Che colore meraviglioso è l'arancio dei fiori di garofano indiano, quando il sole sta per scendere sotto la soglia dell'orizzonte ed è quasi tramonto.
Il come le pareti, già ocra e sbiadite dal tempo, brillino sotto i raggi caldi del sole d'estate, rendendo così l'atmosfera bollente, piacevole.
Tutto intorno, il vicinato intendo, risplende della stessa luce delle pareti della tua camera, quella in cui facesti rinchiudere i nostri segreti.
Sul finire dell'estate finalmente la vidi, la tua stanza, ed era semplice come ne avevo già viste. Mi dicevi che dentro quelle quattro mura ci nascondevi te stesso, e che quella custodiva tutti i segreti che mai avevi svelato. Ma io ero a conoscenza di quasi tutti quelli.
Il cielo si era imbrattato di un rosa tenue, color albicocca, e quasi a guardarlo mi sentii la bocca più fresca.
I lampioni della città, che era più turistica di quanto mi sarei aspettato appena giunto in quel misero paesino di mare, erano di quelli d'epoca con decorazioni floreali, come i gerani che avevi sulle ringhiere del tuo balcone.
Giusto, parlavo della tua stanza.
Le pareti giallo ocra che la rivestivano mettevano in risalto i pochi mobili di mogano presenti, insieme alla libreria che conteneva libri impolverati e impilati alla rinfusa.
La prima volta che vi entrai ne diedi un'occhiata rapida, rivelandosi ai miei occhi numerosi scrittori latini e greci, tra i quali i miei preferiti e non solo.
Sapevo che la camera non fosse la tua, che i libri non li avessi comprati tu e che i vari fogli sparsi sulla scrivania li avevi trovati per caso per la casa che i tuoi avevano affittato. Ma non mi importava, e neanche a te.
La prima volta che vi misi piede fu quando, dopo aver parlato a lungo in riva al mare ed aver cominciato a provare interesse l'uno per l'altro, mi dicesti che dal tuo balcone si vedeva il mare e il riflesso del sole che tramontava.
Potevamo benissimo vederlo da dove eravamo seduti, su quello specchio imponente che avevamo sotto i piedi; ma sapevamo entrambi che volevamo restare da soli.
Corremmo verso la tua abitazione e quasi mi tirasti per le braccia pur di invogliarmi a salire le scale più velocemente.
Tu, appena entrato nella tua stanza, corresti verso la ringhiera e ti appoggiasti con le braccia ad essa, spingendoti in avanti. Sorridesti come se fossi appena maturato dal tuo albero ancora giovane, tu che eri più piccolo di me.
Ti sentivi grande quando eri in mia presenza e provavi ad usare un linguaggio che non ti apparteneva, semplicemente per accompagnare il mio essere adulto, la mia cultura che a volte ti sorprendeva.
In realtà tu ne avevi tanta e anzi: sembrava quasi che la tua fosse una dote naturale, quella del parlare d'arte e di poesia.
E lo facevamo a modo nostro.
Mi diressi verso di te quando ti vidi guardarmi con ancora quel sorriso in volto, invitandomi con un segno gentile, accennato, ad avvicinarmi alla finestra.
Io accettai quel tuo invito, affacciandomi dal balcone ed abbandonandomi alla visione del sole ormai scomparso e annegato nel mare profondo.
Rimasi col fiato mozzato, con un lieve sorriso a labbra schiuse e gli occhi socchiusi per fotografare quella scena e tenerla immortalata per sempre nella mia mente.
Come provai a fare con la tua figura snella con la canotta nera ed il costume verde che ti arrivava alle ginocchia; con la tua pelle abbronzata a differenza mia, che così diafana stonava alla tua vicinanza.
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Pruna || yoonkook os
Short Story[ YOONKOOK ONE SHOT ] A Jeongguk piaceva mangiare le prugne. A Yoongi piaceva sapere che sapore avessero sul corpo di Jeongguk. AVVERTENZE: * Yoonkook * One shot * smut (a lot) * fluff * angst Don't like, don't read.