Si svegliò con il suono squillante della sveglia del cellulare che rimbombava nella testa, provocandogli un gran mal di testa. Mugolò chissà quale parolaccia prima di afferrare il telefono e notare che ora fosse. Balzò dal letto di soprassalto notando quanto fosse tardi; meravigliato di non aver sentito la forte suoneria, controllò più volte se gli allarmi fossero attivi. Divertente fu scoprire che tutte e tre le sveglie che aveva settato stavano trillando da un bel paio d'ore. Nicolas iniziò ad andare in panico e a non capire come fosse potuto accadere; rimase seduto nel mezzo del letto passandosi le mani fra i capelli cercando di farsi passare il mal di testa, inutilmente, per poi alzarsi finalmente. Preparò le cose frettolosamente scordando più volte la telecamera, il cellulare e per fino le chiavi della macchina. Con il cervello in pappa si trascinò fino al bar più vicino dello studio per prendere qualcosa a Frank che, pignolo com'è, gli disse precisamente cosa prendergli per colazione talvolta facesse tardi. Nel frattempo che era alla guida notava il telefono illuminarsi più volte, sapendo che erano i suoi amici, decise di non rispondergli, anche perché non distava molto dalla sua meta. Una volta arrivato, prima di scendere, rimase svariati minuti in macchina respirando profondamente e tenendo gli occhi chiusi. Una volta entrato tutti gli altri si girarono verso di lui urlando ironicamente al mondo che finalmente si fosse presentato. Dopo aver dato il cornetto a Frank, con uno scambio di dolci sguardi, spiegò agli altri cosa fosse successo. Aveva gli occhi puntati sull'altro, sperando gli piacesse la pasta e che avesse apprezzato il gesto. Potrà sembrare quasi esagerato, ma all'ennesima sua lamentela sentì ancora una volta crollargli il mondo sulle spalle; tirò fuori un bel respiro cercando di ributtare dentro le sue lacrime e le sue emozioni, come aveva sempre fatto. Il piccolo ragazzo provava ormai qualcosa in più a quelle emozioni che sono solite rivolte ad un migliore amico, non poteva di certo dire di essere follemente pazzo per lui ma una cottarella c'era.
Aveva sempre sentito un certo feeling col più grande: aveva notato come lo guardava, come erano dolci quei sorrisi strappati all'improvviso, quella voglia di cercare del contatto, perfino un piccolo sfioro di mani. Ma odiava come lui non apprezzasse le cose che faceva per lui, si fa per scherzare ovviamente, ma ogni sua insoddisfazione si tramutava in una freccia dritto al suo fragile cuore. Quella giornata Nicolas era piuttosto giù, sia per via di un calo di ferro e vitamina D che si portava alle spalle, sia per la delusione che aveva provocato in Frank, Continuava a ripetere a sé stesso "sta scherzando, stai tranquillo, apprezza sempre gli sforzi che fai. È solo un piccolo gioco, hai visto come ti sorrideva?" con la speranza che potesse davvero cambiare il suo umore. Quel dì durò fin troppo a lungo, la sua testa era dappertutto tranne che nello studio; più volte i ragazzi gli chiesero se stesse bene ma lui si limitava ad un semplice sorriso mentre annuiva per poi riabbassare la testa sul pc. Da lontano il più grande lo guardava col filo dell'occhio, preoccupato di come stesse essendo consapevole che lui avrebbe continuato ad annuire in ogni caso. Appena la giornata finì il ricciolo fermò il più basso chiedendogli se gli andasse di uscire a prendere una boccata d'aria insieme. L'altro lo guardò intimidito e arrossendo lievemente per qualche istante, gli rispose con voce spezzata con un sussurro di approvazione. Il più grande gli sorrise e, mettendogli un braccio attorno ai suoi fianchi, gli chiese se potesse portarlo sui colli bolognesi. Il piccolo annuì e si diresse velocemente nella macchina aspettando che l'altro entrasse e si allacciasse la cintura. Durante il tragitto nessuno dei due porse la parola ma Nicolas sentiva gli occhi di Frank puntati su di lui, facendolo sentire alquanto in imbarazzo. Dopo svariati minuti, che sembrarono quasi infiniti, finalmente arrivarono e scesero dalla macchina con un silenzio tombale; camminarono per un po' fino ad arrivare dove si vedeva una vista mozzafiato e il sole che pian piano lasciava spazio alla luna. Si sedettero uno di fianco all'altro finalmente guardandosi negli occhi e riuscendo a rompere il ghiaccio.
"Allora...come mai eri così giù oggi?" gli chiese il più grande sporgendosi in avanti per guardare meglio l'altro. Il più piccolo tirò un grande sospiro cercando di mordersi la lingua per non piangere quasi, continuò a ripetersi che era da bambino rattristirsi per una cosa del genere. Riuscì a rispondere solo con "niente" mentre pian piano si formava un nodo alla gola e le lacrime minacciavano di cadere sulle guance. "Dai su, non fare come le donne, dimmi cosa succede" ripeté l'altro avvicinandosi a lui e poggiando una mano sulla sua spalla. La sua anima iniziò a non sopportare il peso del suo dolore che riteneva infantile, iniziando a dare sfogo alle sue emozioni. Gli raccontò tutto quello che gli passava per la testa, passando sempre molto vicino al parlargli del suo amore ma sempre fermandosi prima che potesse uscire qualcosa dalla sua bocca. I lucciconi uscivano ormai copiosi dai suoi occhi mentre Frank lo guardava colpito da tutto quello che potesse tenersi dentro il ragazzo di fianco a lui, sentendosi impotente e colpevole. Appena finì ci furono svariati minuti di silenzio, ambi due guardavano fisso nel vuoto mentre la luna ormai splendeva nel cielo. D'improvviso tutti i ragazzi si girarono a guardarsi negli occhi e, senza profanare alcuna parola, fecero la cosa che ritenevano giusta per loro: baciarsi. Nicolas portò le sue mani sulle sue calde guance mentre il più grande si avvicinava a lui; all'inizio furono entrambi rigidi ma subito riuscirono a sciogliersi. Il bacio non fu uno di quelli passionali, pieni di foga e di lussuria, ma era uno semplice a stampo, uno di quelli che bastava più di mille parole per far capire all'altro l'amore che provava. Quando si staccarono non ci furono discorsi, ma solamente sorrisi e occhi lucidi pieni di gioia con un pizzico di insicurezza. Nessuno dei due era tanto coraggioso da dire quelle due parole, ma a loro andava bene così; quel bacio bastava e non c'era bisogno di fare altro se non coltivare ciò che provavano l'uno per l'altro. Per loro era perfetto così e nessun'altra cosa che gli circondava aveva ormai importanza.