My Loop

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My Loop 30.07.2017

Non so quando precisamente sia successo.
Quando ho iniziato a sentir addosso la tua mancanza, come un'ombra nelle giornate grigie.
So per certo che deve essere almeno la motivazione delle mie brutte abitudini. Per quanto tardi io possa svegliarmi, arriva il momento in cui devo aprire gli occhi e rendermi conto che persisti, nonostante il tempo.
Ed è bello sentirti così addosso, sentirmi così vicina per quanto invece inesistente nei tuoi pensieri.
Sei come quel giubbetto che, nonostante l'arrivo della bella stagione, continui a indossare perché ti dà quel senso di sicurezza.
Nonostante la temperatura non permette più l'utilizzo di capi pesanti, continui ad indossarlo perché ti fa sentire bella, da una visione diversa agli occhi altrui e nasconde tutte le tue paure lasciandoti libera di vivere.
Per cui io continuo ad indossarti senza rendermene conto.
Io continuo a vivere questi giorni senza percepirne il senso, sono solo minuti, ore che attendo che passino in evenienza di qualcosa.
Molti dicono che si torna a stare bene all'improvviso, una persona che stimo molto mi ha detto di ricordarti come un bel film "interessante".
Ora però sono ancora in coda a fare i biglietti, il film inizia tra pochi minuti e ancora dobbiamo prendere i pop corn, ma tu mi consoli dicendo che comunque prima del film, c'è la pubblicità.
E ora che siamo usciti perché terminato il film, non so dirti se mi è piaciuto o meno.
So per certo che farò riflessioni sul personaggio, su come sia stato bravo a recitare, su come io mi sia innamorata di questo personaggio nonostante non sia stato spiegato bene.
Uno di quei film che ti tiene con la visione fissa, dove amerai ogni scena senza però spiegarne il senso.
E tutti hanno amato quel personaggio, forse perché quando un protagonista muore, crea comunque tenerezza e incomprensione nel pubblico.
"Ma perché è morto? Potevano farlo vivere?" ma senza la sua morte, non avrebbe avuto lo stesso sapore, non credi?
E questo suo morire, distoglie l'attenzione dal co-protagonista, lasciando zero spazio al suo sentirti solo.
E' morto un protagonista e l'altro anche ma a nessuno verrà in mente.
Ora raccogli quella sensazione di non riuscire a spiegare il senso di molte scene, la sensazione di aver visto il tuo personaggio preferito morire, mentre stai per accendere la macchina, resti per qualche minuto in trans alla ricerca di risposte. Ora, io, non so guidare, non ancora.

Per cui non riesco a mettere in moto anche se mi hai fatto vedere come si fa, non riesco a partire e resto quindi con questa sensazione.

Questo è uno di quei periodi dove semplicemente aspetti che il tempo passi, come quando prendevo il treno e quei cinquanta minuti potevano esser paragonati a uno spreco di tempo.

Non me ne fotte se era l'attesa per vederti, un momento rilassante per godermi il rumore delle rotaie, l'occasione per riflettere su molte mie dinamiche.
So solo che per arrivare a te, era tempo in eccesso, come quando attendi dal medico, vorresti davvero poter prendere quei minuti e strapparli via.

Come io vorrei strappar via ogni Domenica.
La Domenica.. sicuramente ora la viviamo diversamente.
Per te è ancora motivo di visita, di festa, d'incontro, di baci e di fuga dalla quotidianità.
Per me rimane quell'attesa, quel prepararmi consapevole che nessuno verrà a trovarmi, quell'agitarmi perché non condividiamo più la stessa ansia e colpevole perché faccio si che rimanga addosso come quel giacchetto.
Ogni Domenica è un solo trascorrere di ore, prossima a qualsiasi altro giorno che scorrerà, dove cosciente o meno, ogni impegno cancellerò.
E lascerò trascorrere ogni cosa, perché inconsciamente, seduta su questa sedia, con la tua maglia preferita, pronta allo stesso orario di sempre, ti aspetterò suonare il citofono.
Ma mento, io oggi mi sono solo preparata come sempre, mi sono vestita bene perché mi andava e ora, fumando, decido come impiegare la giornata.
Buffo come due frasi compiute non convincono allo stesso modo, vero?
Ma è normale, insomma.. tutti lo dicono.
"Passerà, è solo il primo periodo".. lo hai detto anche tu.
E forse vederti gestire questi miei sentimenti come una semplice frattura alle ossa, come una semplice attesa verso qualcosa di bello, come un evento che "accade".. ha contribuito a non farmi guarire.
Non potrò mai sapere se mentivi, se fingevi per proteggermi, se in cuor tuo riservo ancora un angolo di speranza lontana.. ma probabilmente si, e me ne convinco perché per ora non ho molte alternative.
Ecco, mi sto avvicinando piano ad un argomento di cui dovrei tener le distanze. Non leggerai mai di queste righe, sto solo fantasticando che un giorno tu trovi queste pagine e incuriosito, inizi a conoscere quelli che sono ora i miei pensieri più egoisti.
Ebbene sappi che non ti lascio andare.
Mi spiego, probabilmente non mi cercherai mai, perché semplicemente starai bene, perché semplicemente non crederai ne varrà la pena e perché semplicemente, questo stato d'animo è solo mio.
Ma non ti lascio andare.
Egoista come sono, sono appassionata di un'arte al quanto egocentrica.

Pensi che scattare foto sia un sollievo? E' solo un balsamo di miele e neve sopra a ferite aperte.
Si è così bastardi quando si decide di scattare una foto.
Decidi che stai rubando l'anima a quel soggetto in un 1\125 di secondo, non ne stai chiedendo realmente il permesso, lascerai andare via il corpo una volta scattato.

E io ora mi sento come una macchina fotografica, ti ho rubato i momenti più intimi e, non intendo durante il sesso, intendo quelli che hai espresso guardandomi, quelli che senza appoggiare le nostre labbra, dettavano brividi lungo le mie braccia.

Presto diverrò un semplice pezzo di carta da cui non puoi sfuggire.
Se sorridevi in modo sincero, rimarrai col sorriso sincero, se invece dentro te avevi una tempesta in corso e l'hai nascosta.. Rimarrai ugualmente col sorriso sincero.
Ma non me ne accorgerò, comprendi?
Vedrò solo due persone che si amano, di cui ho rubato spesso l'anima perché egoista, i sogni li faccio miei anche quando finiscono.
Ecco di chi (ti) sei innamorato.
Di una sognatrice bastarda ed egocentrica.
Perché standoti accanto solo un cieco non potrebbe rubarti, peccato che io posso parlare metaforicamente ora.
Sei complice, riesci a diventarlo nella follia, nella tristezza, nel dolore e nell'amare.
E ora sei complice di un'anima che stringe le tue spine sorridendo, ma non lo saprai.
Eravamo complici che sognavano in alto, solo che io ho smarrito il paracadute e ti vedo percorrere il cielo senza paura, forse tentata a gettarmi senza precauzioni.
E io ti ho augurato il meglio ma mentivo.
Mentre ti dicevo addio, c'era un urlo senza voce che ti chiedeva di restare. Mentre ti urlavo addosso invece, c'era la stessa bambina di anni fa che in ginocchio, tirava i jeans di mio padre e lo pregava di non aprire la porta. Mentre faccio "trascorrere" i miei giorni, cerco senza motivo la tua macchina sotto casa.
Ma nessuno è mai rimasto dopo un addio, mio padre comunque aprì la porta e ci sono macchine che assomigliano alla tua.
E rimarrà forse questa la mia condanna, più della tua assenza, questo bisogno di poter sognare e idealizzare i miei desideri anche se distrutti.
Come quando si scatta una foto, dopo di essa puoi anche avermi uccisa ma in quel momento sorridevi, quindi per me abbiamo continuato a sorriderci.
E' un continuo loop il mio, in cui cambio il finale per evitare il mio stesso finale.

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