𝟙. dear old tom

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Little Italy, New York City2:47A

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Little Italy, New York City
2:47A.M.













Esiste un orario, un momento, un minuto della notte in cui il cielo si fa più scuro, raggiunge la sfumatura più simile al nero, diventa una coperta di angosciosa pece fredda. Perché sì, è anche il punto in cui le temperature sono più basse e il silenzio si fa più assordante. La città dorme - o finge di dormire - e tutto è così tetro e soffocante che diventa quasi esaltante, eccitante.

O almeno per lui era così.

L'istante più buio, più freddo e più silenzioso della notte era il suo preferito, quello che gli faceva rizzare i peli sulle braccia e che lo spronava ad uscire di casa per svolgere il proprio lavoro. Era come se fosse l'unico essere vivente a respirare quell'aria scura, il re della città. E lui, effettivamente, era il re. Apparteneva a New York e New York apparteneva a lui, era una relazione reciproca che favoriva entrambi. E a lui piaceva, piaceva davvero tanto.

Quando spense il motore della Cadillac Eldorado decapottabile, anche se per l'occasione si era deciso a chiudere la capote visto come stava piovendo, piombò proprio in quel suo momento preferito della notte. La strada era sgombra, delle sirene giungevano lontane e l'unico rumore era quello delle gocce di pioggia sul parabrezza.

Sospirò. Si passò la mano destra tra i capelli un po' umidicci. Gli anelli lucidi gli si incastrarono in qualche ciocca scura. Prese il cappello nero dal sedile del passeggero, la Magnum dal cruscotto e aprì la portiera.

Il vento gli sferzò sul volto e agitò il bordo della giacca che ancora non aveva chiuso.

Attraversò in pochi passi la strada e in meno di un secondo fu di fronte alla casa di Thomas Morelli.

Il caro buon vecchio Tom.

Si guardò indietro. Controllò che l'isolato fosse ancora deserto, giusto per scrupolo, ma essendo una zona residenziale non c'era proprio anima viva. Tutte le famiglie di quel quartiere se ne stavano a dormire a luci spente, ignare di quello che stava per succedere e di chi avevano come vicino. O forse lo sapevano e avevano deciso di ignorarlo, ma quella era un'altra torbida faccenda.

La casa di Thomas era a tre piani, bianca, un porticato sul davanti che dava su una piccola striscia di giardino. L'erba era bagnata e aveva reso umidi i mocassini neri di cuoio che l'avevano appena attraversata.

Prese i guanti dalla tasca posteriore dei pantaloni del completo e li indossò con calma, dando le spalle alla porta. Guardò la strada, le abitazioni a destra e a sinistra, la lucente Cadillac che lo aspettava lì davanti come un cane fedele.

Finalmente si voltò. Rilassò le spalle.

Con una gomitata ruppe il vetro della porta. Lo spaccò in mille pezzi con un rumore secco, seguito poi dal tintinnare delle schegge sul pavimento. Si scrollò di dosso quello che gli era rimasto sul braccio e poi aprì girando il pomello dall'interno.

QUANDO LA LUCE SI SPEGNEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora