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«È stata una pessima idea»

Quelle cinque parole erano le uniche che ripetevo da quando eravamo uscite di casa fino a che il taxi non ci aveva lasciate difronte al locale. La scritta Scarlett spadroneggiava sulla parete di quel locale colorato di rosso sangue quasi incutendomi timore. Tutta quella gente in fila la fuori poi, non aiutava di certo i miei nervi a distendersi come avrei voluto.
Sage smanettava con il suo cellulare da circa dieci minuti, cercando di rintracciare Ryan o quel Liam, di cui avevo capito fosse il compleanno, e quando ci riuscì mi fece cenno di seguirla all'interno. Il buttafuori mi fece qualche storia perché nonostante fossi in possesso di un documento che lo testimoniava, non credeva avessi più di ventun'anni.
Però alla fine mi aveva fatta entrare.
L'ambiente all'interno era decisamente fuori dalla mia portata, che al massimo ero abituata ad andare alle fiere di paese, però dedussi di doverci fare l'abitudine, ormai eravamo la.
Ci avvicinammo ad un tavolino basso con dei divanetti tutt'intorno, sui quali erano sedute svariate persone. Riconobbi subito Harry, che mi salutò con un mezzo sorriso disperato, dato che Cassandra, seduta accanto -o in realtà, praticamente sopra- a lui non gli lasciava un attimo di tregua, ma oltre a loro, nessun'altro.
Sage mi presentò a Liam, il festeggiato, che aveva un sorriso davvero carino, a Niall, un biondino allegro che mi accorsi immediatamente non fosse di li, a Zayn, che tra tutti mi sembrava addirittura il più tenebroso, a Louis, ed in quel momento capii perché Sage era ancora totalmente persa per lui, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Louis era affascinante. E poi a Ryan, il suo attuale ragazzo, che lanciava sguardi di fuoco a Louis, probabilmente sperando che si trasformassero in coltelli, e che l'altro non si faceva scrupoli a ricambiare. Quella situazione era davvero esilarante, per certi versi, e si vedeva benissimo che Sage avrebbe voluto smettere di ascoltare Ryan, e saltare addosso a Louis. O almeno, io lo vedevo chiaramente, ma forse lei no.

«Allora jolie» iniziò Harry, staccandosi Cassandra di dosso «avete anche voi feste così in Francia?»

Alzai un sopracciglio «è la Francia Styles, non il Kazakistan»

Tutti ridacchiarono, compreso Harry.
Continuammo a parlare fondamentalmente del più e del meno, ed ovviamente non mancarono decine e decine di domande sul perché mi fossi trasferita lì, e cose simili. Io evitai di rispondere, prendendo alla larga l'argomento, finché l'attenzione non si posò inevitabilmente sul mio lavoro. O inesistente lavoro, forse dovrei dire.

«Non dirlo a me Chlo', per trovare quel posto di merda all'alimentari della signora Jennings ci ho messo una vita» mi confortò Niall

Sbuffai «ma è incredibile, ho praticamente girato tutta Brighton e non sono riuscita ad accaparrarmi niente, se non ne trovo uno al più presto non so come farò, onestamente»

Vidi Harry scattare, prendendo alla sprovvista tutti quanti, me compresa.

«Dove stai andando?» chiese confuso Liam, quando lo vide camminare spedito verso la pista

«Vieni con me.» quasi ordinò, rivolgendosi a me

Aggrottai le sopracciglia «cosa? Perché?

Sbuffò «vuoi un lavoro o no?»

Ci riflettei un secondo, ed ancora confusa e con una buona dose di diffidenza, mi alzai seguendolo attraverso la pista. Era così pieno di gente che si riusciva a malapena a camminare. Le persone mi venivano addosso da tutti i lati, e senza volerlo mi ritrovai a ballare con un paio di gruppetti di ragazze per qualche secondo. Quando riuscii ad uscirne, alcune persone si frapposero tra me e Harry, facendomi credere di averlo perso di vista, ma quando sentii la sua mano afferrare la mia con una stretta salda, mi tranquillizzai. Uscimmo dalla massa informe di persone, e ci trovammo davanti ad un tavolo simile a quello dove eravamo prima, solo che davanti c'erano due omini alti due metri in giacca e cravatta, fermi a braccia conserte. Harry si avvicinò passando tra quei due senza troppi sforzi, mentre io lo guardavo da qualche metro più indietro, e dopo aver salutato genericamente ogni persona a quel tavolo, si chinò per parlare con un uomo di mezza età, avvolto in un completo bianco, probabilmente di Versace, visto il taglio.
Le sue labbra si muovevano veloci, mantenendo il sigaro accesso all'angolo destro della bocca, mentre parlava con Harry.
Il riccio, ad un certo punto mi indicò con un gesto del capo, e anche l'attenzione dell'uomo fu su di me. Io non capivo minimamente cosa stesse succedendo. D'un tratto, vidi l'uomo alzarsi ed entrambi iniziarono ad avvicinarsi a me, fermandosi a circa mezzo metro.

«Ciao, sono Ross Evans, il proprietario del locale» mi porse una mano ed io la strinsi presentandomi a mia volta

«Hazza mi ha detto che hai bisogno di un lavoro» continuò, provando a sovrastare la musica «ed io ho un accordo da offrirti» mi sorrise

Aggrottai le sopracciglia «che accordo?»

«Stasera mi hanno dato buca due cameriere, se riesci a prendere il loro posto e salvarmi il culo con tutta questa gente, il lavoro è tuo» spiegò velocemente

Io non sapevo cosa dire, guardai Harry per qualche secondo, che come l'uomo difronte a me, mi scrutava attento in attesa di una risposta.

«Haz ha garantito per te, dice che eri una delle migliori a Parigi» continuò il signor Evans

Brutto stronzo, si era inventato una cazzata, senza nemmeno sapere se fossi in grado di affrontare un compito del genere. Avevo lavorato in qualche bar a Parigi, si, ma nessuno era neanche vagamente paragonabile a quello.

«S-Si, certo..» cercai di risultare convincente «posso farlo»

Ross Evans sorrise.

Per tutta la serata non mi ero fermata un secondo, ma di certo era meglio che starmene seduta su quel dannato divanetto tutto il tempo. Liam e tutti i suoi amici, tranne Harry, erano venuti spesso al bancone a turno, chiacchierando per qualche minuto con me, probabilmente gli facevo tenerezza. Liam era sempre sorridente e mi trasmetteva un sensazione di dolcezza quasi esagerata, che non sapevo se mi facesse piacere o se invece mi facesse venire da vomitare, ad essere onesta. Alla terza volta che si era poggiato al bancone mi aveva detto che si sarebbe assicurato di far sapere al signor Evans "quanto fantastica fossi stata nel servire tutti quanti in modo impeccabile". Tutte quelle attenzioni da parte sua mi davano un po' fastidio, onestamente, ma decisi di fare la persona subdola e fingermi un minimo interessata. Quel lavoro mi serviva veramente.
Anche Sage si era avvicinata parecchie volte, però poi ad un certo punto, dopo il decimo shottino probabilmente, aveva iniziato a dare i numeri e non molto tempo dopo si era addormentata in modo poco composto sul divanetto in velluto rosso.
Harry non si era avvicinato neanche una volta, ma sentivo il suo sguardo addosso. Continuamente. Si starà solo accertando che io stia facendo il mio lavoro. Pensai. Di sicuro non voleva fare una figuraccia con il signor Evans, dopotutto aveva garantito lui per me.
Ad un certo punto, quando stava diventando veramente troppo insistente, alzai lo sguardo su di lui, che non distolse il suo. Alzai una bottiglia di vodka nella mano destra, invitandolo a prenderne un sorso, ma lui rifiutò alzando a sua volta il bicchiere che aveva in mano. Così annuii, e tornai al mio lavoro.

𝒋𝒐𝒍𝒊𝒆 // [𝐡.𝐬.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora