.capitolo sette.

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Mentre tutte quelle luci gli ruotavano vorticosamente intorno e rischiava che gli venissero rovesciate addosso bibite di dubbia natura ad ogni secondo, Felix si appuntò mentalmente un promemoria: la prossima volta che si fosse ritrovato ad una festa del genere senza sapere come, si sarebbe attaccato in fronte un cartellino con su scritto: 'MI HA CONVINTO IL MIO MIGLIORE AMICO, PER FAVORE RIPORTATEMI A CASA'.

Cristo, se odiava le feste. E Minho lo sapeva meglio di lui.

Stava per celebrare il record di nove giorni di fila in reclusione sul tetto, quando quella merda del suo migliore amico si era presentato in casa sua –ovviamente lo aveva visto arrivare prima di chiunque altro, ma non pensava avesse quegli intenti, o si sarebbe buttato giù per evitarlo- e, spalancando la botola fino a quasi farla saltare dai cardini, aveva decretato che loro due quella sera sarebbero andati ad una festa. A quanto pareva, un amico di un amico dava una festa in casa propria, e Minho doveva assolutamente correre a provarci con lui prima che, testuali parole, 'Pensasse di essere etero'. Per quello lui non si faceva problemi, anzi, era il primo ad incoraggiarlo, perché chiunque era etero prima di conoscere Minho: solo, sapeva che l'amico avrebbe tranquillamente fatto conquiste anche senza accollarsi lui.

-Minho, non credi che possa bastare così?- chiese Felix, con un sospiro, togliendo di mano il bicchiere già vuoto al suo migliore amico che si lamentò divincolandosi come un neonato.

-Secondo me dovrei prenderne un alt- l'altro provò ad aggirarlo per dirigersi di nuovo in cucina, mossa prevedibile da parte di qualcuno che era ubriaco di strizzare. Felix gli bloccò le spalle e lo girò di peso per distogliere da quella stanza la sua attenzione, mossa sbagliatissima da parte di qualcuno che non era affatto ubriaco da strizzare, ma stava cercando di evitare la propria Stella da quasi dieci giorni: Changbin era lì. E aveva avuto tutto il tempo di vederlo mettersi in ridicolo per salvaguardare il benestare di quell'imbecille del suo migliore amico: la prossima volta lo avrebbe lasciato semplicemente lì a terra, altroché.

Giusto perché quel loro incontro non era già stato abbastanza ridicolo di per sé, Minho ritenne opportuno sottolinearlo mettendosi ad urlare con la sua peggior voce da alcolizzato una stramba canzoncina sulle costellazioni, che Felix non aveva intenzione di sapere dove avesse imparato. Era evidente, comunque, che Minho fosse passato al livello successivo della sbronza, e a quel punto Felix non era più in grado di gestirlo da solo. Felix sospirò, se una volta ripresosi Minho gli avesse rivelato di aver organizzato tutto quello apposta non si sarebbe nemmeno sorpreso.

-Changbin- chiamò, la voce trascinata dal sospiro che aveva buttato fuori. L'interpellato non sembrava averlo sentito, impegnato com'era a fissarlo con espressione apatica, praticamente tutto ciò che aveva fatto negli ultimi tempi, anche se Felix pensò fosse a causa del casino infernale che regnava. Dovette rifilargli una botta sul braccio prima che il ragazzo si riscuotesse e gli prestasse ascolto. –Potresti gentilmente aiutarmi a portare questo enorme idiota da un certo Jisung? Ho intenzione di lasciarglielo fino a domattina, magari anche di più-.

-Intendi quello che ha organizzato la festa?- Changbin aveva parlato normalmente, ma nella testa di Felix il suono della sua voce aveva superato la musica.

-Esattamente quello. È colpa sua se sono qui, in ogni caso, e così almeno Minho imparerà a non ubriacarsi più nei miei paraggi-.

Lasciarono Minho seduto su uno dei divani accanto ad un ragazzo dai capelli blu, che a Felix ricordava vagamente uno scoiattolo. Magari da sobrio sarebbe stato simpatico, ma aveva la vaga sensazione che non l'avrebbe mai saputo: quello lì aveva probabilmente bevuto il doppio di Minho, che stava in quel momento salendo in piedi sul divano per intonare a squarciagola un brano di Beyoncé, seguito a ruota da altri quattro o cinque avvizzanati, e a quel punto i due concordarono silenziosamente di andarsene. Felix non aveva capito quando di preciso avevano concordato di andarsene insieme, ma tanto era successo: avevano lasciato il coro della chiesa al suo destino, ed erano usciti fuori uno dopo l'altro. Nessuno, semplicemente, aveva pensato di andarsene.

stella mia - changlix.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora