Scivoli di nuovo dentro di me, riempiendomi con il tuo dolore, con il tuo odio. Inarco la schiena per quello che mi fai provare, che riesci a darmi solo tu. Il mio corpo non si ribella ai tuoi modi così forti di entrarmi nell’anima, alle tue parole che non fanno altro che graffiarmi la pelle. I tuoi occhi verdi mi risucchiano nel tuo mondo, quel mondo pieno di certezze e privo di amore. Preferisci odiare, piuttosto che amare qualcuno. Perché alla fine, per te, esiste solo l’odio. Credi al sesso, quello forte e violento, al piacere che ti porta fuori di testa. Per te non esistono le parole vere, quelle piene di sentimento, quelle che ti lasciano il cuore tra il petto e la gola. Credi alle parole ruvide, quelle che ti entrano dentro e ti dividono a metà, senza darti la possibilità di respirare regolarmente. Odi le cose che io amo, ami le cose che io odio. Vuoi possedermi, farmi provare quello che provi tu.
“Ti odio.” Mi sussurri, i lineamenti del tuo viso ancora induriti. Afferri il mio corpo, stringendolo nelle tue mani, facendomi capire che mi vuoi ancora, nonostante mi odi. Vorrei dirti troppe cose, ma non posso farlo. Perché tu odi le parole. Dici che fanno troppo rumore, le mie, le tue, le nostre parole. Esci fuori dal mio corpo, la tua fronte ancora sudata e le labbra ancora piene di morsi. Sento il battito accelerare quando ti metti al mio fianco, così stanco e con ancora l’odore del sesso addosso. Hai il cuore che batte a tremila, il corpo stracolmo di graffi e le goccioline di sudore ancora scendere su tutto il tuo corpo. Siamo sdraiati sul pavimento, tu troppo orgoglioso per dire qualcosa, io troppo debole per parlarti e dirti quello che sento. Provo a guardarti, i tuoi occhi nei miei.
“Ho una marea di segni su tutto il corpo. I tuoi segni.” La tua voce è bassa, ancora piena di desiderio. Perché non lo sai, che ogni mio graffio su di te è una parola che non riesco a dirti.
Ti alzi, allunghi una mano verso il pacchetto di sigarette e sorridi. Non so se quel sorriso è per me, o se stai pensando a qualcun’altra, o se sorridi senza un motivo. Accendi la sigaretta, guardandomi nel profondo degli occhi. E sai che quando lo fai, entri nel mio mondo. Quello diverso dal tuo, Harry, quello pieno di incertezze e paure.“Vieni qui.” Mi fai cenno di avvicinarmi, e non so perché, ho paura. Mi sollevo leggermente, ma rimango al mio posto. Ridi per come mi comporto, a come arrossisco alle tue parole e ai tuoi sguardi. Ridi così divertito che mi si stringe il cuore.
Aspiri il fumo con lentezza, lasciando i tuoi occhi ancora su di me. Posso sentire il corpo infuocarsi, le mani tremare. E continui a ridere, sapendo perfettamente l’effetto che hai su di me. Rimango a guardarti mentre fumi, lo faccio finché me lo lasci fare, perché so che odi essere guardato per troppo tempo. Non riesci a fare a meno delle sigarette, sono una dipendenza. Dici sempre, “Senza di esse non potrei stare.”
E vorrei essere come quella sigaretta che hai tra le labbra, quella di cui hai costantemente bisogno ogni giorno. Ma per te, non sono altro che la cenere.
“Devo andare.” E quando lo dici, mi manca il respiro. Mi fingo indifferente, come sempre, e cerco di farti credere che sto bene, che non mi importa se te ne vai. Torni vicino a me, mi guardi le labbra e sorridi ancora una volta. Mi porgi la sigaretta, capendo dai tuoi gesti che vuoi che fumi anch’io. Separo le labbra, e inserisci la sigaretta tra di esse, osservando il modo in cui aspiro e faccio uscire il fumo dalla bocca. Sento le tue mani spostarmi i capelli dal volto, i tuoi occhi verdi cadere nei miei, e i nostri respiri distruggersi troppe volte. Poggi le tue labbra sulle mie, come se fosse naturale, come se fosse giusto, lasciandomi senza fiato. Non riesco ad allontanarti.
“Mi dimentico sempre di quanto tu sia sensibile ai miei baci.” Sussurri, allontanandoti lentamente. Ti alzi, scompigliandomi un po’ i capelli, raccogliendo i tuoi vestiti sparsi per il pavimento. Te ne vai, lasciando per tutta casa la scia del tuo profumo. Afferro il cellulare, per controllare l’orario,e mi accorgo che sono le sei di mattina. E tu te ne sei andato, di nuovo.
Sono le sei di mattina, e io ho ancora troppi ti amo incastrati tra le labbra e che non riesco a dirti.
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Non so, avevo voglia di scrivere ed è uscito fuori questo :)
E' una piccola OS, niente di che, ma spero comunque che in qualche modo vi sia piaciuta!
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Scratch
FanfictionE vorrei essere come quella sigaretta che hai tra le labbra, quella di cui hai costantemente bisogno ogni giorno. Ma per te, non sono altro che la cenere.