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"I wanna spend the rest
of my sunsets with you"

126A...126A...126A...126A...

Eccola, 126A!

Mi fermai di fronte alla decima porta uguale alle altre -ricoperta da una vernice azzurrina scrostata di qua e di là- alternando lo sguardo tra il foglietto tra le mie mani, ed il numero 126A in metallo dorato. Poggiai una delle mie borse a terra, e presi un respiro profondo rimettendo il pezzo di carta nella tasca posteriore dei miei jeans. E così, ero la.
Ero stata talmente impaziente di arrivare lì ed intraprendere quel viaggio, che non avevo neanche pensato a cosa avrei fatto quando sarei effettivamente arrivata, e d'un tratto, tutto il mio essere motivata e propensa a fare nuove esperienze, si dissolse nel nulla, lasciando solo spazio alla paura ed all'angoscia di non riuscire ad affrontarlo tutto da sola.
E poi c'era anche il fattore coinquilina al quale ero davvero per nulla abituata, e che sarebbe potuto rivelarsi la parte peggiore di tutto il viaggio. Non sapevo come sarebbe stata;
Stronza? Antipatica? Ansiosa? Fredda? Chiusa? Approfittartice? Oppure accogliente? Allegra? Spensierata? Amichevole?
Poteva essere una delle due o entrambe le cose, ed io non avrei potuto fare nulla per cambiarla, avrei dovuto tenermela. Sbuffai di nuovo, esasperata, quasi. Non avevo neanche iniziato, e già ero stanca a forza di tutto quel pensare e quello scervellarmi su cose che non potevo in alcun modo controllare. E così, la parte di me maniaca del controllo -al quanto consistente tra l'altro- dovette farsi da parte e lasciarsi trasportare, in balia degli eventi.

Una volta raccolto il coraggio necessario, bussai due volte, afferrando di nuovo la borsa che avevo lasciato a terra. C'ero ormai, non si tornava indietro. Dopo pochi secondi, che a me sembrarono ore, si udirono dei passi veloci e leggeri avvicinarsi, e poi la porta si spalancò.
La riccia difronte a me mi scrutava con occhi curiosi ed allegri, non esitando neanche un secondo aiutandomi con i miei bagagli.

«Da', lascia che ti dia una mano» afferrò una borsa

Le sorrisi ringraziandola, e subito dopo mi condusse nell'appartamento, richiudendo la porta alle nostre spalle. L'interno era carino, abbastanza accogliente, c'era un piccolo salone con due divani scuri, un tavolino in legno antico ed una televisione, e poi c'era un corridoio, che supposi conducesse alle camere, al bagno ed alla cucina.

«Io sono Sage» si presentò porgendomi la mano

La strinsi «Chloè»

Sorrise «voilà! Vieni, ti mostro l'appartamento» si girò «questo è il salone» allargò le braccia indicandolo, poi iniziò a camminare attraverso il corridoio «questa è la mia camera» mi informò passando difronte ad un porta verniciata di nero «non ti consiglio di entrare, potresti non uscirne più» ridacchiò andando avanti «questo è il bagno, e questa è la tua stanza» si fermò davanti ad una porta bianca, e la aprì subito dopo

Mi guardai intorno sorridente, non era sicuramente il massimo del lusso, ed era anche un po' spoglia, però mi piaceva. Era piccola ed accogliente, come tutto il resto dell'appartamento.

Entrai e poggiai tutti i miei bagagli sul letto.

«Che ne dici?» Chiese la mora

Annuii «mi piace»

Lei sembrò sollevata «bene, allora» si schiarì la voce «non devi preoccuparti di nulla, al piano di sopra, al 138B, c'è la signora Bennet, che non ti dirà mai nulla finché i suoi gatti stanno bene» ridacchiò «al piano di sotto, al 119C, ci sono gli Andrews, sono un'allegra coppia di novantacinquenni, che pretende si faccia silenzio dopo le otto e mezza di sera, ma tanto alle nove crollano e da lì in poi non sentono più nulla» fece una pausa «nell'appartamento difronte, il 129A, c'è Cassandra" fece una faccia schifata «che se ne porta a casa uno diverso ogni sera» roteò gli occhi «e poi c'è... » si afferrò il ponte del naso tra le dita, scuotendo il capo «Styles, del 126B"

Aggrottai le sopracciglia «e chi è Styles del 126B?»

Si passò una mano nei capelli roteando gli occhi «è il puttaniere rompipalle che abita nell'appartamento accanto»

Annuii poco convinta «va bene...»

«Meno hai a che fare con lui, meglio è, fidati» fece spallucce «è uno scassacazzi di prima categoria, è sempre di cattivo umore e non te ne fa passare una» sbuffò «mi ha portata dall'amministratore di condominio tre volte nell'ultimo mese, e credimi non ce n'era davvero mai bisogno»

Mi venne quasi da ridere alle sue parole «non scorre buon sangue tra voi due eh»

«Non-»

Lasciò la frase a metà, interrotta da un bussare insistente sulla porta d'ingresso. Sbuffò superandomi e dirigendosi a grandi falcate verso la fonte del rumore, mentre io la seguivo. Arrivò difronte alla porta e la aprì.

«Che vuoi?» Chiese inveendo contro un ragazzo dai riccioli castani, che intanto si era poggiato a braccia incrociate allo stipite

«Hanno messo la tua posta nella mia cassetta» sbuffò roteando gli occhi «di nuovo» gli porse svariate buste da lettera con fare annoiato

Sage le afferrò riluttante, iniziando a controllare di cosa si trattasse «mi sorprendo che tu non gli abbia dato fuoco come l'altra volta»

Il riccio fece spallucce «avevo già delle cartacce inutili da usare per il fuoco durante i miei sacrifici umani, non me ne servivano altre» disse in tono ironico

La mora roteò gli occhi, ironizzando a sua volta «sempre più simpatico ogni volta che ti vedo eh»

«Seh, fortunatamente succede di rado»

Il riccio roteò gli occhi, e poi puntò lo sguardo su di me, alle spalle di Sage. I suoi lineamenti duri si trasformarono in un ghigno.

«Facciamo festa stasera? Hai cambiato sponda? E Ryan lo sa?» chiese alzando un sopracciglio

Sage sbuffò «è la mia nuova coinquilina, coglione»

Ryan era il ragazzo di Sage, quindi?

Lui alzò le sopracciglia «ma non mi dire» si separò dallo stipite avvicinandosi, mentre Sage si faceva da parte controvoglia «sono Harry» mi porse una mano, mentre mi affondava quegli occhi vedi fin dentro all'anima

«Styles del 126B?» Chiesi stringendogli la mano, rendendomi conto solo dopo di quanto stupido fosse stato

La sua presa forte mi sorprese, ma in quel momento ero troppo concentrata a captare ogni sfumatura di ogni suo movimento, mentre il viso gli mutò in un'espressione divertita, per notarlo «si, Styles del 126B» si girò verso Sage «che tristezza Connors, non pensi che dopo anni di vicinato meriti una presentazione quantomeno decente?»

La riccia sbuffò «dal primo giorno sei stato Styles del 126B e sempre lo rimarrai, per me»

Quell'Harry ghignò «ti odio anche io, Connors»

«Io sono Chloè, comunque» continuai, e lui riportò la sua attenzione su di me

«Chloè...» mi fece cenno di continuare

«Chloè Laebrac..» Chiesi interrogativa, confusa

Lui accennò un sorriso «t'es canon, Chloè Laebrac»

Alzai un sopracciglio, provando a capacitarmi della sua sfrontatezza, mentre il riccio difronte a me aspettava una qualsiasi reazione da parte mia. Non sapeva però, che da me non avrebbe ottenuto proprio un bel niente. Anzi.

«Stasera ci delizierai con la presenza di quegli chimpanzee dei tuoi amici fino a notte fonda?» Intervenne Sage

Styles riportò la sua attenzione a lei «perché? Ti vuoi unire?»

«Pff!» accennò una risata «salutami Louis, eh!» roteò gli occhi invitandolo ad uscire

Lui trattenne una risata «senz'altro» poi si girò di nuovo verso di me «benvenuta nel palazzo, jolie»

Ringraziai con un cenno del capo, e subito dopo Harry sparì dietro la porta dell'appartamento. Sage prese a guardarmi.

«Ma che ti ha detto?» aggrottò le sopracciglia

Scossi la testa alzando le spalle «niente di che, solite provocazioni»

Lei annuì incerta, ma pochi secondi dopo la sua espressione mutò del tutto «ti va di fare dei biscotti?»

Ridacchiai.

𝒋𝒐𝒍𝒊𝒆 // [𝐡.𝐬.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora