Era polverosa la cantina, polverosa e buia. Rupert, per fortuna, conosceva a memoria il tragitto e non ebbe esitazione a muoversi fino al raggiungimento della cassa.
Tastò il legno e, sempre al buio, la scoperchiò: una luce accecante illuminò il piccolo locale come se fosse mezzodì. Rupert aspettò che tornasse il buio e poi si sporse all'interno della cassa e raccolse ciò che c'era sul fondo di legno: una busta da lettera.
Sorridendo, se la infilò nel panciotto e richiuse accuratamente la cassa.
"Rupert, sei in cantina?" La voce di sua madre gli arrivò dall'altro della scala che portava nel seminterrato.
"Sì, madre, arrivo subito, prendo il vino" rispose lui. Si avvicinò alla rastrelliera con le bottiglie, prese un Bordeaux datato e salì le scale.
"Potevi mandare il maggiordomo, Rupert. Non c'era bisogno che andassi tu in cantina" gli disse la madre quando tornò al piano superiore.
"Preferisco scegliere il vino quando sono giù, lo sai" rispose lui sorridendo alla madre. Lei si accontentò della spiegazione e annuì.
Rupert si diresse a passo veloce verso lo studio e quando vi entrò chiuse la porta alle sue spalle. Si avvicinò alla scrivania e si sedette. La lettera nel panciotto scottava da tanto era calda. L'uomo invece bruciava, bruciava di passione e di attesa. Tirò fuori la busta e con il tagliacarte ruppe carta e sigillo e iniziò a leggere con frenesia:
"Mio carissimo Rupert,
purtroppo questa mia non porta buone nuove..."
Quando richiuse la lettera, l'uomo, di neanche una trentina d'anni, dal fisico asciutto ma muscoloso e i capelli neri tagliati come richiedeva la moda dell'epoca, si alzò in piedi e raggiunse la libreria, prese una busta nascosta dentro a un libro cavo e, a passo svelto, uscì dallo studio per raggiungere la porta che conduceva al seminterrato: era giunto il momento.
Scese le scale della cantina e si avvicinò alla cassa. La scoperchiò e si mise seduto al suo interno, quando riuscì a rannicchiarsi per entrare tutto nel contenitore di legno, prese il coperchio e si coprì.
In quel giorno, il 18 novembre 1940, Rupert Howard non lasciò solo casa sua, ma abbandonò anche il suo tempo.
*
Era polverosa, la cantina della nonna, polverosa e buia. Continuai a camminare a tastoni nell'oscurità fino a che non andai a sbattere contro qualcosa di appuntito. Tastai al meglio l'oggetto: era una cassa! L'aprii e una forte luce uscì da dentro di essa. Quando il bagliore cominciò ad affievolirsi, notai una cosa all'interno della cassa: un libro.
Velocemente lo tirai fuori dalla cassa e lo osservai: era scuro e liscio, come se fosse stato ricoperto di pelle, ma non vedevo nient'altro perché c'era molto buio.
"Erin, hai trovato le sedie pieghevoli?" gridò la nonna dall'alto della scala, affacciandosi. Io, senza sapere perché, nascosi il libro.
"Adesso le cerco, nonna" le risposi. In quel momento la cantina si illuminò: la nonna aveva acceso la luce. Mi guardai intorno e vidi subito ciò che ero stata mandata a cercare: le sedie pieghevoli che servivano per la cena. Si erano aggiunti due ospiti all'ultimo e nonna Howard mi aveva mandato a cercare due sedie da aggiungere. Mi infilai il libro nella cintura dei jeans, dietro la schiena e lo coprii con la maglietta: non volevo far sapere a nessuno di averlo trovato, l'avrei raccontato solo dopo averlo letto per prima.
Raccolsi due sedie e tornai di sopra. "Ecco, nonna, due sedie tutte per te!" dissi, sorridendo, alla signora anziana che mi guardava orgogliosa con due occhi color fiordaliso che io le invidiavo tanto.
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Il libro delle lettere
Short StoryErin trova, in cantina, una cassa con un libro particolare. Dentro ci sono delle lettere ma di chi saranno? La storia partecipa al concorso di @sunjeon, per il Tema 1 *** Attenzione, partecipando a un concorso la storia avrà una 'traccia', ossia una...