CAPITOLO 2

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In quel momento, qualcuno decide di disturbare la mia quiete, suonando alla porta.

"Chi è?"
Ormai era un'abitudine. Prima di aprire la porta, su raccomandazione dei miei genitori, dovevo sempre assicurarmi che non ci fosse qualcuno dall'altro lato che volesse uccidermi, rapirmi o qualsiasi altra cosa.

Non che cambierebbe molto comunque.

"Sono una nuova vicina! Sono appena arrivata e.."
Prima di farle terminare il suo discorso, decido di aprire uno spiraglio della porta, avvolgendo prima la coperta di pile attorno al mio corpo.

"...oh, piacere di conoscerti, sono Rebecka Howard, ma puoi chiamarmi Becka! Ci siamo appena trasferiti nella casa qui di fianco e stavo facendo un giro qui intorno per presentarmi e conoscere i nuovi vicini"

Ha un sorriso brillante, dei bellissimi capelli color miele che le scendono morbidi sulle spalle ed un fisico a dir poco perfetto.

"Ciao Becka, piacere mio, sono Emily Jones, benvenuta in città, spero tu riesca ad integrarti presto"

Al contrario mio, aggiungerei.

"Quanti anni hai Emily? Riusciremo ad essere in classe insieme?" mi chiese, ridacchiando.

"Oh ehm, 17, quarto superiore"

Sono parecchio a disagio, non so cosa aggiungere e non voglio che si scopra che non vado più a scuola perché una malattia mi sta mangiando viva.

Spero solo che lei non percepisca tutto ciò dal mio sguardo.

"È fantastico! Saremo allo stesso anno allora! Cosa ci fai a casa oggi?"

La domanda tanto temuta era appena arrivata.

"Hm,beh, oggi mi sento poco bene, quindi ho preferito rimanere a casa e così approfittarne per riposare un po' e portarmi avanti con lo studio"

È l'unica bugia che mi è balenata in testa, devo pur accontentarmi.

"Oh beh, allora ti lascio riposare, se starai meglio vengo a trovarti più tardi, così magari ci conosciamo meglio, che ne dici?"

Dico che non va affatto bene.

"Certo, va bene, allora a più tardi!"

Chiudo la porta e torno sul divano, finché mi addormento pensando e ripensando al casino che è la mia stupida vita.

Mi sveglio di soprassalto con l'arrivo di un nuovo messaggio.

Controllo il cellulare, vedendo che è semplicemente mia madre che mi chiede cosa io faccia. 

In effetti si è fatto tardi, sono quasi le 18 e tra poco dovrebbe tornare Sophie. 

Oggi è mercoledì, quindi è il giorno della pizza.

Mi spiego meglio.

Solitamente, ogni mercoledì, faccio trovare alla piccola Sophie la sua amata pizza con le patatine fritte dopo aver finito i suoi allenamenti di ginnastica artistica. Mi piace renderla felice con questi piccoli gesti.

E poi, a dirla tutta, è anche una scusa per vedere nelle nuove persone senza uscire di casa.

I fattorini della pizza talvolta possono essere anche interessanti.

Dopo quasi un'ora, finalmente suonano al campanello, e come mi aspettavo, davanti a me vedo un ragazzo, lo stesso di ogni mercoledì, con il suo cappellino rosso e giallo e la mia pizza in una mano.

"Buon mercoledì. Ci rivediamo piccola svampita"

In realtà pensavo, o per meglio dire, speravo, che oggi sarebbe venuto qualcun altro avendo ordinato appositamente questa benedetta pizza ad un orario diverso dal solito.

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