Capitolo 1

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I suoi occhi azzurri mi scrutavano ogni singolo millimetro del corpo, bevve un sorso del drink che gli portai << Puoi andare. >> La sua voce era fredda come il ghiaccio, mi girai e me ne andai. Il ticchettio dei miei tacchi faceva eco dentro quel edificio vuoto.

<< Mai più! Vi avverto! >> Incrociai le braccia rivolgendo la mia voce contro una testa arancione che si gira e mi guarda con i suoi occhi verdi, Sharon, << mi dispiace ma nessuno aveva il coraggio di andare da lui! >> La guardai con gli occhi spalancati << e ti pare che io, un semplice omega, poteva andare da un Alpha e per lo più uno dei più importanti imprenditori e mafioso! >> una voce alle mie spalle si aggiunse alla conversazione << Dimmi che almeno era bello! >> disse ironicamente Clare << è un uomo comune. Occhi chiari, capelli scuri, muscoloso, altissimo, dall'aria altezzosa e con lo sguardo minaccioso. >> Stavo per finire la frase in modo volgare quando sentii uno sparo provenire da una casa qui vicino.
Per un attimo sentii il cuore fermarsi al solo pensiero che lo sparo potesse provenire dalla casa di mio nonno, cominciai a correre, sentivo le labbra secche, i piedi pesanti, le lacrime pizzicarmi gli occhi e l'unica cosa riuscì ad avvertire era un 'fermatelo', la polizia era davanti la casa di mio nonno, no, no, no, state scherzando. Cominciai ad urlare, cercando di liberarmi dalla presa di alcuni agenti, continuavo a correre verso la casa, prima di entrare a casa un agente riuscì a prendermi ma ciò che vidi mi lascio senza forze, tanto da farmi cadere: era tutto imbrattato di rosso e il corpo di mio nonno era sottosopra, i suoi organi erano sparsi per il povero salotto che aveva e in fine c'era una lettera al posto del cuore. Provarono a portarmi vicino all'ambulanza, li spinsi via, girai la testa attorno a me sperando di vedere mia nonna ma niente però tra la folta folla incuriosita dietro un nastro giallo vidi degli occhi azzurri che attirarono la mia attenzione, le lacrime ormai erano incontrollabili, mi inumidii le labbra, ingoiai la mia salita poi sentii la testa farsi pesante, il cuore rallentare, i piedi non si muovevano, le mani mi tremavano e senza pensare presi la pistola del agente che provava a portarmi all'ambulanza gliela rivoltai contro e subito dopo un altro agente mi puntò la pistola contro.
Ormai la polizia era corrotta dalla mafia, se pure avessi sparato non sarebbe stato del tutto sbagliato, d'istinto mi girai verso quella figura virile la quale mi fece segno di sì col capo. Se lo avessi fatto sarei morto, ma se invece non lo avessi fatto la morte di mio nonno sarebbe stata come insabbiata... All'improvviso mi ricordai una frase del mio ex compagno : "L'arte crea distruzione" era ciò che mi ripeteva ogni volta. I miei occhi si bloccarono sulla pistola che avevo contro e sentii le mani andare a fuoco, la rabbia torturarmi, le orecchi si tapparono, feci un sospiro e con uno scatto veloce mi rivolsi verso l'altra pistola e sparai al centro di essa, ed esplose, non sapevo come avevo fatto, distraendo così gli altri e dando a me il tempo per prendere la lettera sporca di sangue e di fuggire sotto lo sguardo di cittadini ormai corrotti ma soprattutto sotto lo sguardo di quella figura a me sconosciuta.

Era mezzanotte passata, ero esausto per la corsa affrontata. Non sapevo dove andare, non potevo muovermi, e per paura camminavo con un cappuccio sulla testa, quando iniziò a piovere pensai che forse spararmi sarebbe stato meglio. Misi le mani nelle mie tasche : nella destra c'era una pistola nera con ancora quattro colpi, nella sinistra una lettera.
Ciò mi ricorda molto quando lavoravo per James, un bastato dal sangue freddo. Non gli era mai piaciuto sporcarsi le mani di sangue per questo mandava sempre qualcuno a fare il lavoro per lui, era un uno sulla trentina, alto, muscoloso, occhi verdi, capelli scuri, labbra carnose, imponeva paura ed è proprio a causa di questo che solo ed esclusivamente una volta mi feci scopare, contro la mia volontà e non ho mai potuto denunciarlo oppure mio padre avrebbe rischiato la vita. Ogni volta che ci ripenso mi viene da piangere, sento ancora quel dolore, io provavo qualcosa per lui forse all'inizio era amore ma dopo tutto ciò si trasformò in odio puro. Volevo vendicarmi, anzi, volevo ucciderlo. Sentivo nelle mie orecchi un ruggito sempre più forte, il cuore batteva velocemente, le mani cominciavano di nuovo a bruciarmi, guardai per quasi mezz' ora il vuoto. Lo volevo morto, questo era sicuro. Doveva pentirsi di aver ucciso la mia famiglia, per avermi rovinato la vita con il suo "amore" ma soprattutto per avermi portato via qualcosa. Mi alzai dalla sedia su cui mi ero seduto e pensai che forse la pace di cui lui tanto parlava non era vera. Cominciai ad incamminarmi verso la vecchia casa di mio padre, nascosta tra gli alberi. Impiegai dieci minuti per arrivarci, prima di rimettere passo in quella casa pensai... È ora di ritornate al passato è ora di ritornare ad essere il ragazzo conosciuto da tutti per la sua scaltrezza, eleganza, agilità, bugiardo ma che sapeva come trattare con quei uomini senza o con palle e se davvero James lo voleva sarebbe venuto a fargli una visita.

Era mattina quando decisi di ripulire più che una casa, una villa che mi venne data in eredità da mio padre. Salii le scale e mi addormentai sul letto, tik tok, bam! Un colpo di pistola! Mi alzai di soprassalto, era tutto nella mia mente, avevo fatto un incubo, mi alzai e andai in cucina, fino ad ora non mi ero mai domandato che fine avessero fatto i miei genitori. E né tanto meno ho provato a chiamarli. Presi il telefono, e mentre chiamai scoprii...

Il telefono non squillava, poi senti la segreteria dire 'mi dispiace avete sbagliato numero, questo è inesistente'. Riprovai. Riprovai. Non era possibile. Sentii i piedi farsi più pesanti, il cuore tacere, gli occhi lucidi, le mani tremare, caddi a terra, sentivo un vuoto all'interno del mio petto. Sentii dei passi pensando che potesse essere James, ma al posto suo c'era un uomo glaciale che avevo già visto. Lo scrutai << Non sei in ottime condizioni >> mi disse con tono neutrale << Chi sei? >> dissi sussurrando << Mi chiamo Alex. Alex García. >> Spalancai gli occhi nel sentire quel nome << Tu... Tu... Sei quel Alex? >> mi alzai di scatto, presi un cortello e glielo rivolsi contro <<Vattene. >> dissi con voce più tremante che sicura di sé. << Abbassa il cortello, non sono qui per ferirti, minacciati o altro. Ma per un patto - alzò le mani - saresti disposto a diventare la mia spia? >> Mi chiese senza problemi << Come ti permetti?! Entri in casa mia e poi mi chiedi di lavorare per te?! Vattene. >> dissi con voce seria. Mi guardò << Non sei in condizioni di rimanere da solo né tanto meno sei al sicuro qui. >> lo guardai ormai i miei occhi bruciavano talmente tanto che non riuscivo manco a tenerli aperti, lasciai che il coltello mi cadesse dalle mani e poi sentii delle braccia prendermi in braccio.

Mugolai per il luogo morbido su cui ero e per il suo calore. Piano piano aprii gli occhi e mi ritrovai in una stanza, era tutto color crema e grigio chiaro. Sentii un braccio attorno alla mia vita, mi girai per vedere la figura che mi stava toccando e vidi un viso sereno, quello di un uomo dai capelli neri, occhi chiari e da una bellezza che lo faceva sembrare una divinità Greca. Era Alex.
Per un attimo pensai perché mi trovassi lì, non era perché avevo scopato ma perché lui mi aveva portato qui.

Tenere gli occhi aperti era complicato.

Era meglio se non mi sforzassi se volevo riprendere un percorso omicida.

<<Aprite!>> urlai per l'ennesima volta e sempre per l'ennesima volta mi risposero che avrei dovuto attendere il rientro di Alex. Erano passate almeno tre ora da quando mi ero svegliato.

Quando uscii da quella stanza mi dissero che avrei dovuto raggiungere Alex perché mi voleva parlare.

<< Allora... >>
<< Cosa vuoi?>> dissi con voce seria e arrabbiata.
I suoi occhi azzurri risaltavano grazie a quel completo tutto nero.
<< Voglio che tu diventi la mia spia personale.>>
Sboffo con una risata amara
<<Ricapitolando. Tutto quello che hai fatto fino ad ora è solo perché mi volevi come tua spia? >>
Annuisce
<< E perché mai dovrei? >>
Sorride divertito poi dice
<< Beh... Da quello che so ad aver ucciso tuo nonno e la tua cara sorellina è la stessa persona che ci ha rovinato la vita. In più è probabile che abbia in ostaggio tuo padre. >>
Lo guardo perplesso
<< Come fai a sapere che... Ho solo un padre? >>
<<Come ho già detto. So più di quanto tu pensi. Ah, so anche che in passato hai fatto box e alle tue spalle hai un passato da soldato>>
Annuisco.
<< Allora? Accetterai? >>
Lo guardo, mi avvicino con sguardo felino e poi...

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