Capodanno

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Capodanno. 2007/2008 o 2008/2009, qual è la differenza fottuta? Capodanno, a cavallo tra due anni di cui uno era stato pessimo, l’altro sarebbe stato peggio. Un capodanno qualunque. Fottuto capodanno, e io sono ancora troppo giovane per aver abbandonato le speranze di integrarmi appieno. Come essere senziente in un gruppo di esseri senzienti, intendo. Dunque, c’è questa festa del cazzo, no, e alla festa del cazzo avrebbe partecipato anche una che mi piaceva. Parecchio, mi piaceva, più del calcio. Mi piaceva tipo che mi segavo poco pensando a lei, perché pareva brutto. Parecchio, mi piaceva. Che fai, allora, non ci vai alla festa del cazzo? Vado alla festa del cazzo. Il viaggio in cui lei si ubriaca, si scioglie e capisce di avermi sempre amato, in fondo, era già limpido nella mia testa. Vabbé, spoilero il finale ché tanto non è una gran sorpresa: non succede nulla di tutto ciò. Ma proprio che tipo manco le parlo, quasi non la vedo. ‘Sta festa del cazzo, tutti bevono e poi ballano e si fermano per bere e riballano. Mica me l’aspettavo, io, una roba del genere.

La serata va più o meno così: arrivo, ah, ho tipo sedici anni all’epoca, arrivo, vedo che ci sono sulle cento/centocinquanta persone, bestemmio per la prima volta in vita mia. Non sono mai stato un puritano fottuto, probabilmente fino ad allora mi erano bastati i porca di quella puttana e i vaffanculo. Arriva per tutti, nella vita, il momento in cui realizzare che un dio merda ti può salvare la serata. Arrivo, bestemmio, penso già che sarà una serata del cazzo. E la mente è potentissima, è in grado di materializzare gran parte delle tue pessime impressioni. Arrivo, bestemmio, realizzo e inizio a bere, bere tanto, mentre in maniche corte a meno dieci cerco di placare il dio merda interiore. Non è servito,  ci sarebbe voluta probabilmente una rissa. Due bei cartoni sui denti, panacea di ogni male ad eccezione del male ai denti derivante dai cartoni. Una, due, tre ore mentre la festa ballava, rideva, vomitava, limonava. Qualcuno, evidentemente incapace di fregarsene dell’empatia, provava anche a parlarmi, dirmi di rientrare ché fa freddo e dentro ci si diverte. Ecco perché sto fuori, dico, e torno a fissare chi vomita a due passi da me. Ci perdono la speranza anche gli empatici, alla lunga. Tre, due, uno, buon anno di merda e finisce ‘sta serata fottuta. Arriva il padre di questa ragazza, che a me piaceva anche se meno di quanto mi piace adesso che ho trent’anni, riporta a casa me, ovviamente lei, altri due stronzi. Io penso dio merda ‘sta vita fottuta quant’è difficile come farò ad arrivare sano di mente a cinquant’anni e quanto schifo dovrò ingoiare sarebbe forse più comodo e funzionale farmi fuori subito per non dover mai più festeggiare un capodanno adesso mi siedo qui nella neve dopo essermi spogliato e aspetto l’ipotermia.

Un bel tentato suicidio fottuto, chissà se ce l’ho fatta.

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