6. Disperazione

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"Dobbiamo resistere solo altri due anni."

«No...»

"La prossima volta mi batterai, ne sono certo."

«No...»

"È una promessa che ci siamo fatti."

«No!»
Urlai e gli uccelli volarono via dai rami degli alberi, spaventati.
Urlai e i miei piedi si piantarono nel terreno, frenando la corsa disperata che mi aveva portata dalla caverna fino a casa mia.
Urlai e la voce morì nella mia gola.

Guardai il cielo lontano scurirsi e piangere insieme a me e le mie lacrime e la sua pioggia si mescolarono. Alla fine, ci furono lacrime fredde e dolci, e pioggia calda e salata.

«...Atlas... Era la nostra promessa... Dovevamo vederci ancora...» mi asciugai furiosamente le guance e corsi ancora.

Finalmente, gli elfi a guardia del portone del palazzo reale mi fecero entrare senza fare domande, ed io continuai a correre, finché non raggiunsi la sala del trono.

«Padre!» urlai.
«Oh buon Xels, Freya! Che cosa è successo?» zia Ava mi corse accanto e poggiò entrambe le mani sulle mie spalle.

Xels. Zia Ava si appellava spesso al dio che ci aveva creati, il sommo Xels, colui che aveva forgiato la nostra essenza dall'Etere e regolava l'equilibrio del nostro mondo.

Xels stava facendo un pessimo lavoro negli ultimi anni: con la guerra e le morti l'equilibrio era scomparso.
E adesso aveva richiamato all'Etere anche Atlas.

«Lui è morto...» singhiozzai «Davanti ai miei occhi... Lo ha ucciso...»

Mio padre si alzò dal suo trono e si avvicinò a me e mia zia, che intanto aveva dipinto negli occhi il terrore generato dalle mie parole.

«Spiegati, Freya. Che cosa è successo?»
Inspirai profondamente e provai a spiegare «Zorgus Peiron...»
«Peiron?» urlò lui, confuso e infastidito da quel nome.
Mia zia riafferrò le mie spalle e le scosse «Freya, dove sei stata?»

Che rabbia... Se solo mi avessero lasciato spiegare...

«Non è importante...» singhiozzai.
«Sì che lo è!» si intromise mio padre, poi i suoi occhi intimidatori, fissi su di me, si spostarono a guardare qualcuno alle mie spalle «Hyel! Quello che succede a Freya è tua responsabilità.» sfuriò.

Mi voltai a guardare Hyel, che era comparso dal nulla, o forse era stato lì anche prima, e lo vidi inginocchiarsi.
«Sì, vostra altezza. È stato un mio errore. Giuro sul mio onore che non capiterà di nuovo.»
«Padre!» urlai facendo in modo che anche Hyel alzasse la testa nella mia direzione e mi parai davanti a lui, come uno scudo, a proteggerlo da mio padre «Hyel non ha colpe. Ascoltami! Zorgus Peiron ha tradito il suo popolo, presto prenderà il trono. Dobbiamo avvisare le salamandre o ci sarà una guerra.»

Dopo il mio sfogo, una miscela di rabbia e tristezza, mio padre si zittì... E rise.

«Avvisare le salamandre, dici? E perché dovremmo? Le loro questioni non ci riguardano. Se Zorgus Peiron vuole prendersi il trono e combatterci, noi risponderemo, tu lo sai.»
Scossi la testa furiosamente «No. Le salamandre sono innocenti. È Zorgus Peiron il nemico. L'ho visto uccidere con le sue mani...» ero troppo trasportata dall'enfasi del discorso che non mi resi conto del fatto che per la prima volta avrei svelato a mio padre il mio segreto.
Ma ormai non aveva più importanza.
«... Il mio amico.» conclusi la frase e abbassai la testa a guardare il suolo, ansimante e afflitta.

«Con chi eri? Questo è un affronto, Freya! Una salamandra ha ucciso un elfo! E tu vuoi...»
«Non era un elfo!» urlai.
Con le lacrime agli occhi, il viso arrossato e la fronte imperlata dalla pioggia e dal sudore rivolsi al re uno sguardo velenoso che ebbe l'effetto di interromperlo «Atlas Peiron. Ero con lui. Ed è morto mentre mi nascondeva da suo zio. È morto proteggendomi...»

Memorandum - Elementali Vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora