Come Empèdocle

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  • Dedicata a La Porzio <3
                                    

"Se ami qualcuno per la sua bellezza, quello non è amore, ma desiderio.

Se ami qualcuno per la sua intelligenza, quello non è amore, ma ammirazione.

Se ami qualcuno e non sai perché, ecco, quello è amore."

Il mio nome è Kate, o meglio, Katherine Caroline Sawyer. A sedici anni, ero una liceale. Ma non per mia scelta, che sia chiaro. Frequentavo lo scientifico perché me lo avevano imposto, ma io avevo solo un obiettivo nella vita: scrivere. Amavo inventare delle storie, dare vita a dei personaggi, immedesimarmi in essi. Ovviamente questa mia passione per la scrittura non era contemplata dai miei familiari. Nonostante io non amassi la scuola, ero fortunata, perché il mio cervello faceva tutto al mio posto. Potevo anche non seguire la lezione, e lui immagazzinava ogni cosa. Diciamo che in questo modo me la sono sempre cavata egregiamente. Ma ancora adesso non riesco a capire perché il destino mi avesse messo nella stessa classe di Gavin Ryan. Non avrebbero potuto infilarmi in un'aula insieme alla mia migliore amica, Lorelay Dornan? E invece mi ritrovai nella III B, con solo tre ragazze oltre a me, e diciotto maschi. Tra cui proprio Gavin Ryan. Era la persona più spregevole del pianeta: un arrogante e sprezzante signor-so-tutto-io, che non faceva altro che contraddirmi in ogni occasione. Il problema era che aveva sempre ragione lui. Ironia della sorte, era anche seduto nel banco vicino a me. Ma, a dirla tutta, avevo cose più importanti a cui pensare. Tra cui i miei genitori. Mio padre aveva abbandonato mia mamma molto tempo prima, quando rimase incinta di me; non volevano il peso di un figlio. E ancora adesso, mia madre continua a non accettarmi. Beh, mettetevi nei miei panni, non è bello sentirsi un errore. Provavo un odio compulsivo verso tutto ciò che mi circondava. Odiavo mio padre perché ci aveva abbandonate. Odiavo mia madre perché non voleva far realizzare il mio sogno. Odiavo le poche ragazze della mia classe, in particolare una certa Delaine Smith, perché erano delle ochette che pensavano solo a cambiare fidanzato ogni giorno. Odiavo i miei professori, perché a loro non andava giù che io fossi brava a scuola, nonostante non facessi nulla. Ma soprattutto odiavo Gavin Ryan. Una volta mi definì asociale, e lo odiai, perché era la verità. Non parlavo con nessuno di mia spontanea volontà e non volevo relazioni di alcun tipo. Anche Lorelay si era allontanata da me, perché aveva trovato il ragazzo, e di certo non poteva perdere tempo dietro ad un'asociale. Molti pensavano che io fossi una depressa, ma in realtà volevo solo chiudermi nel mio castello fatto di carta e penna e non farci entrare nessuno. Non mi vestivo neanche da depressa, anzi, cercavo sempre di valorizzarmi. Volevo soltanto stare da sola. Ma poi un giorno di Dicembre avvenne l'impensabile: mi innamorai di Gavin Ryan. Quel giorno, tra gli interrogati, solo io ero preparata, e presi anche un bel voto. Ma quando stavo per tornare al mio posto, Delaine Smith osò dire a tutta la classe:

"Ecco qua, la secchiona..."

Io non ci vidi più. Mi fermai di scatto e impallidii, mi si appannarono gli occhi dalle lacrime e uscii dalla classe senza neanche chiedere il permesso. Ignorai tutti e mi rifugiai sulle scale d'emergenza esterne. Faceva freddissimo, ma non me ne curai. Strinsi le ginocchia al petto e piansi come non facevo da troppo tempo. Sentii la campanella che segnalava la fine delle lezioni, ma io rimasi lì, immobile, a passare in rassegna la mia vita. Loro mi chiamavano "secchiona", "sfigata", "cicciona". Non si sbagliavano. Non ero mai piaciuta a nessuno, neanche a me stessa. Volevo farla finita per sempre. Avevo tentato più volte il suicidio, ero autolesionista, e diventai anche bulimica. Ma, mettendo un paio di frasi insieme su un foglio, capii che il mio destino era dedicarmi alla scrittura. E da lì infatti iniziò la mia rinascita, la mia resurrezione, il Colle della Grazia dopo la Selva Oscura dantesca. Ma quel giorno, dopo aver sentito ancora una volta "quella" parola, la fortezza che avevo costruito con tanta fatica intorno a me, crollò in mille pezzi.

"Dai entra, o congelerai qui fuori."

Era Gavin, che mi riportava alla realtà.

"Sparisci."

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