Run boy run.

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Non poteva andare peggio. Avevo perso da esattamente una settimana il lavoro, solo perché il capo attuale aveva provato ad infilarsi nelle mie mutande. Mi venne da storcere il naso per il disgusto in quel momento, tanto che cercai di togliermi dalla mente quella scena. Senza contare che contattare Erwin, il mio migliore amico capo dei piani alti a Sina, aveva resa chiara la disperazione di trovare un nuovo impiego. Io e lui ci conoscevamo da quasi 6 anni, poiché avevamo frequentato l'accademia di moda assieme, portando a casa una laurea con il massimo dei voti. Si era insidiato all'interno di un'agenzia molto famosa nel settore, mentre io ero rimasto un semplice sarto e stilista mai conosciuto. Il che mi metteva in svantaggio, in quanto ero stato raccomandato da lui stesso, verso un nuovo lavoro all'interno della Survey Corp, ovvero la sede più famosa di tutta la città. Purtroppo Erwin non sarebbe stato il mio responsabile. Ero irritato di ritrovarmi catapultato in un ambiente sconosciuto, dove avrei potuto beccare altri pervertiti, pronti a saltarmi addosso. Ma quello era il mondo e io dovevo imparare a conviverci.

Perso nei miei pensieri, mi accorsi di essere arrivato davanti al luogo dell'appuntamento, per il colloquio di lavoro. Mi stirai la camicia e sistemai la cravatta, prima di fare un sospiro e varcare l'ingresso. Ad accogliermi fu proprio il biondo, ben vestito e con un sorriso stampato a trentadue denti, mentre si avvicinava e mi dava una pacca sulla spalla.

"Buongiorno Levi, finalmente sei arrivato. Mikasa ci sta aspettando e vuole subito conoscerti." Asserì con voce pacata, guidandomi verso l'ascensore di lusso. Incrociai le braccia fissando un punto impreciso del pavimento completamente immacolato.

"Chi è Mikasa? E soprattutto, quale sarà il mio compito qui?" Chiesi nervoso e stanco di questi giochi di parole. Erwin mi fissò con aria preoccupata, cercando di rispondere per tranquillizzarmi.

"E' la sorella del capo, ma vedi lui è un tipo dal temperamento particolare. Per questo stiamo cercando un segretario da affiancargli e tenerlo d'occhio."

Lo fulminai con lo sguardo senza pensarci. " Quindi mi stai chiedendo di fargli da baby sitter Erwin? Te lo puoi scordare!". Affermai indignato. Ero tra i migliori nel mio campo e avrei dovuto buttare la mia carriera per un tipo del genere? Che razza di persona era quel ragazzo?

"Levi ti prego di calmarti, non è così. E' vero che dovrai controllarlo e assicurarti che stia bene, ma sei stato incaricato di occuparti della collezione di primavera, che lui stesso sta lanciando in questa stagione. E tu sai cosa significa questo." Spiegò guardandomi con uno sguardo serio che non ammetteva repliche. Far parte di quella collezione, valeva a dire trovare lavoro in qualsiasi agenzia in tutto il mondo, cosa che solo pochi eletti potevano permettersi. Di certo non mi sarei lasciato sfuggire l'occasione per un moccioso.

"Cazzo, ritiro ciò che ho detto."

"Ottimo, perché stai per incontrarlo". Disse guidandomi all'interno di una hall con muri bianchi e strani quadri inerenti alla moda appesi sui muri. Davanti a noi, apparve una ragazza asiatica con i capelli neri, alta e dallo sguardo freddo. Indossava un vestito color porpora che risaltava tutte le sue forme al punto giusto e dei tacchi troppo alti per i miei gusti. La fissai con il mio solito atteggiamento strafottente senza proferire parola.

"Oh eccovi qui, piacere di conoscerla signor Ackerman, sono Mikasa Jaegar la responsabile del reparto stilisti. Mi segua." Gesticolò tranquillamente, girandosi e camminando verso il corridoio, senza neanche porgermi la mano. Meglio così, odiavo il contatto con le persone e a quanto pare anche lei.

"Tu puoi andare Erwin, me ne occupo io." Il mio amico mi fece un in bocca al lupo salutandomi con la mano e si girò per tornare al suo lavoro.

Arrivammo di fronte a una porta targata Jaegar, con scritte dorate. La ragazza bussò, senza ottenere alcuna risposta, tanto che decise di accomodarsi da sola dentro la stanza. Quello che mi trovai davanti fu del tutto inaspettato: ovvero un giovane sui 30 anni, con i capelli marroni di media lunghezza e degli occhi così brillanti, da far invidia a un modello internazionale. Per dirla tutta, sembrava davvero il mio tipo di uomo. E sì, ero totalmente e irrimediabilmente più gay del solito. Sedeva con le gambe sulla scrivania e un'espressione strafottente in volto, studiandomi dall'alto in basso e dando un'occhiataccia a Mikasa.

PoseWhere stories live. Discover now