Era Gennaio, l'anno era nato da poco.
Una figura minuscola e rattrappita era accucciata sul fondo di un vicolo cieco, era poco vestita e tramava per il freddo.
In quanto paladino dei più deboli Diego era moralmente costretto a fermarsi.
Il suo turno era finito da un pezzo, ma se fosse rientrato in quel buco che chiama casa senza accertarsi circa le condizioni di quella povera creatura, non se lo sarebbe mai perdonato.
Accostò l'auto, controllò che le cinture di pelle fossero assicurate, aprì la portiera e scese.
Una volta giunto dalla misteriosa persona rimase scioccato dal vedere il tanto famigliare boa di piume viola e spostandolo dal volto rimase altrettanto scioccato dal notare che l'uomo che lo indossava era suo fratello Klaus.
All'età venti anni avevano abbandonato tutti, tranne Luther, l'Academy.
Per i cinque anni successivi Diego seguì ogni singolo passo di Klaus, ma una volta conosciuta Eudora, la sua ex fidanzata, si convinse che aveva il diritto di crearsi una vita lasciandosi alle spalle i suoi fratelli.
Quando le cose con Eudora non avevano funzionato il numero due si maledì per quella stupida scelta, il suo passato avrebbe per sempre fatto parte di lui e in qualche modo si sentiva colpevole di aver abbandonato il piccolo e fragile Klaus nelle fauci di un mondo che non avrebbe mai esitato un secondo a sbranarlo.
Il numero quattro era confuso e infreddolito, ma quei passi li avrebbe riconosciuti tra milioni.
Un ondata di calore gli pervase il corpo, come potevano dei passi sconfiggere il freddo inverno? È un'ottima domanda, i religiosi risponderebbero dicendo perchè siamo affezionati al proprietario, ma Klaus non era affezionato a Diego, ci si affeziona dopo aver passato molto tempo assieme e i due non si parlavano da quasi dieci anni.
Gli scienziati inizierebbero a parlare degli ormoni che si scatenano nel nostro sistema nervoso.
I romantici direbbero che i passi di Diego sono sincronizzati col battito del cuore di Klaus, ma gli unici che darebbero la risposta giusta sono i drogati, la categoria preferita dal numero quattro, loro risponderebbero :" perché ne sei dipendente."
Klaus se ne rese conto solo quando li sentì da così vicino dopo un decennio.
Felpati ma decisi scivolavano velocemente sul porfido umido.
Al numero quattro tornarono in mente tutte le volte che si addormentava ricordando quel suono, una melodia ammagliatrice che lo cullava nei momenti di sconforto.
A volte sognava anche il volto Diego, a volte no, era ancora arrabbiato con lui per averlo dimenticato.
Aveva notato durante i cinque anni dopo che aveva lasciato l'Academy che il fratello lo seguiva e che si prendeva cura di lui da lontano, ad esempio scacciando tutti gli spacciatori più vicini a Klaus in modo tale da metterlo nella condizione di non poter drogarsi.
Klaus apprezzava i gesti di Diego tanto da rimanere sobrio solo per notare ogni piccola sfumatura di ogni gentilezza fatta nei suoi confronti.
Un giorno decise che voleva ringraziare Diego di persona, così risparmiò soldi per due settimane per comprare una scatola di donut che Diego amava ma che Reginard no gli permetteva mai di mangiare.
Il numero quattro sapeva dove trovare suo fratello, era tutti i giorni alla stazione di polizia.
Non si parlavano ormai da quattro anni e mezzo e Klau era emozionato al pensiero di sentire la voce baritona del fratello.
Lungo la strada notò la macchina del numero due parcheggiata, Klaus aguzzò la vista e scorse Diego con una ragazza, i due non stavano esattamente parlando.
Il numero due aveva visto Klaus e per un momento i loro sguardi si incrociarono, ma fu solo una frazione di secondo prima che il numero quattro corse via per mascherare la tristezza e la delusione.
Klaus non si sapeva spiegare perchè quel dolore lo assaliva e gli stringeva la stomaco, lui e Diego non sono mai stati niente, eppure ogni volta che pensava al fratello sentiva un formicolio che partiva all'anulare sinistro e finiva sul retro del collo.
Dopo quest'avvenimento ci furono altri cinque anni di silenzio.
Quei donut non furono mai mangiati.
Klaus sentendo la mano di Diego che scostava le piume da suo viso si alzò di scatto, parlando con nonchalance
"Hei caro da quanto tempo che non vi si vede!"
"Ti hanno picchiato Klaus?" Domandò Diego ignorando Klaus, poiché aveva scorto dei brutti segni sugli zigomi e sul mento del fratello.
"Piacchiato? Chi io? Scherzi!" Il numero due si issò sui suoi tacchi a spillo e con spavalderia prese a camminare a passo svelto per seminare il fratello, ma subito sentì quel suono paradisiaco delle suole del numero due che si alternavano seguendolo.
Diego gli afferò saldamente il polso notando l'estrema magrezza, girando Klaus per far si che lo guardasse negli occhi
"Dormi sempre lì?" accennando con la testa l'angolo del vicolo.
"Scherzi vero? Ho un attico stupendo in centro città ed è proprio dove sto tornando ora."
"Lavori lì?" Questa volta Diego indicò il retro di un locale dall'aspetto sudicio.
"Io non lavoro lì, sono il proprietario gli altri lavorano per me."
"Come mai tutte queste domande? Ti senti in colpa per i dieci anni in cui non mi hai nemmeno rivolto una parola." Il tono di Klaus era mutato notevolmente ed il suo viso si trovava a pochi centimetri da quello di Diego.
"I-io no-non" ed ecco che la balbuzie del numero due si presentava prepotente dopo anni.
"Tornatene a casa la tua fidanzata ti sta aspettando, io non voglio la tua pena." così dicendo il numero quattro si divincolò dalla stretta del fratello.
"Vieni a casa con me." Klaus si girò di scatto "ti prego Klaus."
"Voglio solo assicurarmi che tu stia bene, non è pietà e nemmeno senso di colpa, ma ti prego vieni, sarai libero di andartene quando vuoi ma entra in macchina."
La voce di Diego era rotta e si vedeva che si stava sforzando di non balbettare, e le sue parole trasformandosi in fumo nella notta fredda sembravano ancora più concrete e acquisivano una sfumatura drammatica.
Senza rispondere il numero quattro lo seguì in macchina ed in poco tempo arrivavano alla palestra dove Diego viveva.
Il numero due aprì la portiera di Kalus e lo aiutò a scendere.
Una volta nell'alloggio sul retro Diego accese la luce e indicò a Klaus il divano.
Diego aprì un cassetto dove erano riposte bende e disinfettanti, ne afferrò un paio, prese una sedia e la trascinò di fronte a Klaus.
Gli tolse la maglietta senza preavviso tanto che Kalus sussultò.
L'addome del numero quattro era costellato di lividi e graffi che Diego iniziò a pulire con garze e disinfettante.
Una volta finito con il torace gli passò una sua felpa molto più dignitosa dello striminzito crop top che indossava prima il fratello.
Il numero due passò a curare il viso del fratello, senza mai perdere il contatto visivo con quest'ultimo.
Una volta terminato gli accarezzò dolcemente lo zigomo col dorso della mano.
Sia Klaus che Diego si alzarono, scontrandosi petto contro petto.
Da quando erano saliti in macchina non si erano detti una parola, fu Diego a rompere il silenzio.
"Ti chiedo scusa per quel giorno."
Klaus alzò lo sguardo, aveva capito subito che si riferiva al giorno delle ciambelle, come era stato etichettato dal proprio cervello.
"Ho dimenticato cos'è importante, ma ti assicuro che non passa giorno senza che io non mi penta di non essere sceso da quella dannata macchina."
"Va bene eri con la donna che ami, hai fatto la scelta giusta." ribatté il numero quattro con un filo di voce.
"M-ma non"
Diego ringhiò per la frustrazione e Klaus emise un risolino.
Trovava adorabile quando balbetta.
Anche Diego rise.
Il numero due indico a Klaus il letto.
"Siediti lì arrivo subito."
Il numero quattro obbedì.
Diego lo raggiunse dopo poco, Klaus appena sentì i passi del fratello avvicinarsi aprì gli occhi che aveva momentaneamente chiuso e prese tra le mani la tazza fumante che il fratello gli stava offrendo.
Prima di sedersi il numero due si avvicinò ad un vecchio televisore, lo accese ed estrasse alcune vecchie videocassette.
"Dunque abbiamo, Tutti insieme appassionatamente, A Star Is Born e Dirty Dancing." dichiarò imbarazzato Diego.
Klaus si corrugò la fronte divertito.
"Non ho comprato io questa roba, sono dell'ex moglie di Joe, il proprietario."
"Dirty Dancing." Escamò Klaus.
Diego inserì la cassetta, spense le luci e si sedette vicino a Klaus coprendo entrambi con un plaid consumato.
Durante il film Klaus e Diego si erano accidentalmente sfiorati più volte.
Ma forse non erano affatto contatti involontari.
Diego ne ebbe la certezza quando, finito il film, Klaus appoggiò la testa sulla sua spalla.
"Ti perdono per quel giorno." Sussurrò il numero quattro alzando gli occhi sul fratello.
"Grazie."
Dopo attimi di silenzio Klaus fece uno sbadiglio assonnato e Diego gli chiese "sei stato solo tutti questi anni?"
"Ho avuto qualche relazione, ma non ha mai funzionato, mi sono accorto che non riuscivo ad amarli."
"Hai scoperto il perchè?"
"Si bhe insomma, erano tutti bellissimi, io ho degli standard alti e poi muovevano in maniera strabiliante erano sexy e spiritosi, ma sai qual'era il problema?"
Diego scosse la testa.
"Li compravo continuamente a te, pensavo: Diego avrebbe tagliato lo spago con uno dei suoi coltelli, Diego mi avrebbe disegnato una faccia felice con uova e bacon come faceva Grace, Diego avrebbe fatto molte più flessioni.
Il problema è che eri il mio pensiero fisso e lo sei ancora.
Il loro problema era che non erano te."
"I-io K-laus non immaginavo m-mi…" ed ecco di nuovo la balbuzie.
"Ti ho visto con quella ragazza e ho capito che eri andato avanti e mi avevi dimenticato, ci avevi dimenticato, dovevo provarci anche io ma a differenza tua non ci sono mai riuscito." riferendosi alla vecchia vita di Diego all' Academy.
"Io non vi ho dimenticato Klaus io…"
"Shh" lo interruppe il numero quattro "ora è tardi ne riparleremo domani" così dicendo si addormentò sulla spalla del fratello.
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January.~Kliego
FanfictionDopo dieci anni Diego incontra Klaus, e anche i suoi sentimenti per lui.