«Fallo salire in macchina»
Nè Jimin, nè Jungkook, avevano proferito parola nel viaggio in macchina. Una volta arrivati, Jimin sostò il più vicino possibile all'edificio.
«Jimin, non posso»
«Perché no? Posso farvi restare da me finché non troverete una casa migliore, ho molto spazio»
«No. Non posso accettarlo, hai già fatto troppo per me»
«Lo farei anche per tuo fratello»
«Mio fratello ha solo bisogno di andare a scuola»
Jimin lasciò fuoriuscire un sospiro di arresa e fece segno con la mano verso la portiera.
«Allora? Cosa aspetti?»
Jungkook la aprì, scese a malincuore dal veicolo, ma si voltò un'ultima volta.
«Però... puoi venire a conoscerlo se ti va»
I loro sguardi si comportarono come poli opposti di un magnete, ma al posto della fisica a tenerli uniti, c'era la fiducia, negli occhi di Jungkook.
«Con molto piacere»
Concluse l'altro, sorridendo.
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Jungkook aprì la porta di casa, in silenzio, intimando il ragazzo a fare lo stesso, era mattina presto.
Gli occhi di Jimin camminavano per la casa, osservandone i dettagli, soffermandosi sui piccoli oggetti che non capiva perché avrebbero dovuto appartenere a lui, ricordandosi poi, che il massimo dei possedimenti personali del ragazzo si trovavano nel guardaroba.
Non conoscendo il posto, l'unica cosa che poteva fare, era seguire Jungkook.Una voce assonnata e poco chiara, mormorò qualcosa alle spalle dei due, catturando la loro attenzione.
«Jungkook!»
Il ragazzino corse tra le braccia del fratello, che lo sollevò con prontezza.
«Hey, hey... buongiorno campione»
Il bambino posò una guancia sulla spalla di Jungkook, e chiuse gli occhi ancora stanchi.
«Come mai già sveglio? Non hai scuola oggi»
«Non riesco a dormire senza di te, lo sai»
Si concesse uno sbuffo, gli occhi raggiunsero Jimin, del quale si era per un attimo dimenticato la presenza.
Stava sorridendo, ma era diversa la natura di quel sorriso. Era... imbarazzato?«Va bene... adesso torna a dormire, ti accompagno»
«Jungkook, chi è il tuo amico?»
il ragazzo si girò leggermente così che il fratello avesse una vista chiara di Jimin.
«Si chiama Jimin, non è un amico, mi ha solo fatto un favore»
«Sei sicuro? Sembrerebbe un buon amico»
Mormorò il bambino, chiudendo gli occhi definitivamente e addormentandosi.
Jungkook mise il fratello a letto e chiuse la porta della sua camera, restando da solo con Jimin.
«Non sei bravo con i bambini vero?»
Risero entrambi.
«Resta qui per un po', aspetta almeno che mi faccia una doccia»
il più grande annuí.
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Jimin si era accomodato sul divano nel salotto di Jungkook. Salotto, cucina, ingresso, quello che era.
Aveva acceso la televisione per dare un sottofondo ai suoi pensieri, in cui si era immerso poco dopo. Non aveva ancora ben chiaro come si sarebbe sviluppata quella situazione, magari avrebbe chiesto a Jungkook qualcosa su di sè più tardi.
Il campanello suonò, ma non voleva svegliare il bambino, quindi si alzò e andò ad aprire.«Perché sei qui? Ti sto cercando da questa mattina!»
«No Taehyung, cosa ci fai tu qui»
Taehyung entrò, senza disturbarsi nemmeno di chiere il permesso, non chiedendosi nemmeno di chi fosse quella casa, perché non era ovviamente quella di Jimin.
«Sono qui per chiederti di aiutarmi. Voglio scusarmi con Namjoon»
Le orecchie di Jimin dovevano avere qualche difetto.
«Scusarti? Kim Taehyung che fa un passo indietro? Non riesco a crederci...»
«Jimin, eccomi»
Jungkook uscì dal bagno in accappatoio, i capelli bagnati pettinati all'indietro, scoprendo la fronte, lo stesso viso su cui Jimin la sera prima si era soffermato molteplici volte, coperto da gocce d'acqua che finivano sul collo.
Il ragazzo si girò verso i due, notando Taehyung.«Che sta succedendo? Chi è lei?»
«Va tutto bene Jungkook, se ne stava giusto per andare»
«Si, vero, ce ne stavamo giusto per andare»
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Past ● Jikook
FanfictionRumore. Musica. Il sabato sera a Seoul non passa mai. La sensazione del peccato sale pian piano, dopo il quarto, quinto bicchiere o dopo la terza dose. Cala un velo di inferno sui giovani, sulla gente che vive di notte e tutto comincia a perdere col...