese, e l'avevano scelta proprio perché lontana dalle case, dalle persone, dal caos, dal mondo.
«Hey, bro» L era già lì. Per essere chiari, il suo nome reale non era di certo quello "L".
Meg cacciò l'ukulele dallo zaino, L prese le bacchette e si posizionò alla batteria.
Nonostante il casino che facessero, nonostante fosse quasi mezzanotte, nessuno li aveva mai sentiti.
L attaccò con Tear in my heart, dei Twenty One Pilots, e la ragazza lo seguì con l'ukulele.Sometimes you gotta bleed to know
That you're alive and have a soul
But it takes someone to come around
To show you howShe's the tear in my heart
I'm alive
She's the tear in my heart
I'm on fire
She's the tear in my heart
Take me higher
Than I've ever beenThe songs on the radio are okay
But my taste in music is your face
And it takes a song to come around
To show you howShe's the tear in my heart
I'm alive
She's the tear in my heart
I'm on fire
She's the tear in my heart
Take me higher
Than I've ever been
Than I've ever been
Than I've ever been
Than I've ever been«Perché tu sei ferm-... Meggie?»
LA voce del ragazzo tremò. Non che non l'avesse mai vista piangere, anzi, suonavano proprio per combattere quei tanti crolli emotivi. Ma perché proprio adesso stava piangendo così... tanto?
Era ferma. Singhiozzava sullo sgabello, guardava la punta delle sue scarpe.
Il moro si avvicinò alla sua amica, e i suoi grandi occhi, dal taglio così insolito per un ragazzo, brillarono nella semi-oscutità.
Le mise una mano sulla spalla, e lei lasciò l'ukulele, e si abbracciarono. L'unica cosa che volevano era sapere l'un l'altra se fossero ancora vivi, ancora in grado di proteggersi, e fu come se in quell'abbraccio si fossero aggrappati l'uno all'altra per restare lì, per non invece cadere giù, o essere trascinati dalla loro stessa mente... via.
Anche L iniziò a piangere in silenzio, sapendo che Meg piangeva non per un motivo, aveva capito che mentre cantava le era passato in mente tutto.Fren, Please
Don't take your life away from me
Furono le ultime parole che Meg disse prima di addormentarsi tra le braccia del suo migliore amico.
Ancora piangendo. Ma non per tristezza, ma per sfogo.
L'occhio di L cadde sulle braccia della ragazza dai corti capelli scuri: erano cosparse di cicatrici, tra le quali diverse molto recenti, anche se le più giovani erano risalenti ad almeno un mese, o tre settimane prima.
Grazie di esistere.
Continuavano a ripeterselo, l'uno all'altra, perché sarebbero morti suicida se non si fossero conosciuti.
Lei, ragazzina emo, capelli corti, derisa dall'intera scuola, genitori separati, madre assente, ansia, depressione e agorafobia. Stava cadendo.
Lui, ragazzino rocker che sembrava non dare peso alle derisioni, padre musicista, la madre chiese il divorzio. Lui era affidato alla madre, non voleva, e la scuola glielo faceva pesare. Stava per cedere.
L ricorda che si era avviato a Meggie per avere qualcuno da considerare amico, e lei era una sorella perfetta. Non gli importava che li avrebbero perseguitati con "Ma siete fidanzati?", lui voleva esserle amico.
L'anno seguente gli rivelò i tagli. Lui aveva già capito molto delle sue ansie, che l'avevano portata a una specie agorafobia, ma non sapeva niente della sua depressione. Lei la considerava leggera, perché per lei c'era gente che stava peggio, ma L sapeva che non era nulla su cui scherzare, o prendere alla leggera. Poco tempo, e formano una "band" per sostenersi l'un l'altra.
Meggie sapeva suonare l'ukulele, la chitarra classica, la batteria e sapeva cantare
L sapeva suonare la batteria, il basso, la chitarra elettrica, la tastiera e aveva una voce semplicemente divina, che non voleva mostrare al mondo.
Si alternavano, e spesso suonavano canzoni dei Twenty One Pilots.
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I'm still here
Short StoryQuesta storia è una mia vecchia, però non so perché non la pubblicava-------------- E il finale non ha senso LOL