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Mi trovo all'ingresso della clinica psichiatrica e sono indecisa sul da farsi. Sono appoggiata al muro e divoro nervosa quel che rimane delle mie unghie, non so se entrare o meno, se entrassi temo di rovinare i ricordi felici e spensierati che ho di lei, ma se non lo facessi non vorrei rimpiangere la mia decisione in futuro. Bene, raccolgo tutto il coraggio che ho e con un sospiro mi allontano lentamente dalla clinica, o almeno questa era l'intenzione. "Signorina Lauren?" sento chiamarmi da una voce più che familiare. Mi volto ed è strano vedere un volto familiare in un luogo a me così estraneo. "Susan, salve, cosa ci fa lei qui? Sono anni che non la vedo." Ha ancora lo sguardo gentile che ricordavo, i capelli corvini sono ora contrastati da fili di capelli bianchi e più rughe rispetto a quante ne ricordassi le contornano il viso. Mi sorride e le si formano le sue caratteristiche fossette "Di tanto in tanto vengo a far visita a sua nonna, non me la sono mai sentita di abbandonarla, non dopo quello che accadde. E lei signorina? Come mai qui, non l'avevo mai vista in clinica in questi anni?" Come avrei potuto? Nessuno mi permetteva di farlo. " Si beh, sa quanto può essere impegnativa la vita di un adolescente, e a dirla tutta, ero un po' riluttante sul recarmi in questo luogo, così come lo ero prima che mi vedesse, sono molto combattuta, vorrei tanto vederla, ma non so come reagirebbe, lei sa dirmi qualcosa sul suo stato?"
"Perché non ci accomodiamo nella sala d'attesa? Così sarà più comodo parlare." Le faccio un cenno d'assenso e mi conduce all'interno della struttura. Saluta una donna di nome Marie seduta dietro un enorme scrivania e sovrastata da cartelle e documenti, poi mi conduce verso un piccolo corridoio asettico e dalle pareti verdi, infine in una stanza con file di sedie e due distribuitori per bevande e cibo. Ci sediamo in fondo alla sala e inaspettatamente Susan prende le mie mani e le posa fra le sue "È cresciuta così tanto signorina, le farà così piacere vederla. Sebbene sia anch'io allarmata dalla reazione che potrebbe avere, sono certa che le farà bene vedere un membro della sua famiglia. Nei suoi momenti di lucidità parla spesso di lei e di come giocavate e divertivate quand'era bambina, purtroppo, però, questi momenti sono rari. I ricordi negativi prendono il sopravvento su quelli positivi e le crisi non tardano ad arrivare quando accade, continua a sostenere le sue teorie e ad affermare di non essere malata, mi si spezza ancora il cuore a vederla. Mi ha chiesto se so qualcosa sul suo stato, ma questo quanto posso dirle, il resto dovrà scoprirlo da sè." Non so cosa dirle, sembra tutto così assurdo, e se qualcuno scoprisse dove mi trovo, non oso immaginare le conseguenze, ma sono anche il tipo che opta per il ' o la va, o la spacca'. Vorrei porre tante di quelle domande a Susan, ma sento che non è il momento, che mi ha già detto il necessario, sento che è arrivato il momento di affrontare questa situazione e di far visita alla nonna. "Susan, mi ha fatto piacere incontrarti, credo sia arrivato il momento di andare da lei, spero di rivederti." Ci alziamo entrambe e la saluto con un lieve abbraccio, si scosta e si allontana uscendo dalla sala. Esco anch'io e la guardo andar via, poi si volta e rivolgendomi un lieve sorriso dice:"Ne sono certa."
Mi reco dalla donna seduta dietro la scrivania con la mente piena di pensieri. "Buongiorno, sono la nipote di Audrien Celesti, può mostrarmi la sua camera?" Le dico mostrandole la carta d'identità. Scompare dietro una montagna di documenti e torna facendomi firmare una scheda, dopodiché si alza e mi fa strada lungo il corridoio che ho percorso prima con Susan. Entriamo in un ascensore e saliamo al terzo piano, poi imbocchiamo un corridoio molto ampio, ci sono molti medici e infermieri che sbucano da stanze e altre direzioni, la donna rimane in silenzio finchè non arriviamo ad una porta che bisogna aprire inserendo un codice, la donna lo inserisce e prima di andar via mi augura buona fortuna. Un brivido mi percorre lungo la schiena, inquietante Marie eh, non deve essere salutare lavorare seduta a una scrivania, me ne ricorderò in futuro. Sbatto un po' i piedi a terra per smorzare la tensione, quindi mi faccio coraggio, abbasso la maniglia ed entro. Ma ciò che mi trovo davanti non è esattamente la scena filmistica che mi aspettavo di vedere.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 27, 2022 ⏰

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