Y - capitolo cinque

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Per oppormi al dolore, ho deciso di scriverti.
La consapevolezza di chi avesse perduto s'allontana sempre più e un ennesimo giorno svolge al termine.
Quando Huaisang alza gli occhi al cielo, lo vede immerso in un blu talmente scuro che il domani non vi resta nemmeno impresso.
E, da quella mattina, una folla inconscia e stagnante lo circonda, negandogli l'appiglio al respiro.
Ha gli occhi stanchi, borse d'insonnia sospendono pesanti e aggrinzite sotto palpebre che non chiude né di notte né di giorno, sottraendosi al sonno e alla pace.
La camera da letto era stata pulita, lucidata, smacchiata fino allo sfinimento e le mani fanciullesche delle cameriere ne testimoniavano le prime arricciature al tatto ruvido.
Ma quando entra, l'odore sudato, sfrenato, del sesso lo ingloba lasciandolo senza fiato; E poi, subito, sopraggiunge il brivido di morte a solcargli la peluria della schiena fino a farlo rabbrividire; al che si allontana dal letto e un altro oggetto finisce a terra, in mille pezzi, perduto per sempre.
Si prende la testa fra le mani, le dita affusolate s'appigliano saldamente alla radice dei suoi capelli e poi pensa: "cosa ho fatto", in una camera da letto che adesso gli è troppo grande, immensa, e lui è piccolissimo– un insignificante scoppiettio del focolare.

L'amore non fa distinzione fra peccatori e santi, lui prende, prende, prende.

Aveva preso i suoi genitori, i suoi amici, suo fratello.
E l'ultimo era stata un'anima temprata dalla sofferenza dal corpo corroborato di cicatrici.
Predicatore di una verità fraterna e premurosa, severa e giusta, che ora gli è lontana, che giunge fredda e ovattata alle sue orecchie.
Ci sono cose che le omelie e le odi non possono insegnarti.
E quando Nie Mingjue è morto non ha lasciato istruzioni, ma solo un lascito da proteggere, una verità da svelare e un fratello minore da temprare.

"Non bramo il martirio", iniziava così la sua lettera "E non sarò, quantomeno, un suicida; ma se è tale in modo in cui verrò definito, mentre compio quello che considero un mio dovere, allora l'avrò meritato"

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"Non bramo il martirio", iniziava così la sua lettera "E non sarò, quantomeno, un suicida; ma se è tale in modo in cui verrò definito, mentre compio quello che considero un mio dovere, allora l'avrò meritato".
Il carbone tremava sulla carta in sbaffi di inchiostro e Nie Huaisang leggeva affannandosi per parole frettolose e vigliacche.
Avevano bighellonato per il tempo che gli era rimasto, s'erano sedotti l'un l'altro per fare un piccolo sfregio a loro stessi e Huaisang aveva fatto l'amore con i cocci di uno specchio in frantumi che non riconosceva più la sua stessa immagine.
"Ho mentito", diceva ancora la misera carta – "Avevo qualcosa da perdere", e la missiva sembrava un abbraccio che si sporge un'ultima volta su di un cortile vuoto e, ad ogni virgola o punto, vi erano calci e pugni dati alla cieca, per aria, e in solitudine.
Gli sbaffi di inchiostri si prolungano e il coraggio dei vinti è celato tra le righe.
"Non c'è nulla che io abbia mai avuto tra le mani", il rimbombo del supplizio laddove si erano toccati la notte precedente: "Nulla di prezioso", specificava "Tu lo sapevi e hai deciso di tenermi per mano, perché anche le tue erano vuote allo stesso modo?".
Huaisang singhiozzò silenziosamente contro il palmo mentre copriva con ampie falcate la distanza tra lui ed una candela nelle vicinanze, echi di compianto come martelli nella sua testa.
"Devi essere sempre disposto a perdere, la prima volta, se vuoi vincere la seconda", accarezzava ancora la lettera e Mo Xuanyu dimostrò, per l'ennesimo momento, quanto si conoscessero perfettamente: "E' toccato a te innumerevoli volte, quindi tocca a me per la prima ed ultima".
E vi erano inguacchi di inchiostro sulla carta, parole per le quali non aveva avuto modo di pensare, una tenerezza che non si era concesso di far trasparire e ancora ciance insicure che aveva dato del suo meglio per nascondere sotto liquidi e liquidi di carbone liquefatto.
"La vita è troppo breve per passarla a vivere il sogno di qualcun altro, Huaisang", e per l'ultima volta: "Facevo finta di saperlo, che mi andasse bene davvero... e adesso mi chiedo se sia servito a qualcosa..."

...E te lo immagini, un mondo dove sono discepolo della tua scuola, A-Sang?

Pertanto, nel tardo pomeriggio, Nie Huaisang posò un angolo tagliente della carta sulla flebile fiamma della candela e la brezza crepuscolare, che spaventosamente portava con sé l'odore illecito del sangue, collaborò briosamente nel bruciarne quella lettera.
Quella notte e quella mattina entrambi capirono troppo tardi che, per un istante d'estasi, avevano pagato un prezzo angosciante, nella stessa misura fremente dei loro orgasmi.
E per un'ora o più che fu la più cara, quali aspri ricordi gli toccarono per anni! Quante volte ancora avrebbe rincorso l'eco di tocco e quanti scrigni colmi di lacrime da non poter versare per un amante che semplicemente non fu mai suo!

E la morte non fa distinzione, tra peccatori e santi, lei prende, prende, prende...
E se c'è un motivo per il quale lui è ancora vivo, nonostante tutti i suoi cari siano morti, allora è disposto ad aspettare.

𝐔𝐍 𝐕𝐀𝐒𝐎 𝐃𝐈 𝐂𝐀𝐌𝐄𝐋𝐈𝐄.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora