La ragazza si svegliò di soprassalto.
Uno strano rumore l'aveva svegliata e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. Si mise a sedere osservando nervosamente tutta la stanza, illuminata solamente dalla luce lunare che filtrava dalla finestra leggermente socchiusa. Le pareva che tutto fosse al proprio posto, confusa cercò di capire cosa fosse stato quello strano trambusto che aveva turbato il suo sonno.
“Magari è caduto un libro dalla libreria o c'è qualche ubriaco giù in strada che va addosso ai cassonetti della spazzatura” rifletté la ragazza cercando di calmarsi. Si voltò a sbirciare fuori dalla finestra per verificare che non ci fosse davvero nessuno fuori dall’abitazione.
All'esterno non c'era anima viva, ma il suo sguardo si fermò appena notò una piccola sagoma con le orecchie a punta appoggiata al davanzale della finestra. “Ecco perché mi son svegliata! E' il gatto dei vicini che è atterrato qui, probabilmente mentre scendeva dal tetto. Vabbé non importa, posso tornare a dormire” pensò, tirando un sospiro di sollievo.
Si sdraiò e appoggiò nuovamente la testa sul cuscino, ma appena chiuse gli occhi sentì una risatina echeggiare nella camera.
In quel momento capì. Non si trattava di un gatto e la paura prese il sopravvento.
La ragazza corse alla porta cercando in tutti i modi aprirla, non era chiusa a chiave eppure sembrava bloccata, voleva gridare aiuto però sebbene aprisse la bocca cercando di urlare, non riusciva a emettere alcun suono. L'agitazione con la paura che provava in quel momento le aveva fatto perdere completamente la voce.
Le rimaneva da fare soltanto una cosa.
La giovane iniziò a tirare disperatamente pugni alla porta. Il suo obiettivo era svegliare i famigliari, solo loro potevano salvarla da quella brutta situazione e sentendo quel rumore sarebbero accorsi nella sua stanza per controllare cosa stesse succedendo. Suo malgrado, si accorse ben presto che il resto della sua famiglia sembrava non sentire il rumore provocato dai suoi pugni.
Quando sentì un fruscio, la ragazza si voltò di scatto e notò che la sagoma, prima scambiata erroneamente per un gatto, era entrata nella camera, rimaneva però nascosta dietro la tenda fissandola, in attesa.
A quel punto afferrò uno a uno, i vari oggetti presenti sulla scrivania sistemata alla sinistra della porta, lanciandoli verso la tenda con la speranza di ferire l'intruso. Quando si rese conto di non aver più nulla da lanciare, udì nuovamente quella risata rimbombare nella stanza. La giovane si mise a fissare intensamente la creatura con uno sguardo di resa, la quale non si era mossa neanche di un millimetro, continuava a ridere e in qualche modo, la sua risata acuta riusciva a penetrante dentro la testa della ragazza.
Per tutta risposta l'essere ricambiò senza batter ciglio, sotto quello sguardo impassibile la ragazza si sentì rabbrividire persino l'anima.
Ritrovando un filo di voce balbettò – C-cos-cosa vuo-vuoi da m-m-me?
La creatura continuò a ridere acutamente, poco dopo si fermò di colpo, rispondendole – Vuoi dire che non hai ancora capito chi sono e il motivo per cui sono qui? Con tutti questi libri e l'aria da ragazza intelligente, vuoi farmi credere che non ci sei ancora arrivata da sola?
Gli occhi della ragazza a quel punto si spalancarono, vi si leggeva chiaramente la paura che tramutava in terrore, scosse freneticamente la testa pensando “No, non può essere vero… non ho fatto nulla di male, perché uno di loro dovrebbe essere qui?”
– Perché sei entrata in possesso di un oggetto prezioso e l'hai tenuto per te invece che consegnato subito alle guardie Migatika del tuo quartiere – rispose la creatura con noncuranza – Non ti sorprendere se riesco a leggere i tuoi pensieri, in fondo sono un Tuoska. Quindi sai benissimo che il mio compito è quello di punire chi non rispettano le regole di King Meflixe.
– T-ti pr-pre-prego no-non fa-farlo, con-conse-consegnerò tu-tutto dom-domani... an-anche ade-adesso… m-ma t-t-ti sc-scon-scongiuro n-n-non fa-far-farmi d-d-del ma-ma-male – balbettò disperatamente la ragazza, iniziando ad avvicinarsi lentamente alla finestra senza smettere di fissare neanche per un secondo l'ombra dagli occhi gialli, che a sua volta ricambiavano mantenendo lo sguardo fisso.
Infatti il Tuoska non batté neppure una sola volta le palpebre.
– Ci tengo a salvarmi la pelle, per me ucciderti o risparmiarti non cambierebbe nulla, ma in fondo non sono io che detto legge. Ora basta parlare, devo svolgere il mio lavoro, in fondo mi pagano per questo – disse sogghignando alzandosi in piedi e avvicinandosi alla giovane. Il Tuoska tentò di prenderle il viso nella sua mano, ma lei riuscì a schivarlo e si buttò velocemente giù dalla finestra senza pensare alle conseguenze della sua fuga.
La sua camera si trovava a quattro metri d'altezza dal suolo, essendo una moderna abitazione giapponese non era molto alta. Appena toccò il prato, sentì un dolore lancinante al braccio, non voleva neppure controllare la condizione del gomito, si alzò e iniziò a correre in direzione del cancello.
“Per fortuna sono una ginnasta e sono abbastanza agile, anche se questo non mi ha salvata, ma almeno l'atterraggio è andato bene. Ora devo raggiungere il cancello e chiedere aiuto ai vicini” pensò la ragazza senza smettere di correre.
Mentre svoltava l'angolo, inciampò in qualcosa. Rialzandosi si mise a esaminare in cosa avesse urtato il piede, capì subito che si trattava di un corpo e dopo una seconda occhiata scosse la testa inorridita. Era inciampata nel corpo della cameriera, la riconobbe a stento, poiché il viso della donna era completamente corroso.
– Pensavi davvero di sfuggirmi? – disse la voce rauca del Tuoska comparendo alle sue spalle. – Sei stata fortunata a non esserti tagliata, d'altra parte avevi la finestra aperta. Peccato mi sarei divertito di più se eri già ferita, ma poco importa, mi divertirò ugualmente a modo mio.
Consapevole di non avere più vie di fuga, la giovane riprese a farfugliare - T-ti scon-scongi-uro farò tut-tutto quel-quello che vu-vuoi!!! E-ecco pr-pre-prendi le chi-chiavi – mise le mani dietro il collo prendendo la fibbia della catenina, la slacciò e gliela porse. Nel girocollo vi erano appese quattro chiavi.
- In questo modo pensi di sopravvivere? Consegnandomi ciò che hai trovato? Tu volevi ingannare tutti quanti, credevi di aver trovato la chiave che apre il cancello che racchiude la città. Volevi scappare dal favoloso regno del nostro King Meflixe, sai lui detesta chi è ingrato e il tuo comportamento l'ha fatto infuriare. Io ho il compito di punirti per questo. Non importa se ora ti penti, quello che ti accadrà, dovrà essere una punizione esemplare per tutti – fece una pausa emettendo un'altra risatina acuta, poi continuò – Ma sii felice, la tua morte non sarà vana. Salverà la vita ad altri stupidi umani come te che pensano di riuscire a fregarci, è inutile, niente può essere nascosto a King Meflixe.
Una volta terminata la frase, l'aria intorno a loro divenne pensante. Portandosi una mano vicino alla bocca la ragazza iniziò a tossire e lentamente il suo viso divenne paonazzo, non riusciva più a respirare, la vista le si annebbiò e per restare in piedi si appoggiò al muro della casa. Le vennero i conati di vomito, ma la sola cosa che usciva dalla sua bocca era l'ossigeno dei suoi polmoni. A quel punto il Tuoska si avvicinò, la fissò negli occhi e piantò due delle sue unghie nei globi oculari della giovane, che rotolarono nel prato. Appena levò le dita, il volto fu ricoperto da lacrime rosse, non ebbe neppure il tempo di lamentarsi per il dolore, il veleno la uccise in meno di un secondo e il suo corpo cadde con un tonfo.
Leccandosi le unghie insanguinate, il Tuoska borbottò con disgusto – Gruppo sanguino 0, non è per niente compatibile con i miei gusti – prima prese il ciondolo che la ragazza stringeva senza forza nella mano poi raccolse un bulbo oculare.
- Ecco un altro occhio azzurro da aggiungere alla mia collezione – commentò, detto questo si allontanò.
I Migatika di pattuglia quando passarono davanti a quell'abitazione capirono cosa fosse successo, così si fermarono, iniziando a fare il loro lavoro di pulizia. Ripulire un luogo dove c’era stato un massacro da parte di un Tuoska era loro compito, in fondo avevano l'occasione di prendere cibo fresco da mettere nelle celle frigorifere della fortezza.
Nel frattempo il Tuoska si stava dirigendo verso la sala principale del castello, dove di solito si riunivano i suoi simili per discutere, bere qualcosa e vantarsi del proprio compito svolto. Si guardò intorno e con sua grande sorpresa vide che l'unica presenza nella stanza era quella dell'umano.
Si avvicinò al ragazzo che stava ripulendo accuratamente la sua katana. Dopo ogni scontro puliva sempre la lama per togliere il sangue dell'avversario ucciso, per evitare che si incrostasse e rovinasse la lucentezza della spada.
Il giovane lo salutò domandandogli – Salve compare, come ti è andata oggi? Sei riuscito a trovare qualcuno da punire o rimani anche stasera senza un soldo?
Per tutta risposta il demone ribatté – Evita di fare certe battute umano, se non vuoi fare una brutta fine.
- Su, su stavo scherzando. Dalla tua risposta presumo che sei riuscito a concludere qualcosa – continuò il ragazzo.
– Ci puoi scommettere, amico. Ho punito una ladra di chiavi. Oggi ne ha trovate quattro e non ha avvertito nessuno. Anche tu sai benissimo cosa vuol dire questo – il Tuoska rise di gusto – Oggi ti ho proprio battuto!! Perché pure tu sai quanto guadagnerò per questo ahahahahaha!
– Quindi hai giustiziato una ragazza che pensava di poter fuggire con la sua famiglia, perché ha trovato delle chiavi e aveva la speranza di aver trovato quella in grado di aprire l'enorme cancello che il nostro King Meflixe ha creato non solo per impedire a degli estranei di venire in città, ma per assicurarsi che nessuno sia in grado di scappare – commentò divertito. – Bravo Tuoska, bel lavoro! - a quel punto il ragazzo sogghignò – Io ho fatto di meglio. Mentre stavo facendo un giro di perlustrazione sui bastioni, ho trovato uno Shinigami che stava corrompendo un tuo simile. Ho ucciso entrambi, il mio lavoro è superiore paragonato al tuo, dopotutto hai solo raccolto un paio di chiavi inutili. Comunque si vede a occhio che non sono quelle del cancello. Secondo te il King Meflixe lascerebbe davvero in giro le chiavi della barriera che gli ha permesso di sottometterci? Soltanto gli stupidi credono alla diceria di una fantomatica chiave in grado di aprire la barriera. Mi dispiace, ma ti ho battuto anche oggi.
Trattenendosi nel prenderlo a sberle per la sua insolenza, l'unica cosa che il Tuoska disse fu – Domani non devi andare a scuola?
- Sì, devo andarci purtroppo. Bene, direi che per oggi ho finito. Ci vediamo domani – il ragazzo si alzò dallo sgabello dirigendosi verso la porta, ma prima di uscire si voltò aggiungendo - Ovviamente sempre se avrai ancora il posto da mercenario.
“Perché m'irrita così tanto ogni volta che apre bocca?” pensò il Tuoska “Non posso neanche dargli una lezione visto che è il prediletto di King Meflixe. Sono sicuro di non essere neanche l'unico a pensarla così”.
Shuda Kashinata in apparenza sembrava un ragazzo come tanti, con occhi marroni e capelli color castano ramato. Come i suoi coetanei passava la maggior parte del giorno a scuola e una volta conclusa tornava a casa. Una volta terminati i compiti, sempre ammesso che li faceva, non si recava in centro nelle sale giochi con i suoi amici, no quello non era nel suo stile. Egli si avviava di soppiatto verso il castello di King Meflixe per svolgere il suo compito, ovvero aiutare i Tuoska a punire gli umani che infrangevano le leggi del loro nuovo sovrano.
Oltre ad essere un lavoro per Shuda era anche un divertimento, poiché aveva occasione di scontrarsi con degli Shinigami, quindi era sempre una buona occasione per mettersi alla prova. Combatteva sempre con la sua katana che maneggiava come se fosse una piuma, in battaglia non era secondo a nessuno. All'inizio dello scontro non s'impegnava mai molto, preferiva stuzzicare l'avversario e osservare il suo modo di combattimento per poi poterlo colpire di sorpresa. Aveva deciso di diventare un alleato di coloro che si erano impossessati della città per un motivo che risaliva esattamente a due anni prima.
Un giorno mentre King Meflixe osservava il suo nuovo regno, per caso notò un giovane umano mentre si allenava in giardino con una katana. Aveva subito intuito le capacità di Shuda e decise che averlo come alleato si sarebbe rivelato utile. Quindi provocò un incendio la sera stessa nella casa di quel ragazzo che tanto gli interessava. Il giovane svenne e al suo risveglio il demone gli disse che era l'unico sopravvissuto della sua famiglia, King Meflixe aggiunse che aveva fatto di tutto per salvarli, ma purtroppo era giunto troppo tardi e aveva appena fatto in tempo a salvare lui prima che il rogo divorasse la casa. Per guadagnarsi la fiducia del ragazzo, uccise con le proprie mani un Migatika incolpandolo dell'incendio.
Era questo il motivo per cui Shuda era fedele al King e svolgeva il suo lavoro o quello che gli chiedeva di fare, all'ultimo componente della famiglia Kashinata del resto non importa nulla. Era l'unico umano ad avere il permesso di entrare e uscire liberamente dal castello di King Meflixe, molti Migatika quando lo vedevano passare per i corridoi o le scale si spostavano, perché lo rispettavano e temevano allo stesso tempo, specialmente per via della sua reputazione di abile spadaccino. Solo quando lo incontravano per le vie della città fingevano di controllarlo, trattandolo come tutti gli altri abitanti del luogo, per non svelare il suo collegamento con loro.
Da parte sua Shuda trattava con indifferenza tutti quanti, sia se si trattava dei suoi simili umani, sia se si trattava di Migatika o di Tuoska.
Entrambe le specie di demoni avevano lo stesso aspetto fisico robusto, orecchie a punta, corti capelli con varie sfumature di colori, occhi a forma di mezzaluna con la pupilla gialla, il naso schiacciato quasi invisibile a una prima occhiata, mani con dita lunghe e sottili, al posto delle unghie avevano lunghi artigli intrisi di un veleno mortale.
Gli abiti indossati dai Migatika erano dei pantaloni simili al jeans molto aderente, una maglia anch'essa attillata con il disegno di un teschio umano in fiamme e ai piedi calzavano scarponcini neri. Nel mondo da cui provenivano non vestivano in quella maniera, ma gli abiti degli umani erano di loro gusto così avevano deciso di dare un cambio al loro look.
I Tuoska invece mantenevano i loro abiti logorati dal tempo, pantaloni di lino color kiwi con diverse tasche piene di oggetti da tortura, una maglia color fango tagliuzzata per i diversi scontri avvenuti in passato e degli scarponcini neri.
La differenza tra un Migatika e un Tuoska, oltre all'abbigliamento e alla potenza magica, era che ai primi amputavano la punta dell'orecchio sinistro, così facendo il loro senso olfattivo aumentava notevolmente, non a caso i Tuoska li chiamavano “i segugi”.
I Migatika erano delle semplici guardie o segugi che avevano il compito di tenere sotto controllo tutto quello che succedeva in qualsiasi punto della città e a qualsiasi ora, controllando ogni singolo abitante. I loro poteri erano limitati, al massimo potevano catturare degli umani e incarcerarli o multarli, oltre al fatto che avevano il compito di ripulire una zona in caso di scontri o di massacri di massa.
I Tuoska erano considerati i mercenari incaricati di uccidere chiunque infrangesse le leggi dettate da King Meflixe, se non concludevano niente nel corso della giornata non venivano pagati. Erano a un livello più superiore rispetto i Migatika, essendo anche più forti sia fisicamente sia magicamente. I Tuoska lavoravano in maniera autonoma da soli, mentre i Migatika giravano nei quartieri a gruppetti di cinque, per poter aver maggior controllo di ciò che accadeva intorno a loro.
Camminando nella via che conduceva a casa, Shuda notò un'ombra che si nascondeva dietro l'angolo alla sua sinistra, proprio dove doveva passare per arrivare alla sua abitazione. Sorrise tra sé e sé divertito, si fermò un attimo per salire sul muretto e camminò tranquillamente in equilibrio, arrivando esattamente sopra la testa del Migatika che pensava di coglierlo di sorpresa.
– Buh – urlò il ragazzo.
Il demone che non si aspettava di certo di trovare il suo bersaglio sopra la testa, dapprima raddrizzò le sue orecchie a punta e dopo prese a fissarlo con la sua iride gialla, per tutta risposta Shuda ricambiò lo sguardo. Il ragazzo era curioso di sapere cosa sarebbe successo o quale scusa avrebbe detto il demone in sua difesa. Notò che giocherellava nervosamente con gli artigli.
– Come hai fatto a scoprire che ti stavo aspettando? – chiese il Migatika.
– Anche se sei capace di nascondere perfettamente la tua presenza, la tua ombra ti ha tradito – rispose Shuda con un alzata di spalle – Se vuoi uno scontro basta chiedere, ti accontento subito, non ho problemi.
– No!! Assolutamente no!! Non era questo il motivo per cui ti stavo aspettando. Volevo parlare con te in privato, ma a quanto pare è impossibile visto che hai una baby-sitter che ti segue come un'ombra – ridacchiò il Migatika.
– Non sono la sua baby-sitter – esclamò irritato un Tuoska facendosi vedere solo in quel momento. – King Meflixe mi ha chiesto di vegliare sul suo pupillo ed evitare che nessuno scopri il suo segreto e assicurarmi che non sia coinvolto in qualche incidente. Ubbidisco solo agli ordini.
– Ti declino da questo incarico Tuoska, tanto sono arrivato a casa – disse Shuda.
Lasciando dietro di sé i due demoni e senza attendere che l'altro rispondesse si riavviò verso la sua dimora. Mentre raggiungeva il piazzale pensò “Non ho alcuna voglia di sentire quei due litigare. Sono stufo di avere quel Tuoska in mezzo ai piedi tutte le volte, ma se è il King che lo ordina non posso farci nulla”.
Entrò dalla porta principale senza accendere una singola luce, riusciva a muoversi liberamente anche al buio, in fondo era casa sua da due anni e conosceva perfettamente a memoria dove si trovavano tutti i mobili. Chiuse a chiave la porta, sebbene non temesse che qualcuno entrasse, ma si trattava di un gesto abitudinario. Infine salì le scale e appoggiando la katana sul tappeto si buttò sul letto.
Si addormentò subito, così com'era vestito senza preoccuparsi di mettersi sotto le coperte.Spazio autrice
Come primo capitolo ci sta
Allora sono presa bene con questa storia,spero arrivi a qualcuno,ah mi sento felice
Spero che come primo capitolo sia stato interessante
Ily♡♡
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Le catene del destino
ParanormalQuesta storia è ambientata in Giappone. Da tre anni sono apparsi dei demoni che hanno preso possesso della città e l'hanno isolata. Ci sono diverse creature soprannaturali, alcune alleate con il sovrano dei demoni, altre che cercano di non farsi sco...