Una figura scura e sfocata mi volta le spalle, sento delle risa assordanti e stridule tutto intorno a me, qualcosa mi soffoca, un peso terribile mi schiaccia il petto. Cerco di raggiungere la persona di fronte a me ma le mie gambe rimangono immobili, intanto lo sconosciuto si fa sempre più lontano, inizio ad avere sempre più freddo man mano che tutto intorno a me si fa gradualmente più buio.
Un suono ritmico e squillante in lontananza mi richiama a sé, è sempre più forte...
Apro gli occhi. La sveglia mi ha salvata dall'ennesimo incubo, ma il buio intorno a me non è cambiato poi molto... che ore sono? Lo schermo troppo luminoso del telefono risponde alla mia domanda: le 7.15; Gesù, quando imparerò ad andare a letto ad un orario decente? Ieri sera rileggere per l'ennesima volta la mia raccolta di poesie di Wordsworth mi era sembrata una buona idea, insomma per aiutarmi a dormire sonni tranquilli, ma in retrospettiva non è stato poi un colpo di genio.
Mi preparo in fretta per uscire e andare in università, oggi comincia il secondo semestre di lezione del mio primo anno di laurea magistrale. Le mie coinquiline stanno ancora dormendo, beate loro, spero che Ludovica non si sia portata a casa l'ennesimo ragazzo. Vivo con due ragazze, Silvia e Ludovica, da quando mi sono trasferita a Bologna per continuare gli studi, quindi ormai da circa cinque mesi. Non posso dire di trovarmi male con Silvia, ma ormai non penso di riuscire più a stringere rapporti di amicizia spontanei e trasparenti, una volta che impari a vedere le persone nel modo giusto è difficile fidarsi e lasciarsi andare.
Ma pensando a cose più serie, ricontrollo il mio programma delle lezioni per assicurarmi di non entrare nelle aule sbagliate e sentirmi una totale idiota: ok, quindi oggi ho Studi visuali alle 8.30 e Produzione di contenuti per i media digitali alle 12.30. Sono particolarmente carica per il secondo corso, magari potrebbe essere la volta buona per mettermi in gioco con le idee che mi frullano costantemente in testa.
Guardo fuori dalla finestra: grigio assoluto, quindi opto per il primo maglione che mi passa per le mani e un paio di jeans che avevo lanciato vicino al letto, ok rischio di arrivare in ritardo, merdamerdamerda! Un filo di mascara, agguanto lo zaino che ho preparato la sera prima e corro giù per le scale, oggi sono grata più che mai per la vicinanza di casa all'università.
L'aria è fredda e asciutta, in giro ci sono ancora poche persone fortunatamente e, prima ancora di accorgermene, sono di fronte all'ateneo. Gruppi di ragazze che chiacchierano e ridacchiano già a quest'ora del mattino, che odio. Prendo posto in aula, e aspetto. Le due ore di lezione passano lentamente, sto morendo di sonno; ok ho bisogno di un caffè, tra l'altro ho anche due ore libere prima della prossima lezione, quindi mi accampo nella mia caffetteria di fiducia nelle vicinanze. Mi posiziono in un angolo con il mio tè fumante, mi sono portata da leggere un manuale di fotografia analogica e uno di color correcting per l'editing video; sono immersa nelle mie letture, segnandomi le tecniche più utili sul mio fido quadernino, quando una voce mi riporta alla realtà
-Scusa, non vorrei disturbarti, ma cercavo quel manuale da una vita, è praticamente introvabile! Potrei dargli un'occhiata?-
Mi giro e mi trovo davanti un ragazzo non molto alto, con degli occhioni scurissimi e un sorriso che mi impedisce di stampargli un secco NO in faccia, anzi
C -Figurati, nessun disturbo, prego guarda pure!-
N -Grazie mille, è un'edizione veramente particolare, un pezzo vintage ormai! Comunque scusami, non mi sono presentato! Piacere, Nicolas-
Ancora quel sorriso da cucciolo, mi sta rendendo davvero difficile essere asociale.
C -Piacere, Camille-
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Stammi lontano, ho bisogno di te. /Dario Matassa/
RomanceCamille, ventitreenne originaria di Siena, si è trasferita qualche mese fa a Bologna per seguire il corso di laurea magistrale "Cinema, Televisione e produzione multimediale" e, forse, anche per lasciarsi alle spalle gli spettri e le ferite del pass...