Blu e rosso

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Goool! La squadra padrone di casa mette a segno un'altra rete. Dopo questo punto la Vittoria del titolo appare ormai vicina. Dagli spalti i tifosi sembrano impazziti. Urla di giubilo si mischiano a cori. Il pubblico è in delirio.

Mi sono sempre chiesto come sia. Com'è stare su un campo di terra e correre dietro ad un pallone, sapendo che milioni di persone stanno osservando i tuoi gesti.
Lo stadio olimpico era gremito. Un cielo terso dominava la scena. Qualche nube sparsa qua e là puntellava di rado quella nitidezza. Le gradinate erano piene come non mai. Allo stadio c'erano dopo tanto tempo le famiglie. Bambini e mamme che sorridevano accanto ai papà trasportati dalla foga agonistica. Sorrido ogni volta che ruoto la testa. Mi sembra che lo sport non sia mai stato così bello. In campo giocano la Roma e la Lazio. Il derby capitolino rappresenta da sempre uno dei grandi classici del calcio. Negli ultimi anni purtroppo, si sono spesso succeduti episodi di violenza, scene di guerriglia, e scontri tanti feriti e morti. Per una partita. Quanto male hanno fatto allo sport questi fatti. Per questo oggi è una giornata memorabile. Si sente uno scoppio, sembra che parte dello stadio cada. Hanno perso. I rossi hanno perso. I blu hanno perso. La curva Nord implode su se stessa. Le urla di giubilo sono ora stridore di morte. Poco dopo anche la sud, sotto gli sguardi inermi di tutti, la segue. Sangue. Morte. Disperazione. L'inferno ha varcato le colonne d'Ercole per venire a farci visita. Come Ulisse tento di fuggire corro fino ad avare il cuore in gola. Un silenzio assordante precede e segue la caduta delle tribune . La dea bendata ha voluto che io mi salvassi. Riesco ad uscire appena in tempo. Non credo ai miei occhi. Sembra che lo stadio sia stato bombardato. Vedo una mamma distesa in terra, priva di vita, ha ancora in braccio il suo bambino, egli respira ancora, cerco di avvicinarmi per salvarlo. Faccio appena in tempo a scansarmi che un grosso blocco di cemento divide in due metà la minuscola testa del bambino. Il suo cervello schizza e si sbriciola in mille parti. Sento le sirene. Anche un cavallo giace in terra, sul suo dorso i resti dell'agente di polizia. La candida divisa bianca è ora un miscuglio terrificante di fango e sangue. C'è una piccola lanterna, la fiamma è ancora accesa. Sopravvive. Va avanti. Il disastro non ha colore. Non è blu. Non è rosso. Ma non ha nessun'altra sfumatura. È tutto e niente. È bianco e nero.
Mi appresto a cercare superstiti. Mentre cammino sulle rovine noto nell'aria una fuliggine. Come di pioggia nera. Come di cenere. I cocci aguzzi sono pericolosi e i resti di un giornale con ancora attaccata la mano che lo reggeva pendono da una trave. Un uomo urla. La sua gamba è stata recisa di netto. Il sangue zampilla dall'estremità mutilata. Mi sfilo la giacca tampono la ferita. È tardi. È dannatamente troppo tardi. Alzo gli occhi al cielo terso. Non c'è più. È tutto grigio. Una polvere rende l'aria irrespirabile. Le ambulanze incominciano ad arrivare. Vedo delle persone che scavano a mani nude. Alcune si feriscono. Altre demordono. Mi tocco il fianco. La mano è rossa. Uno squarcio non troppo profondo si è aperto fra le mie carni. Non ricordo di essermelo procurato. Non ne sento il dolore. Le forze mi vengono meno e cado così come fa un corpo morto.
Quando mi sveglio sono in un letto d'ospedale. La stanza è composta dal mio e da altri tre letti due dei quali attualmente vuoti. Ho un tubo attaccato al braccio e una mascherina sul naso. Respiro a fatica e l'addome mi duole ad ogni minimo spostamento. Non c'è nessuno. Un medico si affaccia e gentilmente si preoccupa di sapere come sto.
< Sa dov'è?>
< In ospedale immagino.>
< Immagina bene , mi sa dire il suo nome?>
< Mi chiamo, ehm , > non lo ricordo, sudo freddo , cerco il portafoglio con i documenti, non lo trovo.
< Si sente bene?> Mi iterroga il medico
< Non trovo i documenti> rivelo io
< mi sa raccontare cosa è successo?>
< Io...non lo ricordo>
< Capisco> mi fa eco il dottore.
Mi visita in maniera accurata e poi si consulta con uno che deve essere il promario del reparto, ma non indosso gli occhiali quindi non riesco a leggere il cartellino.
<lei > incomincia quello che penso sia il primario < ha avuto una emorragia abbastanza importante, tuttavia non è stata quella a causarle la forma di amnesia che lei sembra riscontrare. A seguito di un forte trauma lei ha riportato danni alla corteccia cerebrale. Non siamo attualmente in grado di dirle se tale stato sia permanente o solo temporaneo. Faremo tutti gli esami del caso e approfondiremo tutte le piste. Deve solo averw pazienza e fiducia. >
< Amnesia? Cioè ho perso la memoria, ma ritornerà?>
< Lei ha perso solo la memoria affettiva ovvero quella riguardante le relazoni e le conoscenze delle persone, come ho già detto non possiamo prevedere se questo stato perdurerà o meno. Non è venuto nessuno a trovarla?>
< No nessuno>
< Lei ha una fede al dito> risponde da dietro il medico della visita
< Già, c'è scritto Valentina>
< Chiamiamo la polizia, magari qualcuno ha denunciato la sua scomparsa>
< Sì sono d'accordo> rispondo io
Non so chi sono. Che vita abbia. Cosa mi sia successo. Ho la testa che mi sta esplodendo. Mi sento così dannatamente solo. Vorrei porwr fare qualcosa, ma,non posso neache camminare. Scoppio in lacrime. Attorno a me solo bianco. L'agente di polizia arriva poco dopo, è un ragazzo napoletano, deve avere non più di trent'anni.
< Buongiorno> mi saluta sorridendo
< Buongiorno,> rispondo io con tutta l'affetto che riesco a. All'improvviso sento un tiepido calore nel petto.
< Come sta?>
< Sono stato meglio ma non mi lamento> faccio sorridendo
< Bene, non ho buone notizie purtroppo>
< Mi dica, tanto >
< Dalle denunce fatte negli ultimi tre giorni nessun profilo corrisponde al suo. >
< Lei mi sta dicendo che nessuno ha denunciato la mia scomparsa?>
< No, nessuno>
< Ma io sono sposato. Ho anche l'anello. Vede? Mia moglie si chiama Valentina.> E lo indico fieramente
< Ci credo, però purtroppo non risulta nessuna Valentina fra le denuncianti . > e ricontrolla i fogli che ha con se
< Capisco >
< Sono mortificato davvero, cercherò di fare il possibile per rintracciare la sua identità o qualcuno che la conosca >
< LA.ringrazio>
E si congeda.  Un silenzio ingombrante pervade l'aria. Sento i rintocchi dell'orologio che è sul muro. Provo a dormire. Non riesco mi innervosisco.
Dalla finestra non si vede nulla. Ci sono dei lavori. I ponteggi del cantiere impediscono la vista. Deve piovere. Sento il ritmo caduco delle gocce sul ferro. Mi portano la cena, non mangio non ho fame. La
La notte è tormentata. Non chiudo occhio. Mi sforzo di ricordare. Nulla.
La mattina giunge non senza problemi. Ma sono sopravvissuto incolume.
Il dottore, dopo colazione mi porta a fare la risonanza. I danni non sembrano permanenti. Il tregitto del ritorno è silenzio. Non parliamo. Anche l'esito mi viene comunicato in modo meccanico. Arriva il pranzo. Nessuna novità. Il pomeriggio mi faccio portare un linro. Uno, nessuno e centomila. Ricordo che mi piaceva. Che lo stavo leggendo prima di tutto questo. Non ricordo di che perlasse.
Passa un giorno, sono a metà. Il cielo deve essere ancora nuvoloso perché non entra neanche un filo di luce.
Ne trascorre un altro, ormai ho quasi finito, il pranzo oggi non era male.
Ancora uno, ho finito già dalle prime ore della mattina. Il poliziotto non è più venuto.
Che senso ha.

L'eterno riposo splendi a lui o signore, donagli la pace perpetua, amen.

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