Leggere.

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Leggere.
È un'azione buona. Per i genitori.
È un'azione strana. Per i popolari.
È un'azione accettabile. Per chi non sa cosa fare.
È un'azione utile. Per i prof.
Per me invece è un'azione buona, strana, accettabile e appassionante.

Io, quando leggo non mi accorgo di pensare. Non mi accorgo di essere viva. Non mi accorgo del mondo esterno.
"Anita é pronta la cena!" "Cosa?"
"Ti va di uscire?" "Eh?"
"Come mai piangi?" "NON DOVEVI ACCETTARE LO SAPEVO"
"Quante pagine ha il libro?" "Sisi"
"Ehi ciao!" "Si a domani!"
Magari sento solo qualche rumore ma non capisco di cosa si tratta. Forse un fruscio di una foglia, o magari il lamento del cane dei vicini. O forse mia mamma che sale le scale, può anche essere il campanello, o l'asciugacapelli. Una cosa è certa, che non mi accorgo di niente.
Ogni tanto mi risveglio dalla lettura e ho gli occhi stanchi, consumati dalle troppe parole. Le guance bagnate dai sentimenti. Le labbra screpolate e i muscoli indolenziti dal troppo state fermi. La maglia stropicciata a forza di stringerla per le emozioni provocate da certi capitoli.
Se guardo il telefono ho sui 200 messaggi e sulle 6/7 chiamate perse.
Quando mi chino su un libro in pieno pomeriggio mi rialzo quando non vedo neanche la punta del naso.
Ho abbastanza libri. E gli ho letti quasi tutti.
Ho una lista che voglio, devo completare.
Se ho fame quando leggo, non me ne accorgo.
Se ho sonno, non me ne accorgo.
Se sto male, non me ne accorgo.
Dico solo che leggere é una buona droga.

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