Alone

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{CONSIGLIO: ascoltare ALONE di Viren}

Le nuvole scure ricoprono il cielo
Come un'immensa muraglia che separa orrore,
Da perfezione.
Il tempo, complice della vendetta
Contro gli esseri umani.
E per vendetta riversa sui loro fragili capi Milioni e miliardi di gelide gocce
Taglienti come lame,
Tossiche come cianuro
E tristi come le lacrime di lei.
Giovane essere umano
Massacrato dalla realtà.
Perché è quello che il mondo fa,
Ti prende,
Ti calpesta,
Ti usa, e,
Ti consuma sino al midollo.
Lasciandoti li a terra
Incapace di muoverti
Paralizzato dal terrore della vita
Come se, alla vista le pupille trasmettessero i peggior orrori dell'universo.

Ed è quello che è successo a lei,
Caroline.
E sai, Il suo sguardo,
te lo posso assicurare, Non è mai stato così...Così Cupo.
Prosciugato da ogni briciolo di vitalità e da ogni emozione.
Privata dalle emozioni che fino a poco prima Zampillavano per ogni poro da quel docile corpo.
Quelle iridi blu che  ammiravano solo lui In ogni momento della loro giornata;
Come le brillavano!
Come miriadi di stelle nella notte di San Lorenzo.
Le succedeva solo con lui, la sua dolce metà
L'amore che loro due condividevano
È qualcosa impossibile da spiegare.

Ma come si sa, L'amore non è eterno
La felicità non è eterna
Tutto finisce
Tutto si spegne.
Ed è per questo motivo
Che ora Si ritrova sotto il getto ininterrotto della pioggia.
A camuffare pianti
Con il capo rivolto verso l'alto
A tentar un modo di camuffare le lacrime umane da quelle ultraterrene,sperando non fosse vero
Ed urla crollando a terra dal dolore come se la gravità la spingesse verso il basso
E cadde con le mani strette al petto a tentar di contenere quel piccolo cuoricino
Che vuole scappare dalla sua gabbia.
Ed urla ancora più forte battendo i pugni sull'asfalto
Il volto ricoperto dai lunghi capelli come una cupola  attorno a lei
Ma ormai la sua corazza non c'è più.

Deglutisce ed urla Il puo forte che può
Ma ormai nulla si può più fare.
È distrutta, Esasperata
Ha perso il senno della ragione
E come darle torto. Non trova più un senso nella vita.
Una delle cause? I ricordi.
Tanto belli quanto fatali.
Sono troppi, Veramente troppi
E le balzano in mente come un vulcano in . eruzione.
Uno spettacolo mozzafiato Una tortura per la carne.
Troppi;Veramente troppi
Ogni cosa le ricorda lui Ogni persona li ricorda lui.
Ogni casa li ricorda lui.
La vita li ricorda lui. Rabbia.
Tanta rabbia.
Non riesce a capacitarsene del perché
Era toccato proprio a loro Una fine così.
Una fine ingiusta.
Senza un lieto fine.

E piange,Piange tantissimo
Che ormai le uniche gocce a passare per il suo volto solo quelle che piange il cielo
Dato che lei, ormai non ne produce più nemmeno una.
Sospira; raccoglie  le forze e si alza in piedi.
Lei contro il mondo e le sue paure.
S'incammina sotto la pioggia Senza una meta precisa ,Va dove l'anima la conduce.
E cammina, Cammina talmente tanto da non sentire più le gambe
Come se la pioggia fosse penetrata nella parte più oscura del suo corpo
Da corroderne le ossa. Stremata, Posa la carcassa su una panchina Situata all'esterno di due grandi cancelli grigi comsumati dalla ruggine.
Guarda di nuovo il cielo,
Ormai schiarito, Serra le palpebre stanche.
Il buio, La luce, Lui.
Lui che le viene in contro.
I loro sguardi si cercano, Si trovano Si perdono  l'uno dentro l'altro
Perfettamente combacianti. Le sorride. Buio. Di nuovo la luce Lui scompare,
Ma torna subito sotto forma di ricordo.
Anche se questo è diverso La loro ultima telefonata.
Lui, dall'altro capo del mondo.
Era un periodo difficile quello
Litigavano
Litigavano sempre.
Ma non perché avessero smesso di amarsi
Ma perché si mancavano  da morire.
Non erano abituati a tanta lontananza.
Quell'ultima telefonata Lei, era felicissima Aveva una sorpresa per lui che sperava li avesse dato la forza di superare quell'ostacolo e di tornare a casa da lei.
Ma non fu così.
-Cosa vuoi che faccia? -Sbottava al telefono Era stressato, quel campo minato lo aveva portato all'esasperazione.
Era merda difficile da raccontare.
-Dimmi. Cosa vuoi che faccia? Che prenda il primo volo e torni li? Lo sai benissimo che non posso farlo. -
Quelle dure parole, le spensero la luce Non era il momento adatto per le rivelazioni. Lui sospirò. E riprese a parlare con tono pacato -Scusami amore, è solo che qui è un maledetto inferno. Non vedo l'ora che finisca.- Una lacrima seguita da Un 'altra, voleva renderlo felice
Ma non sapeva come fare dall'altro lato del pianeta.
Cambiò discorso. -Questa mattina, mi sono svegliato di soprassalto. Cadevano edifici come se fossero castelli di sabbia. Siamo sopravvissuti per poco.
Ma ce l'ho fatta solo pensando a noi.-

Altre lacrime.
Non ha ancora detto una parola,
Per lei ogni sua chiamata è sacra La sua voce è una melodia strabiliante
E ne approfittava ogni volta che poteva per ascoltarla al meglio. -Sai, durante le nottate di vedetta, sono giunto ad una conclusione. Voglio dire... , avevo un piano ma ora non lo so, e non ho idea di cosafare. Ho paura a stare qui e mi manchi amore mio-.
Cercò di rassicurarlo Ma la interruppe subito. -Non so cosafare e tutto quello che so è che voglio tornare a casa, voglio stare proprio li con te ... ora devo andare amore mio, il mio tempo è scaduto. Ci sentiamo la prossima settimana. Ti amo da impazzire-.
Parla in fretta e la connessione fra i due viene interrotta.
Quella fu  l'ultima telefonata.
Non era stata in grado di dire nulla, apparte ricambiare il suo amore.
Il giorno seguente, Steven fu preso in pieno petto Dall'armata nemica.
E lui restò li, a terra.
Con il sangue che colava sul terriccio asciutto
Con la mano sul cuore,
Quel cuore che aveva dedicato a lei
A cui aveva dato la vita.
A cui aveva dato tutto l'amore che un uomo potesse dare.

Riaprì le palpebre
Una lacrima le rigò il volto.
Si alzo da quella panchina ed entro dentro i grandi cancelli.
Cammina per un paio di minuti fra tutte quelle tombe di soldati morti in guerra.
finché non raggiunse la meta prestabilita. Ecco dove l'anima l'aveva condotta. Nuovamente da lui.
Sepolto sotto un cumolo di terra
Come tanti altri.
A differenziarlo solo un cartello infilzato nel terreno da un paletto con scritto solo: Nome Cognome Data di nascina e, data del decesso. Lentamente si chinò a terra, accarezzò la terra bagnata E sorrise.
Posa una mano sul grembo
Lo tiene saldo a se.
Altre lacrime scendono in caduta libera sul terreno gia fradicio
-Ehy amore mio-. Singhiozza -Mi manchi, mi manchi tanto-. S'iterrompe cercando le parole adatte.
-Ti ricordi l'ultima telefonata? Si? Beh, quel giorno, quell'ultimo giorno avrei voluto dirti una cosa molto importante. Ma non ho trovato le parole giuste. -
Si asciuga le lacrime, deve diventare forte.
Ora più che mai. Si alza da terra e posa entambe le mani sul grembo.
-Quel giorno amore mio, avrei voluto dirti, che saresti stato l'uomo che il nostro bambino avrebbe chiamato papà-.Silenzio.

-Rimarrai il solo e unico uomo che il nostro bambino chiamerà papà-.

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