17. IL DARK LITHIUM (REV)

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La pioggia battente picchiettava sull'ampia finestra posta al lato del corridoio del terzo piano del Centro di aggregazione, creando rigagnoli d'acqua trasparente; una pioggia che cadeva copiosa sugli alberi di pepe rosa che ornavano il cortile del Centro e visibili dal punto in cui Ariel era in attesa di parlare con Simon, con i palmi sul davanzale di marmo, immersa in oscuri pensieri che le fecero appoggiare la fronte al vetro dell' ampia finestra, chiudendo gli occhi in un lungo sospiro.

Da lì, poté vedere l'arrivo di Heliu e Lucia che correvano schizzando dalle pozzanghere, completamente sudici d'acqua ma stretti l'uno a l'altra sotto la giacca di pelle del ragazzo.

Non avrebbe voluto vedere anche quella scena che le procurò fitte allo sterno come stalattiti conficcate nell'animo.

Così si voltò verso la porta, dopo aver atteso il coraggio di comunicare a Simon la sua volontà: andare alla festa annuale del Dark Lithium.

Era la festa a cui tutti i laureandi cercavano di infiltrarsi e che si svolgeva nel lido appartenente alla famiglia Damian ogni anno da almeno cinque estati e Ariel non era mai riuscita ad entrarci, osservando dal parapetto del lungomare le giovani figure dei colleghi dell'università muoversi sinuosamente, al suono della tipica musica latina del Dark Lithium.

Dopo tutto quel pensare, Ariel bussò leggermente alla porta di legno massello dello studio di Simon, quasi senza sfiorare la superficie legnosa e ruvida, aspettando il suono delle parole del padre che la invitavano ad entrare.

«Avanti!»

Aprendo la porta vide Simon con la fronte poggiata sui polpastrelli della mano destra, con gli occhi chiusi e il respiro concitato.

Ariel deglutì in un momento di ripensamento.

Cosa stai facendo, Ariel?

Una voce, risalente dal cuore palpitante, la richiamò, mentre si avvicinava lentamente alla scrivania.

«Simon...» disse, incerta.

«Sì, Ariel. So già cosa vuoi dirmi.»

Ariel fece un profondo sospiro, chiudendo gli occhi e serrando la mascella, decisa nel compiere il suo proponimento, qualunque cosa le avrebbe detto Simon.

Così attese, stringendo le braccia al petto, senza sedersi.

«Non penso, certo, che tu voglia chiedermi il permesso per andare alla festa del Dark Lithium...» sospirò il padre, volgendo lo sguardo accigliato alla giovane «Tuttavia, speravo che il mio parere contasse di più per te.»

La ragazza avvertì un colpo al cuore, considerando quelle parole come una lama affilata, capace di ferire l'anima, con rude sincerità.

«Quindi, è così. Hai deciso anche tu di non credermi»

La voce di Simon era un soffio flebile, di chi è stanco di pronunciare parole che sarebbero state gettate al vento; lo sguardo duro e scavato dalle occhiaie, le incuteva timore.

Così si avvicinò alla scrivania, accarezzandone i bordi levigati con i palmi sudati.

«Io voglio solo trovare Joshua» disse, fissando gli occhi nei suoi e curvando la schiena nella sua direzione.

«No» rispose atono il padre, «tu vuoi vendicarti di Acab.» guardando oltre la sua figura.

«Può essere» commentò, abbassando il mento.

«E pensi sia così semplice? Sei davvero così sicura di cavare dalla bocca di Acab la verità?»

«Certo che no!»

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