L'Uomo leggeva un libro consunto dal tempo, trovato in una vecchia màdia in una piccola casa in pietra dalla storia incastrata in ogni sasso, mentre camminava lentamente sul prato che s'immergeva nel bosco antistante.
Ne accarezzava con rispetto e ammirazione la copertina rigida, in cartone e pelle marrone, consumata ai bordi e quasi graffiata dal tempo, le pagine imbrattate d'inchiostro che profumavano di antico, rilegate con mani sapienti e laboriose da chissà quale mastro del mestiere.
Ne era affascinato e intensamente rapito.
Pagina dopo pagina divorava ogni parola ansioso di conoscerne il seguito.
Giunto al capitolo di mezzo, quando la storia si addentrava nel culmine del suo stesso significato, restò con gli occhi agganciati a quelle parole scritte in un tempo passato, in un luogo lontano, eppure a lui così familiare.
Arrestò il passo, sgomento, e rilesse più volte quei vocaboli quasi sbiaditi dagli anni.
Si riconosceva. Riconosceva se stesso e la sua storia.
Com'era possibile? Eppure sembrava, proprio in quel punto, parlare della sua vita, dei suoi giorni, con un alfabeto che riconosceva suo.
Si fermò un istante, gli occhi persi nel vuoto, interrogandosi su un mistero che non avrebbe mai potuto svelare, combattuto tra la prepotente curiosità di andare avanti e scoprire quali incognite le riservava la vita, e se davvero quella storia fosse la sua storia, o fermarsi e lasciar che il tempo e la vita stessa facessero il loro corso rivelandogli pian piano ogni sorpresa, bella o brutta che fosse.
Due prospettive altrettanto ammalianti.
Due opzioni, due scelte diverse e diametralmente opposte.
Due come le piccole margherite bianche che si erano adagiate sulla sua scarpa destra, piegate dal peso del suo passo che aveva schiacciato l'erba intorno. Le raccolse con delicatezza e le osservò con nuova consapevolezza. Due piccole corolle di candidi petali che le ricordavano emozioni innocenti tra le mani del suo lontano amore. Lontano per tempo e luogo. Irraggiungibile ormai, sia per l'uno che per l'altro. Rimpianto si fece strada tra i suoi occhi, accarezzando di lacrime a lungo negate quei piccoli petali. Rimpianto e solitudine a fargli compagnia, ora, nei suoi passi dispersi sui sentieri scoscesi della sua esistenza.
Alzò lo sguardo accecandosi di sole.
Non ricordava come era giunto in quel luogo sperduto tra i monti.
Aveva bisogno di camminare, di respirare, di chiarire il nero dei suoi pensieri, e la direzione non era importante.
Voleva soltanto allontanarsi da tutto, da tutti e dai suoi demoni, ignorando forse volutamente che non ci si allontana mai da se stessi.
Ma voleva pace, silenzio, e null'altro.
Alzò lo sguardo verso quelle mura fatiscenti. Chiamarla casa era un eufemismo visto le condizioni in cui versava.
Voleva osservarla meglio, come non aveva fatto quando aveva trovato il libro.
Entrò nuovamente e il pavimento in legno antico, crepato in diversi punti, scricchiolò al suo incedere.
C'era odore di abbandono tutto intorno, e soltanto una piccola finestrella con i vetri rotti e sporchi lasciava che la luce del sole tagliasse l'aria in diagonale.
Chiuse le due piccole margherite tra le pagine che aveva appena letto, e accarezzò con lo sguardo ogni angolo del locale.
Mobili di vecchia fattura contornavano tutta la stanza, e sulle pareti oggetti da cucina corrosi dalla ruggine erano appesi a chiodi ancor più arrugginiti.
Un enorme camino in pietra troneggiava al centro della parete opposta alla finestra, annerito dalla fuliggine e dalla polvere del tempo, e un raggio di sole illuminava un vecchio dipinto appeso sulla cappa.
Una bellissima donna dalla chioma lunga, sciolta, corvina e ribelle, dalla pelle candida come le margherite che aveva raccolto, con un sorriso ironico disegnato sulle labbra rosse come l'inferno che lo consumava dentro, in uno splendido abito dei primi del cinquecento, sembrava osservarlo da quella immagine sbiadita dal tempo. Una bellissima donna che aveva le fattezze esatte del suo lontano amore.
E ovunque lui si spostasse, da un lato all'altro della stanza, quegli occhi cerulei e dispettosi sembravano seguirlo.
Lesse la scritta impressa sulla cornice e, seguendo un'intuizione, aprì l'ultima pagina del libro.
Gli cadde in terra. Le due margherite recise si affacciarono tra le pagine, come a segnare presente e passato in un unico segno. Le guardò incredulo, assorbito da quella immagine e dalla rivelazione inaspettata.
Il nome inciso sul quadro era lo stesso dell'autrice.
Morgana Pendragon.
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Due margherite recise
Short StoryIn quale passato affondano le nostre radici? Quanto la realtà e la fantasia possono coincidere nei racconti della nostra infanzia? Esiste davvero un confine tra l'una e l'altra oppure è la nostra razionalità a costringerci a negare ciò che non riusc...