In a film.
Pestana (Lisboa)Ti chiedo se posso farla, una storia.
Ti ho detto che mi sento in un film.
C'è la musica.
Il vino che hai ordinato tu.
Tu, di fronte a me.Non realizzo ancora che sei qui.
Ci siamo detti mesi fa "noi due ci sappiamo incontrare in posti che nemmeno immaginiamo."Ed ora siamo nella città che porta il mio nome telefilmico, e giuro, la sento così mia.
Ti ho accolgo con un "benvenuto, ti mostro la mia città"
Ho riso tanto.
Di imbarazzo, emozione, nervoso.Ti mostro la mia città
Come l'isola di Sergio.Ho fatto finta di abitare qui, perché tu sei arrivato dopo di me.
È stato divertente.
È stato come ritornare di nuovo amici, senza nient'altro, com'era prima.Questo lusso che non m'appartiene. Che non c'appartiene, nonostante tu sembri diverso da me.
Ma ti sei guardato attorno a tanto sfarzo e hai sbarrato gli occhi proprio come me, ti sei sentito piccolo, come me.
Ci ritroviamo in uno spazio della hall più appartato.
Ci siamo sentiti per telefono,
"dove sei? Ah devo girare a destra? "E mi è parso strano anche rispondere ad una tua chiamata.
Siamo stati attentissimi a questo, in tutti questi mesi.
Nessuna telefonata, nessun messaggio di troppo, se non i soliti preamboli di circostanza, nella chat di gruppo con gli altri attori.Ci siamo dimenticati di noi, forse.
Ci abbracciamo come veri amici.
Hai cambiato profumo, non ti chiederò quale.
Mi fissi i capelli, sorridendo.
Non li tocchi.
Hai paura anche tu.Ho immaginato diverse volte il nostro incontrarci di nuovo, dopo tanto tempo.
La verità è che è stato normale.
Semplice.
Naturale.Sta per ricominciare tutto.
È come se fossimo stati in una bolla, finora, oppure è questa la realtà?Mi sento tante Itziar.
Una di tutti i giorni, fra la mia gente.
Una sul set, dove sono tante donne con un po' di mio.
Una tua.Ci guardiamo poco, di sfuggita,
Come la prima volta che ci siamo incontrati sul set.
Dobbiamo riscoprirci, studiarci ancora.
Ci siamo dimenticati.
Forse siamo riusciti nel nostro intento.
E abbiamo parlato tanto, di tutto e di niente, del futuro, dei progetti lavorativi da ora in poi, e non di noi.Siamo attori.
Sappiamo amarci come pazzi
E sappiamo non conoscerci
A comando.Ci diamo appuntamento per la cena.
Una forma di cortesia reciproca.
Stavolta parliamo di meno.
Ci immergiamo in un'atmosfera magica.
Musica classica.
Bicchieri di cristallo.
Luccichini.
Luci soffuse.La tua voce che chiede al sommelier i vini.
"dobbiamo brindare con un buon vino, non uno a caso"
Ti dico che lo sai, che non ci capisco niente di vino, io.
Mi guardi serio, mi rispondi "io non mi dimentico le cose che hanno a che fare con te"
"Posso fare una storia? Non ti riprendo, riprendo il tutto intorno"
"non devo darti il permesso"
"e poseresti in una mia storia, così, come siamo ora, col vino, la musica, le luci...?"
Mi guardi e non rispondi, serio.
Ma io rido.
"come pensavo, ovviamente.""ci scrivi qualcosa su?"