✯Lost memory of a starry night✯

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Le gambe le facevano male, tremavano non riuscendo più a reggere il peso del suo esile corpo.
Aveva il fiato corto, quasi come se le mancasse l'aria nei polmoni.
Il cuore batteva forte bel suo petto, minacciando di esplodere, nonostante tutto ciò, continuava a correre il più velocemente che poteva.
Sfrecciava nel buio della notte, senza sapere dove fosse e dove stesse andando.
Come meta le sarebbe andato bene qualsiasi luogo che non fosse quella gabbia.
Più si allontanava, più non sentiva quelle manette che per anni l'avevano imprigionata là dentro; sentiva i suoi polsi e le sue caviglie libere, non avendo più il peso di quelle catene a tenerla sempre ricurva sul suo scrittoio le sembrava quasi di volare.
Tutte quelle sensazioni che provava erano per lei indescrivibili, non riusciva a ben capire quale emozione le stessero facendo sentire.
Gioia?
Paura?
Speranza?
Rimorso?
Non sapeva darle un nome preciso, ma questo poco importava, non necessariamente si doveva eticattere tale emozione.
Da che stava volando libera da qualsiasi catena nella notte, a che si ritrovò per terra, distesa su un morbido letto d'erba.
Aprì lentamente i suoi occhi scuri, alzando lo sguardo al cielo cosparso di stelle: il riflesso di quest'ultime sembrò illuminarle lo sguardo.
Da lì su, chissà quante cose avevano visto, a quante avventure avevano partecipato.
Ora la stavano guardando, l' avevano vista calarsi giù dalla finestra della sua camera e uscire dal cancello della sua reggia, correre per quel piccolo e buio boschetto fino allo sfinimento ed ora la stavano guardando.
La stavano guardando distesa sull'erba, con le guance arrossate sul pallido viso, il capelli corvini lisci come la seta sparsi per terra, sul volto , avvolta nel suo candido e caldo giaccone e con un sorriso stanco. Poteva considerare quelle stelle le spettatrici della sua fuga, che osservano ogni suo piccolo movimento e, chissà, magari anche giudicandola.
Provò ad alzare la mano, come se volesse provare a sfiorare quei fari luminosi, era talmente stanca che nemmeno riusciva ad allungare il braccio.
Aveva appena iniziato il suo lungo viaggio ed era già sfinita?
Isaac si sentì quasi patetica.
Dopo tutti gli sforzi che aveva fatto fino a quel giorno, si era già fermata.
Quella situazione era patetica, molto probabilmente anche lei lo era.
Tirò un lungo sospirò, non aveva nemmeno le forze di voltare il capo per distogliere lo sguardo dal firmamento.
L'unica cosa che riusciva a fare era chiudere gli occhi, godersi il fruscio delle foglie che venivano mosse da quella leggera brezza ed aspettare Il mattino.
Ripromise a sé stessa che avrebbe ricordato a vita quella notte e soprattutto quel cielo stellato, il primo che non guardava dalla finestra posta davanti al suo scrittoio sommerso dai libri.
Quella promessa non verrà mai mantenuta, così che il ricordo di quella notte diventi una memoria perduta di una notte stellata.

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