Happy Halloween!

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31 Ottobre 2019

Iridi scarlatte che lo guardavano colme di bramosia e lussuria, mentre troneggiava sul suo corpo... i muscoli scattanti, tesi nell'atto di immobilizzargli le braccia sulle lenzuola di seta.
Il suo corpo vibrava, scosso da tremiti incontrollati, mentre la punta del naso risaliva il suo petto, il collo e si fermava sotto l'orecchio, inebriandosi del suo profumo.
La bocca si aprì, lasciando sfuggire un gemito, mentre il suo corpo si inarcava, esponendo ancora di più il collo a quella lingua che giocava, stuzzicava, torturava, a quei canini aguzzi che si facevano sentire, che carezzavano e graffiavano, ma ancora senza mordere.

Nowadays

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Nowadays

«...ry? ...erry? TERRY?! Mi stai ascoltando?» la voce gli arrivava alle orecchie ovattata e distante, nonostante il tono fosse parecchio alto.
«Cosa stavi dicendo?» chiese di rimando, cercando di riprendersi dal torpore post orgasmico, senza tuttavia spostare la testa da quel petto ampio e muscoloso che gli faceva da cuscino, nel sottrarsi a quelle dita che continuavano ad accarezzargli il capo e giocare con i suoi capelli.
Come cazzo faceva Leyton a pensare che potesse prestare attenzione a qualsiasi cosa non fosse il battito del suo cuore, che rimbombava lento e costante nel suo orecchio sinistro, o il movimento dolce delle sue dita, in quel momento?
Avevano appena finito di fare l'amore e voleva solo starsene lì, accoccolato tra le sue braccia, ad ascoltare il suono della pioggia.
Ripensandoci, anche la loro prima volta era stata con la pioggia come colonna sonora.

Ripensandoci, anche la loro prima volta era stata con la pioggia come colonna sonora

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23 Marzo 2019

«Jaxon! Si può sapere che fine hai fatto? Cazzo!».
Layton fu attirato da una voce che stava gridando contro al proprio telefono, voltandosi verso la piccola tettoia che copriva l'ingresso del locale, vide un ragazzo più o meno della sua età, capelli biondo cenere e due occhi da cerbiatto di cui non riusciva a distinguere il colore a causa del riflesso del neon blu che lampeggiava sull'insegna.
Era poco più basso di lui, il suo corpo, asciutto, era ben definito, la t-shirt nera attillata e gli skinny jeans che indossava non lasciavano troppo spazio all'immaginazione, soprattutto in quel momento, dato che il momentaneo riparo non stava adempiendo al proprio compito di proteggerlo dalla pioggia, per cui ogni singolo fascio muscolare era messo in risalto dalla stoffa che -impregnata d'acqua- aderiva perfettamente al suo corpo.
Era uscito con l'intento di rimorchiare e si sarebbe buttato volentieri su quella preda, se non fosse stato un ragazzo onesto, ma purtroppo lo era e visti i toni ed il contenuto della lite, quel Jaxon doveva essere il suo ragazzo!
Stava per rigirarsi e andarsene quando... «Non ho parole Jax! Se tu non fossi il mio migliore amico, ti avrei già mandato a farti fottere! Seriamente! Come ti viene in mente di costringermi a venire in questo odioso posto perché stasera non vuoi scocciature e ti serve un finto ragazzo e poi non presentarti perché hai rimorchiato? Merda! Sam è già entrata con le sue amiche, ero venuto in macchina con lei, dato che dopo sarei dovuto tornare con te! E piove se tu non l'avessi notato! Ma che... ha attaccato? Che stronzo!» concluse scuotendo la testa esasperato, ma un sorriso carico d'affetto si era già affacciato sul suo volto, contro il suo consenso.
Leyton era rimasto completamente rapito da quel sorriso, che presto si era trasformato in una risata, da quel volto bellissimo, di cui le gocce d'acqua stavano disegnando ed esaltando ogni lineamento.
Si era avvicinato con passo sicuro e gli aveva messo la propria giacca sulle spalle.
«Ti serve un passaggio?» aveva chiesto al suo orecchio, vicino, troppo vicino.
Terry era rimasto per un attimo interdetto da tutta quella confidenza, ma poi aveva alzato lo sguardo, trovandosi di fronte il "dio del sesso" in persona e no, non era solo un modo di dire, era proprio il nome che gli avventori di quella discoteca universitaria avevano dato all'Adone che gli stava di fronte.
Lui, probabilmente, era l'unico motivo per cui si lasciava convincere ogni volta a mettere piede in quel luogo così lontano dalle sue corde. Chiunque lì dentro lo conosceva, anche se in realtà non sapeva niente di lui, anzi, a causa del neon dell'insegna, neanche in quel momento, a pochi centimetri dal suo viso, riusciva a distinguere il colore dei suoi occhi.
Era rimasto imbambolato per un bel pezzo, cercando di capirlo. Per un momento gli era addirittura sembrato di vederli brillare di rosso, poi si era ripreso ed era successo qualcosa che nessuno aveva saputo spiegarsi: era come se i ruoli iniziali si fossero in un qualche modo invertiti.
Lui che odiava le storie di una notte -non che fosse un santo, solo aveva capito da tempo che non facevano per lui ed aveva iniziato a cercare di evitarle- si era ritrovato, suo malgrado, a flirtare in modo seducente, giocando sul fatto di avere gli abiti completamente appiccicati al corpo a causa della pioggia; dall'altra parte, "il dio del sesso", si era ritrovato ad essere quello che tentava di rallentare le cose.
Terry si sentiva bruciare dentro, una voglia primordiale di avere quel ragazzo bellissimo che tutti guardavano.
L'altro, ammaliato dai suoi occhi, aveva deciso che per una volta voleva fare sul serio.
In quel susseguirsi di eventi surreali, Terry si era ritrovato ad accettare il suo passaggio senza esitazioni ed erano finiti con l'andare a casa dell'altro. Si era ritrovato a fare una doccia in un appartamento che non conosceva, il "dio del sesso" gli aveva portato un accappatoio e dei vestiti asciutti, decisamente troppo grandi per lui.
«Dormi qua...» gli aveva soffiato l'orecchio, abbracciandolo da dietro, scatenandogli brividi lungo l'intero corpo, quando era rientrato in camera e lo aveva trovato intento a finire di indossare i suoi abiti.
Terry si era voltato nell'abbraccio, perdendosi in due profondi occhi blu e senza pensarci su, lo aveva baciato con passione, allacciandogli le braccia e collo.
Le mani del "dio del sesso" erano scese lungo la sua schiena, fino ad afferrare le sue natiche sode, facendolo mugolare nel bacio.
«Terry...» ansimò quando si separarono per riprendere fiato.
«Come scusa?» chiese l'altro, confuso dal momento di passione, ma anche infastidito dal sentire il nome di un altro, sulle labbra di quel ragazzo.
«Mi... mi chiamo Terry!» ribadì imbarazzato l'altro, arrossendo leggermente.
«Oh...» fu la laconica risposta. In realtà era molto sollevato, ma lo aveva preso alla sprovvista.
«Di solito ci si presenta di rimando, sai?».
«Oh, già, sì... io... sono Leyton...» rispose imbarazzato a sua volta, prima di fiondarsi nuovamente sulle sue labbra, impaziente.
Cazzo! Voleva andarci piano con quel ragazzo! Non sapeva neanche lui il perché, ma lo sentiva, sapeva che era diverso dagli altri, allo stesso tempo, però, non riusciva a resistergli, lo voleva troppo!
Camminando a ritroso, senza smettere di baciarlo nemmeno un secondo, lo aveva condotto fino a letto e si era steso, portandolo sopra di sé.
Avevano continuato a baciarsi al lungo, mentre le erezioni -ancora coperte dagli abiti- si scontravano aumentando esponenzialmente la loro eccitazione.
Nessuno parlò, fino a che non si separarono per spogliarsi.
«Ne sei sicuro?» chiese Leyton, sorprendendo ancora Terry, che annuì convinto.

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