act. I

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Eijiro aprì la porta del condominio, esausto, l'università e l'impiego part-time lo consumavano ogni singola giornata, ed entrò in ascensore, appoggiandosi contro una delle pareti, mentre il cubicolo saliva al proprio piano.

Si scaldò piano le mani con il fiato caldo, sfregando poi i palmi tra loro, quell'inverno si dimostrò più rigido di quanto si era potuto immaginare.

Raggiunse il pianerottolo, e uscì una volta che le porte dell'ascensore si aprirono, avviandosi alla soglia del proprio appartamento, cercando la chiave di esso tra quelle nel mazzo disordinato.

Sbadigliò per quelli che furono dei buoni secondi, facendo il suo ingresso nell'abitazione "sono tornato" fu tutto ciò che proferì, lasciando cadere lo zaino sul parquet "Katsuki?" si permise di chiamare il nome di colui che era il proprio compagno, avviandosi in camera da letto non udendo alcuna risposta in precedenza.

Si portò indietro le ciocche, sfilandosi il giubbotto pesante, tenendolo sul braccio, incespicando poi su un indumento a terra nel corridoio.

Eijiro aggrottò la fronte, alzando lo sguardo, proseguendo a scrutare quella scia di abiti abbandonati al suolo, e li contò.

Due maglie, due paia di pantaloni, e uno di essi apparteneva a Bakugo, li avrebbe riconosciuti al sol tatto, infine due boxer dimenticati in malo modo davanti la porta semiaperta della stanza, e il proprio battito perse quello che fu un soffio.

"non ancora" implorò in quello che fu un flebile anelito di voce, avvicinandosi con il tremore di un profondo terrore che sarebbe sfociato in lacerante agonia.

Udì gli affanni, la pelle madida di sudore schioccare con prepotenza, l'aria divenire densa di quello che era il miasma del sesso, e fece, con atroce sofferenza, la propria entrata in quella stanza che doveva emanare l'unico aroma del loro di amore, di sé e Katsuki.

Bakugo possedeva con violenza lo sconosciuto, il quale incapace di contenersi gli graffiava il derma della schiena e lo lacerava.

"fuori" la voce di Kirishima si spezzò a metà strada dal proferire la parola in tutta la sua interezza, e in quell'istante Katsuki si fermò, a un passo dall'orgasmo.

"chiunque tu sia, esci da casa mia" strinse i denti, Eijiro, facendo in modo che il giovane privo di nome scendesse dal letto a raccogliere le proprie vesti e si chiudesse la porta dell'appartamento alle spalle.

Katsuki rimase con il viso rivolto ancora verso il materasso, non lasciando che le proprie labbra si permettessero di far fuoriuscire alcuna parola.

"cambia le lenzuola, per favore" esalò, Eijiro, posando la giacca, avviandosi in cucina "raccogli i tuoi vestiti dal corridoio" terminò, celando quella morsa ferrea e penetrate che gli straziava le membra all'altro.

Non rimembrava neppure come tutto ciò accadde, Eijiro, il dolore, le lacrime, la sofferenza che presto divenne un abitudine giornaliera e la costante consapevolezza di non valere abbastanza per Katsuki tanto da obbligarlo a giacere con altri.

"mi dispiace" fu tutto ciò che proferì Katsuki, alle spalle di Kirishima ai fornelli.

"lo so" mormorò il rosso, con tono basso, ancora lievemente tremante, come se non riuscisse mai ad abituarsi del tutto a tali improvvise evenienze, ormai troppe "va bene" voltò di poco il viso verso egli, forzando un pacato sorriso.

Entrambi si conobbero per quello che fu un caso, Katsuki troppo ubriaco per completare un pensiero di senso compiuto, Kirishima troppo genuino per non cercare di accompagnare il biondo a casa integro.

Accadde in quel modo, non vi fu alcun rapporto fisico, non che il brillo Katsuki non lo bramasse, ma Eijiro non possedé il fegato per approfittarsi dell'altro e attese l'indomani sul divano dell'appartamento del biondo, mentre questo riposava profondamente sul proprio letto.

SINS // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora