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IL vento invernale, freddo e pungente, che si infiltrava nella fessura del finestrino - leggermente abbassato - mentre Yoongi guidava la sua macchina rossa, abbinata alla fascia per capelli che aveva in testa, gli ultimi invece, decisamente arruffati, erano stati appena tinti, di un nero pece, in contrasto con il colore acceso del tessuto.
Le mani strette al volante, con le nocche bianche, e le cassette anni ottanta poste nello scatolone sul sedile accanto a quello del guidatore.
Smanettava, con la mano destra, sulla radio di quella macchina antiquata, a Hoseok era sempre piaciuto quel pezzo vintage ed era per quello che il primo regalo che fece al corvino furono proprio quelle cassette. L'oggetto non funzionava più, aveva passato ore e ore a trasmettere quella musica - stancante per le orecchie di Yoongi - che ormai si era logorato lasciando nell'abitacolo il solo silenzio.Si ricordò di quell'estate, del caldo afoso che si attaccava sulla loro pelle mischiandosi col sudore, mentre si scambiavano i baci più bisognosi, il corpo del minore sotto al suo su quel divano, dove il ragazzo sentiva nel petto - al posto delle martellate del cuore - i fuochi d'artificio della festa. Quella sensazione era scomparsa da tempo, e gliene aveva parlato perché tra loro non esistevano segreti, ma quell'inverno, dove gli alberi erano spogli e le foglie secche costeggiavano i marciapiedi, scricchiolando sotto alle ruote delle auto, oltre al nuovo anno aveva portato ad una moltitudine di pensieri occulti.
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Ti sto aspettando.Quel messaggio fu l'ultimo, fra i due, il giorno del compleanno di Hoseok. Il ragazzo se n'era andato, lasciando indietro il suo amato, lasciandolo agonizzante tra le parole di quel libro, che lui stesso scriveva mentre entrambi fissavano il cielo notturno. La maggior parte delle pagine contenevano stupide frasi sull'amore, in inchiostro blu.
Amore, amore, amore, nient'altro che amore. A Hoseok importava solo di lui, senza tutti quei finti, e poveri, sentimenti che il maggiore cercava di trasmettergli, perché alla fine si sentiva come la pioggia, che correva sui vetri delle finestre con una velocità tale da essere effimera.« Perché non ti fai più sentire? » non poteva farne a meno, Hoseok doveva sentire la voce, quel tono che, almeno per lui, l'aveva fatto innamorare. Aveva aspettato così a lungo che solo con quel suono poteva sentirlo, poteva toccarlo, poteva sentire con le dita la morbidezza delle sue guance. Vedere il suo viso divertito, e i capelli gocciolanti dopo un rilassante bagno caldo. La voce divorava la sua anima, la divorò come una delle più succulente prede.
« Ho voluto la perfezione e ho rovinato quello che andava bene » ed era vero. Era sempre stato così. Yoongi non ne aveva mai avuto abbastanza di quei piccoli gesti che Hoseok gli offriva ma voleva, pretendeva, sempre di più. Quel ragazzo era la sua finta dipendenza. Il maggiore aveva rovinosamente distrutto la loro relazione, solo perché voleva il meglio per il ragazzo. Aveva finito per mentire, spudoratamente, sull'amore che provava nei confronti di Hoseok. Con l'andare avanti nel tempo si era concentrato solamente sull'essere perfetto ai suoi occhi, dimenticandosi come si faceva ad amare.
Hoseok, giorni a venire da quella telefonata, si ricordò di tutte quelle notti passate, sul letto, a guardarsi in viso, le carezze - sulle braccia e sulla schiena- che Yoongi faceva mentre si gustava il suo caramel macchiato, blaterando su quanto fosse ridicolo il vero amore, non accorgendosi che quello che denigrava così tanto, allo stesso tempo lo desiderava così ardentemente. Il maggiore dal suo canto leggeva, leggeva così tanto da consumare il nervo ottico, fino a dimenticare che la malinconia aveva preso il posto di ciò che provava.
Yoongi gli urlava contro il perché scrivesse così tanto, voleva sapere il motivo per cui guardasse più un foglio di carta che il suo stesso ragazzo, dimenticandosi non solo il mondo intorno a lui ma perfino il calore del corpo che il minore emanava. Quella stessa penna la usava come pugnale sulla sua pelle, come coltello, come lama affilata pronta ad incidergli il cuore. E così, proprio con quella lama lo lasciò in balia della sua rabbia.
« Non puoi lasciarmi! » con l'ultimo respiro rimasto Yoongi gridò ciò che il suo cuore aveva nascosto fin da troppo tempo. Le labbra incurvate, a morsicarsi per evitare di crollare davanti al rosso, cosa inevitabile. Le lacrime, senza un'ordine preciso scesero, scolpendo i lineamenti d'angelo del ragazzo.
« Perché, c'è stato un periodo in cui siamo stati insieme? » rise. Hoseok rise a quella frase, ancora una volta, sapendo di aver esitato, era stato preso in giro di nuovo. Era diventato una marionetta nelle mani del corvino, quell'amore che tanto desideravano all'inizio non c'è mai stato e costruirne uno era al di là delle facoltà di entrambi. Troppo diversi, troppo uguali, troppo loro stessi.
Yoongi tornò di nuovo lì, con la mente in quella macchina rossa, mentre guidava verso una destinazione sconosciuta accompagnato da quella radio che oltre al silenzio altro non diceva. Pensava a Hoseok, impossibile da non fare, era costantemente nella sua testa. Era lui che l'aveva mandato via o era stato il minore a respingerlo? Voleva tornare a sentire l'eco nel suo petto, al momento il suo cuore non gli dava più alcuna emozione.
« Eccoci qua »
Prese lo scatolone, parlando come se lui fosse lì, quando era palese che non fosse così ma che, al suo posto, il silenzio assordante regnava ovunque. Camminò lungo in vialetto, costeggiato da fiori di ogni colore, tenendo fra le mani quel pezzo della loro storia, finita ormai da tempo.
Si chinò a terra, appoggiando l'oggetto davanti a sé, estraendo una delle tante cassette che al maggiore piacevano, avrebbe potuto ascoltarle fino alla morte, posando quel piccolo oggetto tecnologico, con la carta ormai ingiallita, sul marmo della tomba. Dovette metterci anche il libro che tanto scriveva il ragazzo, pieno di inchiostro e segni del tempo, non aveva mai voluto leggerlo, pensava che gli sarebbe mancato solamente di più. Appena chiudeva gli occhi, in quel luogo o in qualsiasi posto, lo vedeva. Appena toccava una parte di sé, lo sentiva su di sé, poteva sentire ogni singola sensazione, dalla più insignificante alla più significativa.« In ogni caso, Hoseok, ora non ho più bisogno di venire a trovarti, sei sempre nella mia testa » annusò i fiori, appassiti, che chissà quale donna aveva portato per omaggiare il ragazzo. Fece la stessa cosa con quelli freschi confermando i gusti del maggiore. Si lasciò alle spalle quell'amore, durato troppo poco, pieno di cicatrici, profonde, che rimarranno nel cuore di chi ancora possiede l'anima ancorata al terreno. Uscì dal cimitero, riprendendo quell'auto con quel colore acceso, ripercorrendo quella strada che l'avrebbe portato a ripercorrere la propria vita.
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A volte mi chiedo se non sia più portata per scrivere le OS, che almeno a loro una fine riesco a dare. Parole confuse, mischiate in un calderone, hanno fatto fuoriuscire questo miscuglio di lettere. Spero sia apprezzabile, come io abbia cercato di immedesimarmi in Yoongi, in un disperato bisogno che alla fine si dimostra completamente letale.
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𝐑𝐀𝐃𝐈𝐎 𝐑𝐎𝐓𝐓𝐀 𝐄 𝐒𝐈𝐋𝐄𝐍𝐙𝐈 𝐈𝐍𝐍𝐎𝐂𝐄𝐍𝐓𝐈 > ˢᵒᵖᵉ
Fanfiction📻 | au ー 𝐯𝐢𝐧𝐭𝐚𝐠𝐞 𝐚𝐧𝐝 𝐯𝐢𝐧𝐲𝐥 𝐩𝐢𝐞𝐜𝐞𝐬. Yoongi che preferiva l'arte per non morire di verità, che si creava problemi inesistenti quando stava troppo da solo facendosi tornare alla mente fantasmi del passato, scomparsi. Non si...