Quanto male

87 11 2
                                    

Quella strada, quel paese che aveva lasciato da oltre vent’anni era davanti ai suoi occhi. Pioveva, ma Federico non avvertiva la pioggia, non quella che bagnava i suoi vestiti. L’unica pioggia che sentiva era quella legata ai suoi ricordi. Una pioggia che penetrava nella sua carne e nella sua anima come fosse un coltello ben affilato. Quanta strada aveva fatta dall’ultima volta che era stato lì, lui, un ragazzino cresciuto in un piccolo paese di provincia, senza un padre, con una madre sempre fuori per lavoro e con un fratello piccolo di cui doversi occupare. “Quanto male aveva fatto in cambio del suo successo?”, questa frase non lo aveva abbandonato neanche per un momento durante il suo viaggio, ma adesso era più forte che mai. La sentiva come un urlo agghiacciante. Nel buio di quella notte, nella tristezza di quel vicolo, la mente di Federico cercava di trovare rifugio tornando col pensiero al giorno prima. Seduto sulla sua scrivania, con il cappuccino portatogli da Annabel, la sua scoppiettante segretaria, osservava l’oceano. “Che città sensazionale San Francisco, da un lato l’oceano infinito e dall’altro una lunga distesa di cemento e grattacieli. La natura che si intreccia con l’arteficio dell’uomo creando un connubio di incanto e maestosità”. È questo che pensava Federico prima di ricevere una telefonata.
- Pronto?
- Ciao Federico, sono Sara. Sara Colli.
Quella voce non l’aveva mai dimenticata, a volte risuonava nei suoi sogni, altre volte semplicemente nei suoi pensieri.
- Sara? Io, non…
Federico non sapeva cosa dirle, l’aveva tanto amata, ma non l’aveva più sentita dopo la sua partenza.
- Scusa se ti disturbo, non ci sentiamo da anni e certamente avrei preferito sentirti in circostanze diverse da queste.
La voce di Sara era malinconica, tremante.
- Di che circostanze parli?
- Ma come, non hai saputo di tuo fratello?
- Mio fratello? Non mi ha mai risposto dopo quel giorno…
- E tua madre, non ti ha detto nulla?
- Sara perché mi fai queste domande?
- Dovresti tornare, tuo fratello ha avuto un incidente sul lavoro.
- È grave?
Passano secondi interminabili, Sara prende tempo, Federico teme la risposta. Una risposta che finalmente arriva, tutta d’un fiato.
- È deceduto, ieri pomeriggio.
Il buio.
Svolta l’angolo, ora tutto è più reale. La casa dove ha vissuto gli anni più duri della sua vita è lì, proprio davanti ai suoi occhi. La porta è aperta, entra e mentre sale le scale inizia a sentire il vociare di persone, poi un lamento fortissimo, un suono acuto, straziante.
- Figlio mio, figlio mio, perché? No, lasciatemi, lasciatemi, è mio figlio. Il mio unico figlio.
Era la voce di sua madre, ed aveva appena detto “il mio unico figlio”. Entra, la stanza era illuminata solo da candele, la bara si trovava al centro, era chiusa. Sua madre, con addosso una lunga veste nera, veniva trattenuta da altre donne che cercavano di impedirle di scoperchiare la bara. Vedere come la betoniera aveva ridotto suo figlio sarebbe stata una visione troppo straziante per il suo debole cuore. Anche Sara era lì, Federico pensò che fosse ancora molto bella. Si ricordò di quando le disse, mentendo, che non l’amava più. “Il treno passa una volta sola” e Federico quel treno l’avrebbe preso ad ogni costo, restare con lei gli avrebbe fatto perdere quella sua unica occasione. Adesso Sara aveva una fede al dito.
- Mamma…
“Da quanto non pronunciava quella parola?” Non lo ricordava più. Intorno a lui calò il silenzio, le voci si fermarono, sua madre posò lo sguardo su di lui. Quegli occhi rossi, segnati dalla fatica, dal dolore, dalla vecchiaia, Federico non li riconobbe.
- Vattene via
- Mamma ti prego, sono io, sono qua.
Sua madre non rispose, non lo guardava più, era tornata a piangere, ad urlare e a dimenarsi nella disperazione. “Quanto male aveva fatto in cambio del suo successo?” Federico in ciò che vedeva aveva trovato la risposta. Ma nella sua testa adesso risuonavano nuove domande, “quanto male si era fatto?” “quanto vale un ufficio al trentesimo piano di un grattacielo di San Francisco che affaccia sull’oceano?” “vale la perdita della sua famiglia e dell’unica donna che abbia mai amato?” No.

Quanto maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora