Capitolo 1 Edward Sullivan

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Attorno al 1709:

Mi chiamo Edward Sullivan, sono nato e cresciuto in Irlanda. Vi chiederete il perché di un nome inglese e un cognome irlandese? Molto semplice: mio padre nel lontano 1675 fuggì in Irlanda a causa di qualcosa che commise nel suo Paese nativo, la Gran Bretagna. Non me ne parlò mai, so solo che incontrò mia madre e si sposarono. Decise quindi di usare il cognome di mia madre per proteggerci o almeno è quello che ci raccontava quando ero ragazzo. Ma penso che questa parte non vi interessi. Io provengo da una famiglia di contadini, avevamo qualche pecora e un po' di terra da coltivare, vivevamo a Doolin, un villaggio che si trovava sull'Atlantico del Clare. 

Ci vivevano solo contadini che si dirigevano spesso nella capitale per vendere quello che tiravano su tra bovini, coltivazione e anche qualche pesce. Nella nostra zona, con una piccola barchetta, andavamo a pescare spesso nelle zone di Moher, più precisamente alle scogliere. Il mare sotto i nostri piedi ci permetteva di racimolare qualche soldo in più vendendo il pescato. Certo non era quello che sognavo sin da ragazzino. Quel poco che racimolavo lo usavo per andare nel paese più vicino, mandare giù qualche sorso e finire in una qualche azzuffata, creando anche qualche "piccolo" incidente.

Questo è quello che diventavi quando i tuoi sogni di gloria erano infranti da un lavoraccio come quello del contadino, senza la benché minima idea di cosa fare della tua vita. O facevi un patto con l'alcol finché il tuo fegato non bruciava, e quei pochi giorni che ti rimanevano li passavi cercando di fare qualcosa di buono agli occhi di Dio, o giravi attorno a una bella donzella promettendole il mondo. A quel punto però, quando punti la tua preda e finisci per riflettere in un piccolo momento di lucidità, capisci che forse è arrivato il momento di alzare la testa e fare qualcosa di buono. Poi però senti una campana suonare e ti ricordi che è arrivato il momento di riempirti lo stomaco, ti avvii a Ennystymon, a qualche chilometro da casa (con un buon cavallo veloce arrivi ancor prima di accorgertene) e così, in men che non si dica, ti ritrovi nella taverna del vecchio Billy, un altro inglese scappato per chissà quale delitto e ti riempi lo stomaco di qualche morso di carne e qualche litro d'alcol fino a non ricordare neanche più la strada di casa, sì, casa, se vogliamo definirla così. 

Ma il 1712 sarebbe stato un anno diverso dal solito, c'era un uomo seduto al mio fianco, un fo-restiero oserei dire, che si avvicinò e mi disse: 

"Ragazzo, dirigiti verso la baia orientale di Galway, lì troverai me e altri valorosi soldati pronti a sbarcare per le indie occidentali e conquistare la gloria che tanto ambisci. Prendi questa bussola, ti ricorderà del nostro incontro domattina quando sarai più lucido". 

Lo vidi andare via e mi ritrovai con in mano quella bussola che non so come riuscì a mettermi in tasca e mi avviai verso il mio cavallo sperando di riconoscere quale fosse. Non ricordo altro, so solo che il mattino seguente mi ritrovai sdraiato vicino a casa in mezzo al fieno, con in mano quella bussola. Quando la riguardai, non so come, ma ricordai quella conversazione. Quel giorno mi sentii rinascere, avevo una speranza... la speranza di cambiare le cose. Ma come dirlo a mio padre, come fare a lasciarlo lì da solo, ormai era vecchio e più il tempo passava, più le forze venivano a mancargli. Ma ero comunque deciso a parlargli il giorno stesso.

"Ciao figlio mio, ancora ubriaco questa notte?"

"Padre, devo parlarti." Esordii "Ieri sera alla taverna un uomo, un forestiero mi ha proposto di arruolarmi e dirigermi a Galway per andare alla conquista delle Indie Occidentali. Questa può esser la nostra occasione, mi aspettano gloria e ricchezza, potrei tornare entro qualche stagione. Potrebbe cambiare tutto!"

"Figlio mio, non ti porterà nessuna gloria, solo una morte certa, seguito da pirati e corsari, ti ritroverai in mezzo a una guerra e non posso permetterti di fare i mie stessi errori."

"Quali errori?" Sbottai.

"Ascolta... cosa sono questi rumori? Sembrano uomini a cavallo che si dirigono verso di noi, aspetta qui..."

Mi avvicinai passo dopo passo lentamente fino a quando vidi arrivare degli uomini, vidi mio padre e alcuni energumeni con delle cicatrici da guerra. Non sembrava che fossero venuti per una conversazione pacifica, anzi. Ma ero ancora troppo distante per riuscire a carpire la loro conversazione, così mi accovacciai, e passo dopo passo, mi avvicinai sino ad arrivare vicino a casa. Ero nascosto dietro un mucchio di fieno e così finalmente riuscii ad ascoltare, anche se la conversazione era molto inoltrata.

"Non glielo ripeterò un'altra volta, il debito non è ancora saldato e il tempo stringe." 

"Datemi ancora una stagione, vi prego, una sola stagione."

"Ehi, mezzo uomo, ma con che razza di subalterno credi di avere a che fare? Tic tac tic tac..."

Si stava prendendo gioco di mio padre... lui e i suoi uomini iniziarono a ridere in modo meschino e provocatorio. Infine aggiunse:

"L'ora è scoccata, il tempo dato dal mio padrone è finito!"

Jack il pirata degli abissiWhere stories live. Discover now