CAPITOLO 2

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"NO! Lasciatela, vi prego!"

"Jane aiutami!"

Buio.

Il suono della sveglia non fa che martellarmi in testa. Sollevo un braccio e la spengo. Questi fottuti incubi non fanno che tormentarmi. È sempre così, si fa uso dell'alcol per dimenticare e per un momento ci si sente leggeri, ma appena passa la sbronza ci si ritrova travolti dalla dura realtà con lo stesso impatto di un'auto in corsa.
Non ricordo proprio nulla della notte prima, ma come posso immaginare dal corpo nudo dell'ultima rimorchiata di ieri direi che è andata come al solito. Mi alzo sui gomiti e il mal di testa del dopo sbronza comincia a concentrarsi sulle mie tempie. Sento un leggero struscio delle lenzuola e mi accorgo che la ragazza che giace nel mio letto si sta svegliando. Non ho voglia di fare dialoghi di prima mattina, specialmente con le tipe che mi scopo. Mi alzo velocemente, prendo la mia roba e barcollo verso il bagno, in preda alle vertigini.

"Ma guardati, sei una merda" continuo a ripetermi mentalmente appoggiata al lavandino e guardandomi allo specchio.
Di certo non sono un bell'aspetto con i capelli corti in direzioni diverse, le occhiaie che mi arrivano quasi a terra e la faccia che ha assunto un colorito quasi verde.

Continuo a guardarmi, finché un crampo non si fa spazio nel mio stomaco.
Ovviamente come non perdere la solita sboccata mattutina. Ed eccomi qui, con la testa nel cesso, a rigettare tutto quello che ho mangiato e bevuto la sera prima.

"Ecco, questa è la mia vita" dico, riferendomi allo schifo dentro al water.

Mi passo una mano tra i capelli e mi rivesto. In questo momento ho un fottuto bisogno di caffè. Mi avvio verso la cucina e me ne preparo una tazza. Mentre sorseggio la bevanda una voce mi fa trasalire.

"Buongiorno, tesoro"

Ma come, pensavo fosse andata via. Odio dare delle spiegazioni alle tipe che mi porto a letto, a me servono solo ad uno scopo e sicuro non è per instaurarci una sottospecie di relazione. Alzo lo sguardo dalla tazza verso di lei e mi si gela il sangue. La bionda, completamente nuda, ha indosso solo una mia maglia. Quella maglia.

"Ma hai finito di fottermi le cose?"

"Eddai, mi piace un sacco questa maglia, mi ci sento al sicuro" piagnucola Emily

"E va bene, te la regalo, ma è l'ultima volta che ti darò una cosa mia"

"Ti prometto che la custodirò bene, d'altronde mi piace avere una cosa che appartiene a te"

Ci baciamo

Tengo stretto il manico della tazza, talmente forte da farmi tremare la mano. Chi cazzo è lei per permettersi di prendere la mia maglia, specie se quella determinata maglia è parte di un ricordo. Cerco comunque di mantenere un tono assente.

"Perché indossi la mia maglia?"

"Beh pensavo di farti una sorpresa, amore" mi risponde in tono disinvolto, per poi avvicinarsi sensualmente verso di me "sai, ho una voglia di riaccendere la passione che ardeva nei tuoi occhi ieri notte"

Mi fa schifo, mi fa schifo questa situazione.

"Senti, nessuno ti ha autorizzato a metterti addosso un mio indumento, ora se permetti sono in ritardo a lavoro, quindi ti prego di levartelo e di uscire da qui" alzo un po' la voce, mantenendo comunque un tono fermo. Lei mi guarda confusa.

"Ho sbagliato qualcosa?"

"No, ma da ciò che dicono su di me, dovresti saperlo che io da quelle come voi voglio solo una cosa"
Il suo sguardo da confuso diventa sconvolto

"Ma... Io.. Pensavo.. Che..."

"Che pensavi?" comincio ad arrabbiarmi "Che avremmo 'fatto l' amore' nel mio letto e che da lì avresti fatto parte della mia vita prendendoti la libertà di girare per casa mia con la mia maglia addosso? Mi dispiace, ma queste cose succedono solo nei libri, o nei film. Perciò, prendi la tua fottuta roba e vattene da qui"

Il suo schiaffo mi arriva dritto sulla guancia sinistra e mentirei se dicessi che non si sia sentito per tutto l'appartamento.

"SEI UNA STRONZA, JANE SMITH! VAFFANCULO!"

Dopo avermi urlato contro, la bionda prende finalmente le sue cose e se ne va, sbattendo la porta.
Io rimango lì, immobile, mentre con una mano mi sfioro la guancia ormai rossa. Non mi importa più di tanto, mi capitano spesso episodi di questo genere da parte di ragazze che in un certo senso speravano in un qualcosa di più, ma non posso farci nulla. L'unica persona che è stata in grado di farmi innamorare ora giace a qualche metro sottoterra e il pensiero di non averla mai più mi si contorce dentro giorno dopo giorno, portandomi ad essere quello che sono.

"Sì Jane Smith, sei proprio una stronza" sospiro guardando verso l'orologio. Sono quasi le 6.30. Mi finisco di vestire e poi esco, dirigendomi verso il bar in cui lavoro.

Solite giornate, solita routine, solita merda.

Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora