Parte I Pensieri Nella Testa

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Ho passato e vissuto male la mia infanzia che fu spezzata dal primo dolore,  la morte di mia nonna Maria, la mamma di mio Padre Sandro.  

Abitava assieme a noi, non é stato facile come primo colpo, non vederla più girovagare per casa, non sentila più sgridarti se magari gli toccavi le tende.
Ho dei ricordi vaghi perché avevo su per giù 5 anni.
Non avevo un legame tanto stretto con lei, perché contemporaneamente mia nonna stava dietro a mia cugina Sofia, che abitava al piano di sotto,  non era  in un periodo facile i suoi si separarono quando lei era ancora tanto piccola, quindi la nonna cercava di dare il massimo supporto alla figlia e anche alla sua prima nipote, ero piccola e all'epoca non capivo il motivo di questo distacco tra di noi, tanto che perferivo di gran lunga, andare per la campagna, con mio nonno  Riccardo con lui i ricordi sono molto più presenti. 

Ricordo che passeggiavamo spesso lo accompagnavo nella grotta che stava poco più giù della casa,  mi raccantava che li era il posto più sicuro dove si nascondevano ai tempi della guerra e che al tempo potevano trasfersi li anche per più di una settimana, andavamo a raccogliere, le zucche giganti, i pomodori, la frutta, mi divertivo a girare con lui sul trattore, mi metteva in braccio e mi faceva tenere il manubrio, erano divertenti le giornate con lui, anche assieme a Sofia ci faceva divertire tantissimo, ci organizzava passatempi, giochi, come quando ci fece una montagna di terra, dove noi ci passavamo tutto il giorno, perché, il nonno ci diceva che se scavavamo fino in fondo, c'era la possibilità di trovare l'oro. 

Ci riportava sempre qualche regalo e  diceva ogni volta lo stesso indovinello.. "Vi ho portato una cosa, che profuma di Rosa, Rosa non è, indovina un po' cos'è? ".  
Ci mettevamo tantissimo ad indovinare cos'era, quasi mai indovinavamo..
Una volta ci portò due sdraio di legno, la mia aveva la stoffa verde a Rombi beige, la ricordo perfettamente, delle volte nel pomeriggio, ci riposavamo sotto al porticato con le nostre sdraio, Io, Sofia il nonno e la nonna. 

Per quanto riguarda come se ne andò mia nonna,  bhé ricordo vagamente, tipo che spesso si sentiva male quando eravamo a tavola, ricordo che gli mancava l'aria, ricordo che per un attimo che si alzò la maglia, gli vidi tanti tubicini, ricordo che una delle ultime volte che la vidi era in Ospedale, con il fatto che fossi tanto piccola le infermiere non me la facero vedere, ma io andai nel corridoio, mi nascosi sotto al suo letto e così la salutai per l'ultima volta.
Il nonno era devastato, non sorrideva più, mangiava quel poco che bastava per campare, non diceva più l'indovinello, quando ci riportava qualche regalo, la morte della nonna fu talmente un dolore insostenibile per lui, che cominciò ad avere sbalzi di pressione sempre più frequenti, che alla fine l'anno successivo alla morte di mia Nonna Maria, se ne andò anche lui.
Da che, nella casa eravamo in 5, ci siamo  ritrovati in 3  senza i miei nonni, ed ha girovagare per la casa, spulciando fra i loro ricordi.

Una volta, mi addormentai con i loro santini tra le braccia, mi mancavano, mi sentii vuota, ed impotente per la prima volta in vita mia.
In quel periodo mia zia si fece un nuovo compagno e dovetti dire addio anche alla mia compagna di giochi Sofia, che cambiò casa, ed andò ad abitare assieme a mia zia Teresa, il compagno Simone e la figlia Marta, che negli occhi aveva una luce cupa diffidente, con me parlava a stento, poi capi che la sua vita fu spazzata via da un bruttissimo evento, perché da piccolina morì sua Madre e negli occhi leggevo il suo dolore e l'aria di cambiamento nell'avere una sorella acquisita, mai vista e conosciuta.
Cominciò la vita da solitaria, giocavo da sola, delle volte per giocare con la palla la facevo rimbalzare  contro il muro, ero annoiata stufa, tanto che stressavo i miei genitori, nel farmi un fratellino o una sorellina.

Passarono gli anni e Sofia la vedevo sempre meno, certe volte andavo nella sua casa nuova  ed altre veniva lei, con la scusa che i nostri genitori prendevano un caffè, noi ne approfittavamo, per giocare assieme, ricordo che in quella casa aveva un campetto di bocce, mi piaceva tantissimo, ci perdevamo le ore li.  

Dopo qualche anno nacque la sorellina di Sofia e Marta, bellissima con degli occhioni grandi, molto intelligente e sveglia.
Ricordo anche che nel tempo non siamo state molto cordiali con lei, noi ci sentivamo più grandi e spesso piangeva, perché non la facevamo giocare.
E come dargli torto.
Ricordo anche che Sofia aveva una vastità di barbie immense, di cui era gelossissima, non le faceva ticcare a nessuno tranne a me,  io ero l'unica persona che poteva giocarci.
Gli anni passarano, arrivai in quinta elementare ed erano già diversi anni che la mia maestra d' Italiano e storia, mi prese di mira, mi umiliava davanti alla classe, mi faceva sempre le domande più scomode, e le mie sensazioni erano bruttissime come una doccia gelida all'interno del mio corpo, un mix tra vergogna e ansia improvvisa.
Proprio in quel periodo il mio  rapporto con il cibo fu altalenante, era il mio compagno, la mia coccola, il mio amico/nemico,un modo contastante tra un conforto e un punirmi di non valere abbastanza.  

Son passata da mangiare pochissimo a esagerare senpre di più.
Non fu facile quel periodo, perché c'erano le prime battutine, i primi momenti in cui vedevo il mio corpo cambiare,  ero coscente di cambiare in peggio, cominciai a non piacermi del tutto.
Fortunatamente arrivarono le medie, ero in totale disagio perché non conoscevo nessuno, feci conoscenza con una ragazza, che sembrava carina e simpatica si chiamava Andrea , mi riferì che anche lei non conosceva nessuno e che si snetiva spaesata tabto che mi chiese se potevo mettermi vicino a lei.
Passammo un intero anno assieme, parlavamo di chi ci piaceva, delle materie noiose e degli esercizi che credavamo fossero impossibili da capire. 
Avevamo fatto amicizia già con altri compagni, eravamo abbastanza uniti fin dall'inizio. 

Un giorno arrivò la professoressa di Storia, che comunicò alla classe, che avrebbe fatto dei cambiamenti di posto dovuti alla distrazione di alcuni compagni, io andai a finire all'ultimo banco vicino ad Electra, in realtà la cosa mi preoccupava abbastanza, perché con questa compagna ci avevo parlato giusto due volte, in realtà mi resi conto che non l'ha conoscevo affatto, inoltre mi dispiaceva il fatto di non esser più vicino ad Andrea. 

I giorni, i mesi mi fecero scoprire che Electra fosse  veramente, una persona fantastica, spiritosa, cordiale la cosa che mi affascinava tanto era la sua conoscenza in generale di tutto, la reputavo molto intelligente e la stimavo per la sua schiettezza e nel modo in cui non aveva nessun tipo di pregiudizio, verso nessuno e allo stesso tempo faceva stare al suo posto anche i maschi, intanto la mia amicizia con Andrea, andava sempre più a scemare, lei cambiò i suoi modi di fare, fece altre amicizie e ci siamo distaccate sempre di più e più il mio rapporto d'amicizia con Andrea scemava, più aumentava il feeling con Electra, orai eravamo molto amiche tanto che, ci bastava uno sgiarfo per capirci, avevamo proggettato un alfabeto che sapevamo solo noi, in modo tale che nessuno ci capisse, arrivarono le prime chiamate interminabili, i primi incontri pomeridiani per sparlare di chi ci piacesse.. 

Ricordo ancora adesso quella mattina, Andrea era furiosa, si indirizzò verso  Electra e gli cominciò ad urlare contro, che se, io non stessi più con lei, la colpa era la sua, che fosse lei il motivo per cui la nostra amicizia si fosse  affievolita..
Gli urlò contro, il tempo di accorgermene che Electra era in lacrime, mi spiegò la situazione, mi sentii in colpa perché vidi per la prima volta quella ragazza forte e sicura di se, mostrare questa prima debolezza, tanto che andai subito a parlare con Andrea, gli spiegai che con la nostra separazione Electra non ci entrasse, che entrambi ci eravamo allontanate, e che la colpa non era assolutamente sua.

La parte Oscura della VitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora