CAPITOLO 1

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Ed eccomi qui, dopo una lunga giornata di lavoro, mi ritrovo di nuovo nel mio appartamento di merda, sul letto a contemplare il soffitto, in attesa delle 22.00. Per quell'ora ho un appuntamento importante con la mia amata Wodka. Ormai è diventata una routine: di giorno lavoro al bar che dista a pochi chilometri da casa, sapete, uno di quei bar frequentato da vecchi ubriaconi che non perdono tempo a provarci spudoratamente con le bariste. A quelle più formose arrivano addirittura ad allungare le mani...fortunatamente a me non è mai successo, altrimenti dubito che sarebbero deceduti di morte naturale.
Di notte invece, è tutta un'altra cosa. Quasi ogni sera vado ad un night club diverso e come ogni sera me ne sbatto una diversa. Ormai sono conosciuta dentro i night club e beh, come avrete capito non godo di una certa reputazione. Molte ragazze hanno perso la testa per me e, avendo capito che non sono una da relazioni serie, hanno cominciato a spettegolare. A me non importa, non importa più nulla di tutto. Tutto questo, da quando la mia Emily non c'è più.
Sapete, avevo un cuore una volta, avevo conosciuto Emily ad un altro bar in cui lavoravo: era un bar più serio rispetto all'altro. Vedevo persone colte entrare e uscire da lì. Alcuni si mettevano al tavolino con il loro thè caldo e si mettevano a leggere. Emily era una di quelle...La sua chioma di capelli color miele aveva attirato la mia attenzione, la guardai, seduta al suo tavolo, intenta a leggere un libro mentre aspettava il suo ordine.

"Il suo thè caldo con latte"
"Grazie mille"

Tornai dietro al bancone e rimasi a fissarla, non badando neanche agli altri clienti.

Da quella volta, Emily tornò altre volte al bar e ordinava sempre il solito thè con un goccio di latte. E come la prima volta, io la ammiravo da dietro al bancone. Un giorno però decisi di farmi coraggio e non fare più da spettatrice. Avevo chiesto ad una collega di tenermi il turno e mi avvicinai al suo tavolo con il suo thè.
Lei ringraziò come sempre, sorridendo timidamente. In lei vedevo la purezza, sembrava diversa dalle altre...

"Sai che tra le ordinazioni c'è anche altro, vero?" sorrido

Lei mi risponde sorridendo a sua volta
"Il thè è una parte della mia quotidianità, se prendessi altro, si sconvolgerebbe tutto, non credi?"

"Non ti biasimo, ma provare non costa nulla, anzi, forse potrebbe sconvolgere la tua quotidianità in modo positivo, no?"

Davvero? Stiamo parlando di un fottuto thè?

Lei timidamente abbassa lo sguardo, allora io decido di cambiare argomento

"cosa leggi?"

Lei, come se fosse stata colta di sorpresa, alza lo sguardo. Evidentemente nessuno si era mai interessato alle sue passioni. Al giorno d'oggi sono poche le persone che leggono. Sta comunque il fatto che quando il suo sguardo si è incrociato con il mio il mio cuore ha perso un battito. Dei grandi occhi verdi smeraldo si sono incastonati con i miei
e una strana luce brillava in quelle iridi. Sembra lo sguardo di un bambino che ha appena ricevuto un regalo. È la cosa più bella che avessi mai visto.

"Romeo e Giulietta"

Mi sveglia dal mio stato di trance

"Cosa?"

"Romeo e Giulietta, di Shakespeare"

"Ah, conosco la storia, ma onestamente non l'ho mai letta"

Sorride

"Mi farebbe piacere se...me la leggessi..."

Non dimenticherò mai lo sguardo che fece alla mia proposta, sembrava come se non aspettasse altro.

"Certo, anche a me farebbe piacere"

Da quel giorno si fermò al bar più tempo del solito, aspettava che avessi il turno libero e poi io mi beavo della sua voce. Era musica per me, quella canzone che non ti stancheresti mai di ascoltare.

Cominciammo a vederci anche fuori dal lavoro, facevamo molte altre cose oltre alla lettura. Mi ricordo di quella sera in cui tornammo dal cinema ridendo della comicità del film.

Ci sediamo su una panchina. È notte e c'è molta pace. I lampioni illuminano la pista ciclabile che si affaccia al fiume.

"C'è una cosa che mi sono sempre chiesta"

"E quale sarebbe?"

"Perché di tanti libri, proprio Romeo e Giulietta?"

"Beh..."

Si alza e si affaccia alla ringhiera, ammirando il fiume

"il fatto che l'amore tra due giovani è talmente forte che sono disposti a tutto pur di viverlo. Nessuno dei due si è tirato indietro e..."

La raggiungo, le prendo le mani e la guardo negli occhi

"...e hai bisogno di vivere un amore come quello" finisco la frase. Lei esita, ma poi annuisce ed è stato proprio in quel momento che mi è venuta un'idea.
Allora mi metto in una posa cavalleresca, usando le parole di Romeo

"Non hanno labbra i santi? E i devoti palmieri?"

Lei scoppia a ridere, ma sta al mio gioco

"Sì pellegrino, ma le devono usare in devozione"

"Oh cara santa, lascia allora che le mie labbra imitino la preghiera delle mani, se non vuoi che la fede muti in disperazione"

"Non si muovono i santi, anche quando ascoltano le altrui preghiere"

Decido di avvicinarmi, lei comincia a mordersi il labbro. Le cingo i fianchi.

"E allora resta immobile, mentre colgo il frutto delle mie preghiere"

Ci baciamo, un bacio casto e dolce che entrambe aspettavamo da non so quanto. Poggio la fronte sulla sua.

"Così le tue labbra cancellano il peccato dalle mie" ripetiamo insieme.

Da quella notte continuammo ad uscire insieme, a parlare dei nostri pensieri, leggere libri e baciarci ovunque. Finché non arrivò il giorno in cui decidemmo che era il momento di appartenerci definitivamente. E fu quella notte, che feci lo sbaglio più grande della mia vita. Lei mi confidò di essere vergine, così volevo fare in modo che la sua prima volta fosse indimenticabile. Volevo che fosse tutto perfetto. Conoscevo un posto dove andavo sempre a fumare o prendere aria dallo stress. Era una vecchia villa abbandonata, ma comunque in buone condizioni. Volevo portarla lì, dimostrarle quanto lei significasse per me come quel posto. Fu quella notte che avvenne la tragedia, fu lì che quei bastardi me la portarono via. Abusarono del suo corpo davanti ai miei occhi, ed io ero inerme, trattenuta da due di loro. La sua purezza era stata infangata da quei vermi ed io non potevo fare nulla per impedirlo. Uno di loro, il capo, aveva un tatuaggio sul bicipite: un occhio, dall'iride rossa. Quel tatuaggio mi è rimasto impresso nella mente e tutt'ora me lo ritrovo tra i miei incubi. Quando ebbero finito i loro comodi se ne andarono. Io ero ferita, distrutta sia fisicamente che mentalmente. Mentre chiamavo l'ambulanza i miei occhi rivivevano quella scena.

"Dottore, la prego, mi dica che c'è una speranza"

Il medico abbassa lo sguardo, le sue parole sono uscite dalla sua bocca come coltelli.

"Mi dispiace signorina, non ce l'ha fatta... Le ferite e lo shock subito sono stati troppo per lei"

In quel momento mi cadde il mondo addosso. Era tutta colpa mia, se non fosse stato per me la mia Emily sarebbe ancora al mio fianco. Giurai a me stessa che avrei ammazzato quei bastardi.
Mi mandarono in una comunità di riabilitazione. Parlai con il mio psichiatra, il signor Jhonson, mi davano degli antidepressivi. Tutto ciò mi ha dato aiuto, ma non mi ha riportato indietro la ragazza che amo.

Quando sono uscita da lì ho quasi ripreso in mano la mia vita e...
Cazzo, sono le 22.00...

Questa è la mia prima storia, mi piacerebbe sentire le opinioni di voi che la leggerete. Grazie mille 😊

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